Con l’inaugurazione, appena avvenuta, di quello di Rozzano, nell’hinterland milanese, sono ormai otto i centri in Italia dove le persone che vivono ai margini potranno scegliere da protagonisti i prodotti e gli alimenti necessari al loro sostentamento
Lucas Duran – Città del Vaticano
“I numeri parlano chiaro”. Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, va subito dritto al punto nella sua intervista ai media vaticani. “Dall’ultima indagine Istat si registra un aumento importante in Italia del numero di famiglie che vivono in uno stato di povertà assoluta, per un totale di 5,6 milioni di persone che non si possono permettere le spese minime per condurre una vita accettabile. Anche i dati che ha registrato Progetto Arca nell’ultimo anno sono in aumento: la Fondazione ha distribuito oltre 18 mila pacchi viveri, sostenendo 3.000 famiglie in tutta Italia”.
Un osservatorio, quello presieduto da Sinigallia, diventato nel tempo un punto di riferimento a livello nazionale. Fondazione Progetto Arca infatti fin dal 1994 opera per portare un aiuto concreto a persone che si trovano in stato di grave povertà ed emarginazione sociale: senza dimora, famiglie indigenti, persone con dipendenze, rifugiati e richiedenti asilo.
“La nostra presenza sul territorio in particolare a Milano e nel suo hinterland – continua Sinigallia – ci permette di monitorare l’aiuto alimentare praticamente in tempo reale. Le richieste sono aumentate negli ultimi anni del 20%. La pandemia, le guerre in corso, la crisi energetica, il rincaro dei prodotti alimentari sono tutte cause di un aggravamento della qualità di vita di tante famiglie, soprattutto quelle numerose, che fino a poco tempo fa non arrivavano alla terza settimana del mese e che ora non arrivano neppure alla seconda. Persone che non hanno la possibilità di accedere a un’alimentazione sana e giusta in qualità e quantità. Osserviamo una facilità preoccupante con cui troppi scivolano nella fragilità estrema”.
Un supporto olistico
Una fragilità quella a cui fa riferimento Sinigallia che non riguarda soltanto il deficit nutrizionale, ma che è anche piscologica. E’ sulla base di questa constatazione che è nato il progetto di market solidale, il cui obiettivo non è solo quello di permettere ai beneficiari di fare la spesa, ma al contempo di salvaguardarne la dignità, proteggendoli dalla solitudine e dall’esclusione sociale, conseguenze spesso inevitabili della povertà.
Sugli scaffali si trovano alimenti di prima necessità, come olio, pasta, pane, scatolame, frutta e verdura fresca, alimenti per i neonati, prodotti per l’igiene personale, per la pulizia e la piccola manutenzione della casa. I singoli e le famiglie beneficiarie possono fare la spesa tramite una tessera personale assegnata secondo criteri oggettivi legati alla condizione socioeconomica e in relazione al numero dei componenti del nucleo familiare. Il valore minimo è di 300 punti a cui se ne aggiungono altri 50 per ogni ulteriore membro. La tessera personale prevede un sistema a scalare che lascia a ciascun nucleo familiare la libertà di fare la spesa e scegliere i prodotti in base al proprio fabbisogno effettivo, evitando così inutili sprechi.
Il programma di aiuto ha una durata di 12 mesi eventualmente rinnovabili per altri 6 nell’ottica di evitare il cronicizzarsi del bisogno e di dare a quante più persone la possibilità di usufruire dei servizi del market.
“E’ naturale però – tiene a precisare Alberto Sinigallia – che si tratta di regole flessibili e che in casi di particolare fragilità, come può essere quello di una mamma senza lavoro e con figli a cui garantire un pasto, ci sarà sempre una mano tesa”.
Il ruolo fondamentale dei volontari
Nulla di quanto fin qui descritto potrebbe avvenire senza in primo luogo l’apporto di quella mano tesa, rappresentata dai tanti, uomini e donne, che mettono a disposizione il proprio tempo per i meno fortunati. Nel caso dei market solidali l’impegno dei volontari si traduce nell’accompagnamento dei beneficiari nella scelta tra gli scaffali, offrendo loro consigli sulla spesa e su una corretta alimentazione.
Gli operatori, oltre al colloquio iniziale, si occupano di coinvolgerli in attività di orientamento, informazione e socializzazione, con l’opportunità di partecipare a laboratori, incontri tematici e ricevere consulenze specifiche, come il colloquio con un nutrizionista o la descrizione delle realtà di supporto presenti sul territorio.
Contro ogni spreco
Sostenibilità sociale, quindi, ma anche sostenibilità ambientale. Uno dei pilastri del market solidale è infatti la lotta allo spreco alimentare. Una parte dei prodotti disponibili proviene dal Banco Alimentare, altri ancora sono alimenti freschi che provengono da eccedenze della grande distribuzione e che verrebbero altrimenti smaltiti.
“Il Banco Alimentare – conclude Sinigallia – ci rifornisce ogni giorno dei beni che reperisce, ma anche noi ci attiviamo direttamente, attraverso la rete che abbiamo stabilito con alcuni supermercati. I nostri volontari vanno quotidianamente a ritirare i prodotti che per un supermercato non sono più vendibili e che invece trovano nuova vita e che vengono distribuiti presso i nostri market e consumati prima dell’effettiva data di scadenza”.