Chiesa Cattolica – Italiana

I dieci anni della Fondazione Thouret, una strada chiamata Carità

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Dalla Siria, accanto a chi vive gli orrori della guerra, alla Thailandia, in aiuto al centro diurno per i diversamente abili, passando per Repubblica Centrafricana, Albania, Indonesia, Vietnam, Pakistan. Libano, Italia, Ciad, progetto simbolo del decennale. È in questi luoghi, e con un servizio che va dal supporto all’inclusione sociale per bambini e ragazzi, al sostegno per l’emergenza Covid, che le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, vivono la loro missione. Lo fanno attraverso l’omonima Fondazione che, in dieci anni di attività, oggi conta progetti in oltre 30 Paesi di 4 continenti, in ambito sociale ed educativo, ispirata al carisma e alla tradizione missionaria di questo ordine, nato in Francia, a Besancon, l’11 aprile del 1799.  In dieci anni, la Fondazione Thouret ha sostenuto nel loro diritto all’istruzione tanti bambini e ragazzi, ma anche uomini e donne, seguendo sempre il passo evangelico “Ho avuto fame … sete …  Ero forestiero … malato … carcerato. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”, è questa la risposta concreta, spiega la Fondazione stessa, al mondo di oggi, spesso “indifferente, individualista, opportunista”. È dunque alla cultura della solidarietà che la Fondazione chiede di fare riferimento, per fare poi una scelta che possa “contribuire al progresso di un’umanità nuova, alternativa, giusta e solidale”. 

I poveri, protagonisti della loro vita

“La Fondazione è il braccio operativo della Congregazione – spiega la coordinatrice Suor Maria Luisa Caruso – che si pone a servizio degli ultimi, dei più poveri, con l’obiettivo di promuovere la persona. Un’attenzione che si volge al servizio spirituale e temporale della persona”. Ad ispirare le religiose è la ferma convinzione che dare ai più poveri la possibilità di scoprire le proprie potenzialità possa poi renderli protagonisti della loro vita e anche un valido aiuto per le loro comunità.  Ecco che quindi, nelle scuole, nei centri di accoglienza per le giovani, nei dispensari e negli ospedali, a collaborare sono persone del luogo che cercano di servire la popolazione, facilitati dal fatto che ne conoscono la cultura, le necessità e anche le difficoltà. Un importante esempio di questa strategia sono le borse di studio elargite in questi anni dalla Fondazione a tante giovani che altrimenti non avrebbero avuto la possibilità di studiare. “Noi cerchiamo di dare a queste ragazze le borse di studio per permettere loro di studiare e di formarsi come persone – prosegue la religiosa – per cui poi in quel villaggio, in quella regione, ci saranno persone che sapranno infondere valori nella loro società, senza cambiare quelli che sono i valori di fondo del loro territorio, della loro cultura, della loro tradizione, ma integrandoli con i valori cristiani che noi cerchiamo di portare avanti”.

Ascolta l’intervista con Suor Maria Luisa Caruso

Il progetto in Ciad

Simbolo di questo decimo anniversario, è il progetto portato avanti dalla Fondazione in Ciad che, oltre ad avere bisogno di sostegno economico, rappresenta anche una realtà che, a giudizio delle suore, riassume tutti i tipi di servizio promossi dalla Fondazione. Il progetto è diretto a 35 ragazze di villaggi remoti e famiglie povere, che condividono la loro vita con le suore che le aiutano fornendo loro una formazione e sostenendole nello studio, al liceo, come all’università. “Poi le giovani – precisa suor Maria Luisa – a loro volta, aiutano le suore nel loro servizio, in un altro centro che accoglie ragazzi di strada. Quindi, queste ragazze, non solo ricevono una forma di educazione tradizionale scolastica, ma vengono anche formate all’attenzione all’altro, al servizio all’altro”.

L’attività della Fondazione Thouret in Ciad

La preghiera per superare il pericolo

Le suore di Santa Giovanna sono nelle periferie del mondo, alcune delle quali devastate da conflitti interni, da guerre, o dall’azione di bande armate. A preoccupare in questi giorni è soprattutto la sicurezza delle religiose che si trovano in Siria e in Tigray, “guerre di cui non si parla più – aggiunge la suora – dove però la situazione resta drammatica”. Ma sia in Siria, così come in Tigray, “le suore hanno scelto di restare, hanno chiesto di rimanere accanto alla popolazione, seppur rischiando, per non deludere chi vede in loro un segno di speranza, perché dalle persone che assistono si sentono dire che è grazie a loro se sono ancora vivi, nonostante gli attacchi, i bombardamenti e le uccisioni, grazie al loro coraggio e alla loro speranza”. Il rischio c’è, la voce tranquilla di Suor Maria Luisa, non minimizza la sfida che ogni giorno le religiose, in quelle terre, devono affrontare, dalla loro però c’è la forza della preghiera delle loro consorelle, pronte anche ad inviare gli aiuti, quando possibile, grazie anche alla generosità di molte persone. “Un segno grande di speranza – conclude suor Maria Luisa – sono le suore, ma per noi della Fondazione sono anche tutti i benefattori, perché davvero c’è tanta gente che, seppur nell’anonimato e nella discrezione massima, ci sta aiutando”.

La Fondazione in Siria

Per aiutare

Per i dieci anni della Fondazione Thouret, sarà possibile seguire tutti gli appuntamenti attraverso l’hashtag ufficiale #10yearsforcharity, che offrirà anche un aggiornamento costante sullo stato di avanzamento del progetto in Ciad, a cui ciascuno potrà offrire il proprio contributo, attraverso il sito www.fondazionethouret.org/ciad.

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