I giovani universitari al Papa: vogliamo essere protagonisti del cambiamento

Vatican News

Sono quattro le testimonianze di studenti e studentesse della Universidade Católica Portuguesa all’incontro del Papa con i giovani universitari. Tra loro anche la storia di una iraniana che, rifugiatasi in Ucraina, ha poi dovuto lasciare anche il Paese dell’Est europeo per ritrovare la speranza nel futuro nell’ateneo portoghese

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Mariana ha 21 anni, non vuole essere “una giovane alla finestra che vede passare il mondo”, ma protagonista di una “Chiesa in uscita”. Mahoor, venticinquenne, è iraniana. La sua vita ha conosciuto tanti momenti di fuga: dal Paese natio, poi dall’Ucraina, ma adesso ha trovato “la speranza nel futuro” grazie all’Università cattolica portoghese. Tomás, quasi trentenne, è un giovane seminarista grato a Francesco per l’enciclica Laudato si’ che gli ha insegnato come “la vita acquista scopo e grandezza quando è vissuta con gli altri e al loro servizio”. Infine Beatriz, 27 anni, che utilizza un’espressione portoghese per manifestare al vescovo di Roma la sua vocazione: “Chamar à razão – farlo ragionare. Voglio che la ragione – afferma – rimanga al servizio della comunione”. Sono queste le quattro testimonianze nell’incontro di Papa Francesco con i giovani universitari, primo appuntamento del secondo giorno del 42.mo viaggio apostolico. 

Beatriz, la cultura per agire in nome di Dio

“A partire dal campo della cultura mi sento chiamata ad essere benedetta da Dio, a scoprire me stessa, a scoprire Lui e ad agire”, spiega Beatriz Ataíde. Portoghese, studentessa di Filosofia presso la Facoltà di Filosofia e Scienze Sociali dell’Università Cattolica Portoghese, è membro dell’hub Economia di Francesco. “I miei studi di Filosofia si collocano al culmine di un lungo processo di discernimento. Pian piano mi sono resa conto che, qualunque sia la forma vocazionale che possa assumere la mia vita, il mio anelito di maturare passa sempre attraverso il prendermi cura degli altri. In modo specifico – sottolinea la ragazza – mi sono sentita chiamata da Dio per aiutare a rialzare i cuori feriti dal peccato”. “Nella lingua portoghese – dice Beatriz al Papa – abbiamo un’espressione che usiamo quando si vuole aiutare qualcuno: chamar à razão, farlo ragionare. Voglio che la ragione – conclude – rimanga al servizio della comunione”. 

Tomás, l’ecologia integrale è il futuro

“Molto di quanto viene proposto nell’enciclica Laudato si’ l’ho potuto vivere durante questi anni felici da studente nell’Università cattolica: sia sui banchi delle aule o della biblioteca, sia nella straordinaria esperienza della ‘Missione Paese’, sia ancora nel progetto Economia di Francesco, sia infine nelle tante amicizie che ho stretto qui, le quali mi ricordano che la mia vita acquista scopo e grandezza quando è vissuta con gli altri e al loro servizio”. Inizia così la testimonianza di Tomás Virtuoso, portoghese, con due lauree in Economia alla Catholic Lisbon School of Business and Economics dell’ateneo. Oggi è studente del secondo anno di Teologia nella Facoltà di Teologia della e studente del Seminario maggiore di Cristo Re del Patriarcato di Lisbona. La Laudato si’, sottolinea, “ci stimola a una conversione di vita, della testa, del cuore e delle mani e, dall’altro, ci incoraggia a una partecipazione politica e sociale più impegnata, che metta al centro l’opzione preferenziale per i poveri. Infine, quando incoraggia i giovani cattolici della mia generazione a evangelizzare, ad affermare senza paura che non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio, che non può esserci futuro in un mondo senza Dio”.

Mariana, protagonisti di una Chiesa in uscita

Mariana Craveiro ha 21 anni, una Laurea in Psicologia nella Facoltà di Educazione e Psicologia dell’Università cattolica portoghese e da settembre inizierà gli studi per la Laurea magistrale in Psicologia della giustizia e del comportamento deviante presso la stessa Facoltà. Ha iniziato il suo percorso di studi in piena pandemia “e – ricorda – in tale contesto l’Università, attraverso il programma ‘Cattolica Solidale’, mi ha aiutato a capire l’urgenza di mantenere come priorità la persona umana, e così ho potuto ogni settimana dare una mano a servire pasti ai senzatetto e ai bisognosi nel centro della città di Porto”. Questa esperienza per la 18.enne Mariana è stata “un punto di partenza, il modo in cui Dio mi ha insegnato che questo servizio di accoglienza ai più vulnerabili ed esclusi doveva essere una priorità nei miei giorni di studente, come membro di una Chiesa in uscita”. “Come futura psicologa – prosegue – il mio dovere consiste nell’accogliere tutti senza discriminazioni e nell’accettare gli altri così come sono, indipendentemente dalle condizioni in cui vivono o dal loro passato”. “Santo Padre – conclude – voglio essere protagonista del cambiamento e non giovane alla finestra che vede passare il mondo, applicare professionalmente ciò che ho imparato per raggiungere i più vulnerabili e aiutare a scrivere nuove storie e paradigmi per un mondo più giusto e più credente”.

Mahoor, la speranza nell’accoglienza 

La storia di Mahoor Kaffashian, iraniana, è per certi versi incredibile. Lei stessa la racconta al Papa, con la voce rotta dall’emozione: “Inizialmente sfollata dal mio Paese, l’Iran, mi sono rifugiata in Ucraina, dove una vera guerra mi ha fatto sentire poi come una ‘sopravvissuta’. Ma soprattutto sono credente e devo il mio sguardo di speranza riguardo al futuro allo straordinario team dell’Università Cattolica: si sono presi cura di me e continuano a farlo nell’ambito del Fondo di Sostegno Sociale Papa Francesco”. Oggi lei sorride, crede nel futuro, ma in passato ha conosciuto il buio, il dolore, la disperazione. “Non ero uguale alla persona che sono adesso. Se l’anno scorso mi avessero detto che ero una persona molto forte, probabilmente non ci avrei creduto; ma adesso ci credo”. Lei oggi è studentessa di Odontoiatria nella Facoltà di Odontoiatria dell’Università Cattolica Portoghese. “Mi sento orgogliosa – conclude – di trovarmi qui per un nuovo inizio in questo Paese così bello e accogliente, partecipando attivamente alla vita della nostra casa comune e studiando, mentre cerco, anch’io, di seminare intorno a me l’amore, la speranza e la fede che mi ha incondizionatamente offerto questa Università in un’autentica cultura dell’incontro”.