Chiesa Cattolica – Italiana

I detenuti di Alessandria dipingono per la pace in Ucraina

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Non si sa quanto resterà, appesa all’ingresso del palazzo comunale di Alessandria, la grande tela che i detenuti della casa di reclusione di Alessandria, in Piemonte, hanno dipinto in solidarietà con il popolo ucraino colpito dal conflitto in corso. “Resterà lì finché la guerra non sarà finita, perciò nessuno sa per quanto”, afferma laconico l’architetto Piero Sacchi, Ics onlus, maestro del laboratorio di pittura attivo in carcere, che anche stavolta ha guidato le mani dei detenuti. “E non si sa nemmeno dove sarà collocata dopo. Potrebbe essere arrotolata e messa via, c’è davvero da sperare che non serva più…”.

Ascolta l’intervista all’architetto Piero Sacchi:

Un pensiero per chi soffre da chi la sofferenza la conosce bene

La grande tela che campeggia sopra le teste di chi entra nella sede del Municipio di Alessandria è stata scoperta il primo aprile scorso nel corso di una cerimonia cui hanno partecipato, tra gli altri anche il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco e la direttrice del carcere, Elena Lombardi Vallauri. “È stato molto suggestivo – racconta ancora Sacchi –  il dipinto è stato scoperto da una folata di vento, quasi non ce la facesse più a restare nascosto, quasi la pace urlasse quanto è urgente laggiù”. Il quadro è la riproduzione di “Colomba che apre le ali alla pace” della pittrice ucraina Maria Prymacenko, le cui opere sono andate distrutte il 27 febbraio scorso nel bombardamento del Museo di Ivankiv. “Lo abbiamo realizzato in una sola settimana – prosegue il maestro – l’idea mi è venuta dalla cronaca e i ragazzi si sono subito adeguati, d’altronde sono abituati a lavorare per terzi e su commissione”.

Un ponte tra “dentro” e “fuori” e tra due guerre

Il gesto dell’amministrazione comunale di esporre un quadro realizzato dai detenuti potrebbe sembrare originale, ma ad Alessandria non è un’assoluta novità: “Il carcere sembra un luogo separato dalla società da quel muro così alto; in realtà grazie all’arte e alle opere che realizziamo quel muro noi lo scavalchiamo abbastanza spesso – spiega l’architetto – è stata dipinto nel nostro laboratorio, ad esempio, anche il quadro in ricordo delle vittime della Seconda Guerra Mondiale: è un memoriale su tela in cui sono scritti soltanto nomi”. Ad Alessandria le vittime civili dell’ultimo conflitto sono state oltre cinquecento, e per molti si tratta di una ferita ancora aperta.

I pennelli dei reclusi a servizio degli altri

I detenuti che partecipano al laboratorio d’arte e pittura dell’istituto di pena San Michele non si fermano mai; oltre all’opera per la pace in Ucraina, realizzata in tempi record, sono molti i progetti che hanno in cantiere: “Stiamo finendo un grande ‘fantabruco’ destinato all’area all’aperto in cui i bambini hanno i colloqui in carcere con i propri parenti – afferma Sacchi – è piaciuta talmente tanto questa idea che ce ne hanno ordinato uno anche dall’altro carcere della città (la casa circondariale “Cantiello e Gaeta” ndr)”. “Abbiamo in cantiere anche un progetto più ambizioso, di cui è stato approvato il bozzetto – conclude l’architetto – ed è per la chiesa di San Michele: un dipinto che raffigura Cristo crocifisso al centro, le pie donne e i Santi protettori, ma stavolta non quelli delle guardie carcerarie, ma quelli dei detenuti, perciò rappresenterà un unico nel suo genere”.  

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti