Chiesa Cattolica – Italiana

I 40 anni di “Aggiungi un posto a tavola”, il pranzo di Natale di Sant’Egidio

Francesca d’Amato – Città del Vaticano

Compie 40 anni il pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di S. Egidio, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, Aggiungi un posto a tavola. L’obiettivo è regalare alle persone più fragili un pranzo degno, con un pasto abbondante, un dono e il calore di una casa, compiendo un gesto umano e ricco di solidarietà. Ogni anno, il banchetto coinvolge circa 80mila persone in Italia e 250mila nel mondo, anche in Ucraina, sempre il 25 dicembre, con la speranza che la guerra russo-ucraina possa finire presto. “Lo spirito di solidarietà quest’anno ci spinge a pensare anche ai tanti poveri e senza dimora che vivono il conflitto”, spiega Carlo Santoro, dellla Comunità di Sant’Egidio, a Radio Vaticana – Vatican News.

Ascolta l’intervista a Carlo Santoro

Il senso del Natale

Il Natale può essere uno dei periodi più sofferenti dell’anno per tutti coloro che non hanno la fortuna di avere accanto a sé il calore di una famiglia e una casa. Per questa ragione, la Comunità di Sant’Egidio organizza da anni il pranzo per i poveri e per tutti coloro che si trovano in una situazione d’indigenza, con il solo obiettivo di abbattere le distanze. “Altro non è che un pranzo in famiglia – racconta Santoro – il messaggio è che nessuno venga escluso da questa festa. In genere in questa società, facilmente, ci si ritrova soli ed emarginati dalla vita della città”. Natale è un punto di partenza per essere solidali per tutta la durata dell’anno. “È un momento importante per la famiglia, intesa anche come comunità, soprattutto per coloro che stanno male, che una famiglia non ce l’ 

Una solidarietà comune

“Ricordo un pranzo di Natale di tanti anni fa – prosegue nel racconto – c’era uomo molto solo, che abbiamo invitato a stare con noi. Quando è entrato non capiva bene dove si trovava, ma quando si è seduto mi ha detto: ‘Deve essere così il paradiso, un posto dove ognuno di noi è seduto insieme agli altri in amicizia, pensando di avere una speranza per il futuro’ e questo mi ha colpito molto”. “Forse – prosegue – è questo il senso del Natale: un Gesù che rinasce in mezzo ai poveri”. Sant’Egidio è un punto di riferimento per le persone fragili, ma non è solo uno spazio dove si cercano vestiti, pasti caldi e una doccia fredda, a volte ciò che si ricerca è semplicemente un interlocutore o, meglio ancora, un amico.

“Spesso – continua il volontario della Comunità – si tratta di persone che sono facilmente giudicate, con cui la gente non riesce ad entrare in contatto”, ma, avverte, “nessuno di noi riesce a comprendere veramente cosa significhi essere povero”, quando povertà non significa soltanto mancanza di beni di base, ma anche non avere una famiglia o degli affetti cari. “Ci sono delle storie di persone che stanno per la strada, che spesso finiscono male, ma questa gente possiede una grande cultura, ha passato la vita in giro per il mondo”.  Quindi, spesso, queste persone hanno tanto da raccontare e da insegnare agli altri.

Il senso del volontariato

Durante il lockdown, racconta ancora Santoro, sono state molte le opere di volontariato nei confronti dei più bisognosi, anche da parte di chi vive una situazione economica sfavorevole. Dopo la pandemia, e a causa delle conseguenze della guerra russo-ucraina, l’impegno nel volontariato è diminuito, fatta eccezione per questi ultimi giorni, in vista del Natale. Il volontariato, soprattutto nei più giovani, non deve essere avvertito come un dovere, sottolinea ancora Santoro. “Spesso c’è un’idea di sacrificio, ma in realtà questo termine non esiste. Essere amico di un povero deve dare gioia e felicità”. Il senso del volontariato ha però un valore ancora più grande. “Diversi poveri – conclude Santoro – mi hanno insegnato quanto sia possibile per ognuno di noi aiutare gli altri. Non c’ è qualcuno così povero da non poter aiutare qualcun altro di ancora più povero.  Questo dà una grande dignità a tutti, anche a chi si trova in una situazione peggiore”.

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