Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Sempre attento alle vicende del continente africano, il sito dei missionari comboniani “Nigrizia”, parla in un articolo, a firma di Antonella Sinopoli, dei grandi investimenti in corso per cablare l’immenso territorio e consentire l’uso della rete a tutta la popolazione, soprattutto a quei 700 milioni di africani che non hanno mai utilizzato internet. Oggi tutto si fa con la rete ed è importante che l’Africa sia in connessione con il resto del mondo. La giornalista, nell’intervista concessa a Radio Vaticana-Vatican News, parla delle luci e ombre di questo mega progetto.
Antonella Sinopoli, che cosa dire di questo futuro coinvolgimento del continente africano nel mondo web?
Diciamo che il mondo del web si sta interessando particolarmente in questi ultimi anni all’Africa, in realtà sul continente da sempre si è riversato un grande interesse, per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse in passato, ma anche oggi per quanto riguarda la schiavitù, la colonizzazione. Sono due gli elementi che fanno guardare a questo continente con un occhio particolare: innanzitutto il fenomeno dell’emigrazione e poi gli investimenti nel digitale. Diciamo che oggi le vere conquiste passano attraverso il digitale e quindi questi investimenti di miliardi di euro o di dollari sono la grande sfida del futuro. Il digitale è un terreno ancora vergine nel continente africano, su cui le grandi aziende possono giocare la carta dello sviluppo. Parliamo di miliardi per cablare il continente, cioè per mettere appunto in connessione le persone che lo abitano con tutto il mondo. Poi si dovrà vedere quanto questo sarà un vantaggio per i cittadini o quanto rappresenterà un vero e proprio business per i colossi del web.
Si guarda in questo senso al continente africano più per il tentativo di metterlo in comunicazione con il resto del mondo o si guarda dal continente africano più come mercato da sfruttare?
La motivazione principale è quella di connettere il continente e quindi di colmare questo gap che ancora esiste. Ricordiamo che ancora 700 milioni di cittadini dell’Africa sub-sahariana non sono connessi alla rete. Questo è un dato veramente eccezionale e assurdo per noi che siamo costantemente connessi e facciamo ogni cosa su internet. C’è anche un altro dato che può apparire strano: in questo continente la distribuzione di internet è solo dell’11%, quindi investimenti in questo settore appaiono indispensabili, perché la finanza l’educazione, la sanità, l’informazione, tutto passa attraverso la rete. Poi è chiaro che ci sono delle cose paradossali, perché non solo questi progetti mirano ad arrivare a queste persone, ma anche a colmare un divario che è di tipo economico. Molti non possono permettersi la connessione alla rete perché molto costosa, quindi, ecco, da un lato c’è questa volontà di fare naturalmente business da parte di questi grandi colossi, dall’altra c’è il tentativo di colmare questo gap e arrivare anche in quelle aree rurali che sono assolutamente sconnesse e anche abbassare sensibilmente i costi della connessione.
Considerare l’Africa anche come mercato, in fondo vuol dire che c’è una previsione di miglioramento globale del continente con ricadute positive sull’emigrazione, sulla sanità e altri settori?
Sicuramente ci saranno. Consideriamo che l’Africa è un giovane: il 40% della popolazione della regione subsahariana ha un’età inferiore ai 15 anni e circa il 60% ha meno di 25 anni. Quindi diciamo che la maggiore connessione andrà ad aiutare queste giovani generazioni a lavorare in rete e a connettersi con il mondo. Tutto si fa attraverso la rete. Anche per la comunicazione questo è molto importante, perché l’Africa comunque già è connessa, però ci sono molte zone isolate e questa Africa già connessa è fatta molto da giovani, è fatta da professionisti, è fatta da un mondo dell’informazione e da giornalisti africani che stanno lavorando per portare fuori una nuova narrazione dell’Africa e questo è molto interessante. Però io vorrei anche segnalare anche dei risvolti negativi dell’uso di internet. Sappiamo che internet è potere e questo fa anche tanta paura. Ci sono stati e ci sono tantissimi casi di sospensione della rete operata da alcuni regimi in periodi elettorali o durante contestazioni popolari. Adesso questi investimenti sicuramente non eviteranno questo fenomeno e poi c’è un altro dato interessante da citare: cioè che fine faranno tutti i dati raccolti da queste grandi aziende che stanno già aprendo dei data center in Africa. Quindi questi sono aspetti da tenere sott’occhio. Comunque questi investimenti dovrebbero essere pronti per il prossimo anno al massimo per il 2023. Speriamo che per quel periodo la pandemia sarà un problema superato e quindi questa migliore trasmissione internet in Africa potrà in qualche modo aiutare anche la rinascita del continente in un periodo che in questo momento, proprio per la pandemia, è assai duro.