“I am Church”, la campagna vaticana sul mondo della disabilità

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Antonella Palermo – Città del Vaticano

Nel Messaggio del Papa c’è “la scoperta di un’umanità sorridente e non vittimista, di un volto attrattivo della comunità ecclesiale”: così Vittorio Scelzo – Incaricato per la pastorale degli anziani e delle persone con disabilità, presso Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – commenta il testo dedicato alla Giornata internazionale per le persone con disabilità. Mette in rilievo l’importanza data da Francesco all’amicizia, “un’alternativa a quelle che il Papa, scherzando, ma non troppo, definisce spesso le ‘facce da funerale’ che si vedono in certe parrocchie”. C’è nelle parole del Papa “una comprensione aggiornata della disabilità”, sottolinea Scelzo, esplicitata nella differenza tra malattia e disabilità.

Cinque video con testimonianze di disabili dal mondo

Con l’occasione, si anticipa la campagna #IamChurch, Io sono Chiesa, che sarà lanciata il prossimo 6 dicembre. Si tratta di cinque video, con le testimonianze di alcuni cristiani con disabilità provenienti da differenti Paesi. Vi si racconta il lavoro di evangelizzazione portato avanti da alcuni giovani non udenti in Messico, il monastero dove in Francia alcune suore con sindrome di Down vivono la loro vocazione, il gruppo di giovani italiani con disabilità intellettiva che partecipano alle Giornate Mondiali della Gioventù e tanto altro. 

Una pastorale non ‘per’ ma ‘con’

P. Alexandre Awi Mello, ISch, segretario del Dicastero, sottolinea il valore del Messaggio nell’aprire a “una pastorale non più per, ma con e, in questo senso la gamma delle prospettive che si aprono è davvero ampia”. Viene evidenziato che si tratta di una novità “perché, da sempre, siamo abituati a pensare alle persone con disabilità solo a partire dalle loro necessità di assistenza e a considerare poco o nulla ciò che essi possono donare alle nostre comunità ecclesiali.” 
 

“Non siamo angeli, siamo umani con ferite visibili”

“Sono sicura che tutti abbiamo una ferita, una difficoltà. Le mie si vedono, quelle degli altri no. Siamo uguali in questo”. E’ la disarmante osservazione di Antonietta Pantone, dell’Associazione Fede e Luce. “So che tanti nella Chiesa ci considerano degli angeli”, è la sua condivisione alla presentazione del Messaggio del Papa, ma “io so di avere le mie pecche, come tutti. Essere considerata un angelo mi rende quasi non umana. E io voglio essere riconosciuta come essere umano”. Antonietta esprime un senso di conforto di fronte a un Papa che riconosce che le cose per i disabili e le loro famiglie non sono per niente facili. E che tutto è stato acuito dalla pandemia. L’auspicio che la presenza di amici in ogni ambiente di vita diventi fonte di sostegno per una inclusione sempre più concreta.