Chiesa Cattolica – Italiana

I giovani del Bahrein: felici di essere cattolici e di vivere l’amicizia con le altre fedi

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Alla Scuola del Sacro Cuore di Awali, l’unica scuola cattolica del Bahrein, il Papa arriva a metà pomeriggio. Prima di raggiungere l’Istituto, nella residenza in cui è ospitato, Francesco aveva ricevuto la visita di Sua Maestà Hamad bin Isa Al Khalifa, re del Bahrein, e aveva avuto modo di ringraziarlo per la calorosa accoglienza riservatagli dal suo Paese. A ricevere il Pontefice all’ingresso della Scuola del Sacro Cuore sono la direttrice suor Roselyn Thomas, insieme a due docenti e ad alcuni studenti che gli offrono un mazzo di fiori. L’incontro con i giovani, circa 800 quelli presenti, è organizzato nell’ampia palestra dell’edificio. 

Il benvenuto al Papa, l’ospite più prezioso 

Il programma prevede alcuni canti, un ballo con costumi tradizionali e tre testimonianze. Vuol essere un momento di incontro e di festa con un ospite molto atteso, il più prezioso nei 74 anni di storia della scuola, afferma suor Roselyn Thomas presentando l’istituto, in cui convivono studenti e personale proveniente da 29 diverse nazionalità, come “un simbolo in miniatura” della “pacifica convivenza e cultura della cura” per cui tanto si spende Francesco. “Santità: lei è la ragione del nostro essere qui – dice la religiosa -. Esprimiamo la nostra ammirazione e l’apprezzamento per il suo umile servizio di guida amorevole verso la pace e l’armonia, ed anche per i passi coraggiosi che ha compiuto in questa direzione”. La direttrice sottolinea la gioia visibile dei ragazzi per la presenza del Papa e si dice certa che “le sue parole li rafforzeranno affinché possano essere la speranza di un futuro luminoso”, “cittadini attivi che si adopereranno per rendere il nostro mondo un luogo migliore”.

L’amicizia e la fraternità dureranno per sempre

La prima testimonianza offerta a Papa Francesco è quella del tenente Abdulla Attiya, ex allievo della Scuola del Sacro Cuotre e attualmente in servizio come membro delle Guardie Reali del Bahrein. Cresciuto in una famiglia musulmana ha studiato, sottolinea, nella scuola cattolica e nella vita si è trovato ad affrontare molte sfide. Racconta: “La vita mi ha fatto capire che, per avere successo, sono necessari duro lavoro, impegno e sacrificio. Nei miei 16 anni di carriera sportiva, ho raggiunto il successo (…) ma mi rendo conto e accetto con grande umiltà che le medaglie e i trofei alla fine si arrugginiscono. Sono l’amicizia e la fratellanza che dureranno per sempre”.

L’esperienza di “unità nella diversità”

Abdulla Attiya dice poi che nella Scuola del Sacro Cuore ha avuto l’opportunità di celebrare non solo le feste islamiche, ma anche quelle delle altre religioni insieme agli studenti di diverse religioni e provenienze. “Non c’era discriminazione se uno partecipava alla felicità dell’altro. La scuola si è dimostrata un ottimo esempio di unità e rispetto reciproco”. Nel Bahrein, prosegue, sono presenti molte religioni e, se tutte non possono “essere seguite da un numero uguale di persone, tutte sono rispettate allo stesso modo”. Sottolinea ancora che l’ “unità nella diversità”, è una caratteristica essenziale del Regno, è “la ragione principale della crescita e dello sviluppo del nostro bel Paese”. E conclude citando una frase di Patrick Henry: “Uniti stiamo in piedi, divisi cadiamo”, definendola “cara ai nostri valori”. 

La presenza del Papa rafforza l’identità cattolica di noi giovani

A nome di tutti i giovani del Regno è Nevin Varghese Fernandez a dire al Papa la gioia immensa di poterlo accogliere nel Bahrein. La sua testimonianza è quella di una vita cristiana e cattolica che si è potuta esprimere in modo “sicuro e senza rischi, perché – afferma – abbiamo la fortuna di vivere in un Paese che promuove e sostiene varie religioni”. Tuttavia, prosegue, “essere un giovane cattolico nel mondo di oggi richiede anche molta preghiera e sacrificio” perché è facile prendere una strada diversa, contraria ai valori del Vangelo, e riconosce che “molti giovani nel mondo vivono in situazioni più impegnative delle nostre. Siamo grati, quindi, che la Chiesa sia al nostro fianco e che abbiamo esempi eroici di persone che rischiano la vita per la fede”. A Papa Francesco, Nevin dice che la sua presenza dà ai giovani forza e che li incoraggia nella loro identità cattolica. “Vogliamo essere degni figli della Chiesa sotto la sua guida e siamo orgogliosi di poter praticare la nostra fede senza paura”, afferma, chiedendo la benedizione del Papa per poter portare con più forza “il suo amore al mondo”.

Gli adolescenti di fronte alle scelte poste dalla vita

“Ho avuto la fortuna di avere una famiglia meravigliosa, una buona casa e molti talenti dal Signore”, si presenta così Merina Joseph Motha, cresciuta in un ambiente cattolico, e ora impegnata nel ministero del Lettorato e come membro del coro parrocchiale. Inoltre, dalla comunità, dice, si è sentita spinta “non solo a seguire le vie di Dio, ma anche a scoprire chi sono e cosa posso essere in questo mondo”. Con l’adolescenza, però c’è stato un cambiamento: “diventare adolescenti significa entrare in una fase della vita che comporta molte esperienze sconosciute”. A quell’età c’è bisogno di una guida, di camminare insieme ad altri, ma “alcuni eventi non possono essere controllati”., racconta. Si possono perdere così le priorità, cadere nella cultura dell’indifferenza, e “iniziare a detestare noi stessi e coloro che ci circondano e persino a dimenticare le nostre stesse radici”. E’ necessario allora fare delle scelte, non farsi trasportare dalle emozioni e rafforzare la fede.

Tre domande a Francesco per crescere nella fede

La sua testimonianza è che “la fede è invisibile ma si sente, la fede è forza quando ci sentiamo deboli, la fede è speranza quando tutto sembra perduto”. Poi a Papa Francesco Merina Joseph Motha rivolge tre domande. La prima: “C’è qualche consiglio che può darci a partire dalla sua esperienza personale di quand’era adolescente?”. La seconda domanda: “Come possiamo comunicare efficacemente con Dio attraverso la preghiera silenziosa?”. Infine: “Pensa che le nostre convinzioni siano abbastanza forti da aiutarci a combattere problemi sociali come ansia, stress, bullismo e pressione dei nostri compagni o colleghi?”.

La preghiera dei giovani con il Papa 

Alle parole di Papa Francesco, che raccoglie le domande e le attese dei giovani, segue un momento di preghiera. Alcuni ragazzi e ragazze leggono diverse intenzioni scritte su foglietti che poi appendono a quello che è il simbolo del Bahrein, l’albero della vita, stilizzato sul palco. E’ un’acacia emblema di vitalità, di forza e di resilienza. Le preghiere sono per i giovani del Paese, per quelli della Penisola del Golfo e del mondo intero perchè compiano azioni ispirate alla pace e alla giustizia; per gli artisti e gli uomini di cultura perchè nelle loro espressioni brilli la verità di Dio e i giovani trovino così in esse opportunità di crescita. E poi per i media perchè Dio protegga i giovani dai pericoli del mondo, per i tossicodipendenti e gli sfruttati. Infine per tutti i giovani presenti all’incontro: “Aiutaci, a superare i momenti difficili, dacci coraggio per affrontare le sfide del nostro tempo e per vivere in comunione gli uni con gli altri”. L’incontro si conclude con la recita del Padre Nostro e con la benedizione di Papa Francesco.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti