Chiesa Cattolica – Italiana

I cattolici di Grecia, un importante contributo di umanità, cultura e progresso

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Con la cerimonia di congedo presso l’Aeroporto internazionale di Larnaca prevista poco dopo le 8 ora locale, le 7 in Italia, il Papa lascia Cipro per raggiungere, dopo circa due ore di volo, Atene ed iniziare così la seconda tappa del suo 35.mo Viaggio Apostolico. Un pellegrinaggio alle sorgenti, di fraternità e umanità, una visita alle popolazioni di Grecia e Cipro, “magnifiche terre benedette dalla storia, dalla cultura e dal Vangelo”. È stato questo uno dei modi con i quali Francesco ha descritto il suo viaggio che, fino al 6 dicembre, lo vede in questi due Paesi. Sia nel videomessaggio, inviato agli abitanti prima del viaggio, sia nell’udienza alla vigilia della partenza, il Papa ha sempre parlato dell’importanza di questo pellegrinaggio sulle orme di Paolo e Barnaba Apostoli: visita ad una umanità ferita, quella che ha il volto del migranti, e incontro con i fratelli e le sorelle cattolici di Grecia e Cipro, “piccoli greggi” amati dal Signore, ai quali Francesco trasmette “con affetto l’incoraggiamento di tutta la Chiesa cattolica”, come conferma monsignor Dimitrios Salachas, vescovo titolare di Grazianopoli, Esarca apostolico emerito di Grecia: 

Ascolta l’intervista con monsignor Dimitrios Salachas

Monsignor Salachas, quali parole si aspettano i cattolici di Grecia da parte di Papa Francesco?

Nel suo videomessaggio, il Santo Padre, rivolgendosi ai fedeli cattolici riuniti in queste terre in piccoli greggi, ricorda le parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge”. Viene perciò in Grecia a portare, al nostro piccolo gregge, l’incoraggiamento di tutta la Chiesa Cattolica. Negli ultimi decenni, il numero dei cattolici nel Paese è aumentato a causa della massiccia immigrazione di popolazioni provenienti in particolare dal Medioriente, dai Balcani, dall’Europa centrale e orientale, nonché dell’America Latina. In questo nuovo contesto sociale, la Chiesa Cattolica è presente con le sue varie istituzioni ecclesiali e attività pastorali caritative assistenziali educative. Rispetto a 10 milioni di abitanti, in maggioranza fedeli ortodossi, i cattolici sono perciò una piccola minoranza multinazionale. L’incoraggiamento che i cattolici in Grecia attendono dal Santo Padre, consiste innanzitutto nel confermare questo piccolo gregge nella fede e nella piena comunione con la sede Apostolica di Roma e il suo vescovo successore di Pietro. È un incoraggiamento spirituale e pastorale, a sentirsi membri della Chiesa cattolica universale. I cattolici Greci, rifugiati ed immigrati, appartenenti alle varie tradizioni: latina, greco-cattolica, ucraina, armeno-cattolica, siro-cattolica, caldea-irachena, non si sentono una minoranza, ma pienamente cattolici. Infatti, noi sappiamo che la Chiesa di Cristo, una santa, cattolica e apostolica, non è né orientale, né occidentale, né greca, né latina, ma è cattolica. In questo senso, la Chiesa cattolica di Grecia non si sente come piccolo gregge, come una minoranza, ma come parte della Chiesa universale, parte della Chiesa grande Apostolica.

Nei rapporti con gli ortodossi, però, la Chiesa cattolica di Grecia, nel suo insieme, come si esprime? Come sono, oggi, le relazioni?

I cittadini cattolici non subiscono l’essere una minoranza, si sentono pienamente greci, eredi di una gloriosa storia. Tuttavia, il passato pesa ancora nella memoria dei greci, come ad esempio: lo scisma del 1054 tra Roma e Costantinopoli; le crociate; la presa di Costantinopoli dei Turchi; il fallimento del Concilio di Firenze; la dominazione da parte dell’Occidente. Tutto ciò è sempre presente nella psicologia dei greco-ortodossi. Ci vorrà certo del tempo per cancellare la storia e crearne un’altra, per riacquistare la fiducia. In questo percorso, la piccola comunità cattolica con la sua gerarchia, il suo clero, religiosi, religiose e fedeli, offre un suo contributo di umanità, di cultura, di progresso. In mezzo ai fratelli ortodossi, questo piccolo gregge offre una testimonianza di unità, un esempio di fraternità e di impegno ecumenico. Con la gerarchia ortodossa i rapporti si limitano, infatti, a quelli di cortesia sociale, non si estendono a iniziative ecumeniche, ad esempio di preghiera comune. Tuttavia, non mancano i rapporti personali tra vescovi, sacerdoti e teologi, pertanto è da ricordare che la Chiesa ortodossa di Grecia, come anche quella di Cipro, partecipano attivamente al dialogo teologico ufficiale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, cioè patriarcati e Chiese autocefale nazionali. Nel riassumere, si può constatare che in Grecia l’ecumenismo incontra ancora difficoltà ed ostacoli, va lento, ma va anche aggiunto che, in ogni angolo del Paese dove vivono cittadini cattolici, specialmente nelle isole, i rapporti con i cittadini ortodossi sono pacifici, fraterni, di stima e collaborazione. Le nostre scuole cattoliche, istituzioni educative, sociali e caritative, sono frequentate da una grande maggioranza di fedeli, specialmente giovani ortodossi, quindi questo è molto positivo, è una bella testimonianza.

Lesbo rappresenta un simbolo con il carico di sofferenza dei migranti, e il Papa di nuovo la visiterà, con la memoria al 2016 a quando andò la prima volta. Questa tappa vuole ancora una volta essere un richiamo alla comunità internazionale?

È vero che per la seconda volta il Papa andrà a Lesbo, per incontrare i rifugiati e richiamare nuovamente la comunità internazionale su questo tragico problema di tante popolazioni sradicate dalle loro terre, nella speranza di un migliore destino di vita. La Grecia non può sopportare, non può affrontare tutto da sola, ha urgente bisogno dell’aiuto della comunità internazionale per affrontare questo problema di migliaia e migliaia di immigrati che arrivano ogni giorno sulle coste, specialmente delle isole. La Chiesa cattolica in Grecia, malgrado le sue poche possibilità e risorse, svolge una attività solerte per assistere queste popolazioni che arrivano ogni giorno attraverso le isole, ma ha bisogno della comunità internazionale, bisogno non solo economico, ma di solidarietà umana. Per di più, la situazione sanitaria avanza lentamente nel nostro Paese già scosso dalla crisi economica e migratoria. La Caritas nazionale greca, sostenuta ovviamente dalle Caritas di diversi Paesi, svolge una intensa attività per andare incontro alle molteplici necessità di migliaia e migliaia di immigrati che arrivano ogni giorno in Grecia, in situazioni spesso tragiche. Tutti sappiamo che il Mar Mediterraneo è diventato ormai un cimitero per migliaia di questi popoli. Quindi, tornando il Papa per la seconda volta a Lesbo per incontrare i rifugiati, riprenderà l’appello urgente alla fraternità e alla solidarietà. Lesbo è infatti un simbolo per tutto il mondo. Ci sarà sicuramente un nuovo e urgente richiamo alla comunità internazionale. Questo è il significato simbolico, ma anche effettivo, della presenza del Papa a Lesbo.

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