Hollerich: avanti nella sinodalità, no al clericalismo che immobilizza la Chiesa

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Il cardinale relatore generale apre la XII Congregazione generale del Sinodo, dedicata al quarto modulo dell’Instrumentum Laboris sui temi di autorità, servizio, discernimento, decentramento. “Questioni delicate che toccano la crescita della tradizione: un discernimento sbagliato potrebbe spezzarla o congelarla”. Il cardinale Grech condivide la notizia riferitagli da Luca Casarini del salvataggio in mare di oltre cento migranti nel Mediterraneo, applausi dai presenti

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Siamo stanchi” e “ci stiamo avvicinando alla conclusione”, ma attenzione “ciò non deve diventare una scusa per ridurre l’impegno nel nostro lavoro, come se fosse l’ultima settimana di scuola”. Con un invito a proseguire il lavoro “bello”, “appassionante”, “impegnativo” portato avanti in queste oltre due settimane di assemblea, il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale, ha aperto oggi, 18 ottobre, in Aula Paolo VI la dodicesima Congregazione generale del Sinodo sulla sinodalità. Al via oggi riflessioni e discussioni sul quarto modulo, il B3, l’ultimo dedicato all’esame dei contenuti dell’Instrumentum laboris, sul tema “Partecipazione, compiti di responsabilità e autorità. Quali processi, strutture e istituzioni in una Chiesa sinodale missionaria?”.

Autorità, discernimento, decentramento

Cinque le schede sulle quali dovranno soffermarsi i Circoli Minori in varie lingue: il rinnovamento del servizio dell’autorità, con un focus su quel “clericalismo” che può colpire anche i laici e che impedisce alla Chiesa di andare avanti; il “discernimento in comune”, per costruire un consenso non polarizzante e, al contempo, rispettoso dell’autorità; la realizzazione di strutture e istituzioni “sinodali”; la costruzione di “reti” tra Chiese locali, alla luce del “sano decentramento” auspicato dal Papa. Infine la “potenzialità” dell’istituzione stessa del Sinodo, valutando “l’esperimento” di estendere la partecipazione a un gruppo di “non vescovi”.

La crescita della tradizione

Tutte questioni “delicate”, le definisce Hollerich, “perché toccano la vita concreta della Chiesa e anche il dinamismo di crescita della tradizione: un discernimento sbagliato potrebbe spezzarla, oppure congelarla. In entrambi i casi la ucciderebbe”. Questioni, quindi, “che richiedono di essere affrontate con precisione di linguaggio e di categorie”. Per questo il cardinale esorta a rivolgersi a teologi e canonisti, sia latini sia orientali, per “aiutare” la riflessione: “Non temiamo di interpellarli”.

Il tempo tra i due Sinodi

Sempre Hollerich ricorda che questa sessione sarà un primo step per affrontare tali tematiche, poi ci sarà il prossimo anno per approfondirle. In mezzo, un anno che – sottolinea l’arcivescovo di Lussemburgo – “ci vedrà impegnati a consegnare alle Chiese da cui proveniamo i frutti del nostro lavoro”.

Un “duplice compito” attende i partecipanti al Sinodo una volta tornati a casa. Da una parte, diffondere i risultati della prima sessione, coinvolgendo Conferenze episcopali, gruppi sinodali, media e via dicendo. Dall’altra, progettare il modo per “raccogliere i feedback delle Chiese locali”, in modo da arrivare “preparati” al Sinodo 2024, cioè “carichi di una più chiara consapevolezza del Popolo di Dio di che cosa significa essere una Chiesa sinodale”.

Cosa cambierà?

“Sappiamo bene che questo Sinodo sarà valutato sulla base dei cambiamenti percepibili che ne scaturiranno”, dice poi il relatore generale. Questo vale sia per “i grandi media, soprattutto quelli più lontani dalla Chiesa”, interessati a “eventuali cambiamenti su un numero molto limitato di temi”, ma vale pure per “i nostri collaboratori, i membri dei consigli pastorali, le persone che si impegnano nelle parrocchie”. Tutte queste persone “si stanno chiedendo che cosa cambierà per loro”, “si chiedono come questo sia possibile in una Chiesa che risulta ancora poco sinodale, in cui sentono che la loro opinione non conta e che a decidere tutto sono pochi o uno solo”, afferma il porporato. A questa gente interessano soprattutto “i cambiamenti, piccoli ma sensibili, sulle questioni che ci prepariamo ad affrontare in questo modulo”.

Clericalismo e potere

La prima questione riguarda l’autorità, ma non per “mettere in dubbio” quella di ministri ordinati e pastori che come successori degli apostoli hanno “una missione speciale nella Chiesa”, chiarisce il cardinale Hollerich. La riflessione che si vuole avviare riguarda la “corresponsabilità nella missione della Chiesa”, perché, sottolinea il porporato, “nei luoghi in cui regna il clericalismo, c’è una Chiesa che non si muove, una Chiesa senza missione”. “Il clericalismo può colpire il clero e anche i laici quando pretendono di mantenere una responsabilità per sempre”, insiste, “i clericalisti vogliono solo mantenere lo status quo, perché solo lo status quo cementa il loro potere. Mission… impossible!”.

Un consenso che non polarizzi

La seconda scheda riguarda la pratica del “discernimento in comune”. Quello che padri e madri sinodali dal 4 ottobre hanno sperimentato sulla propria pelle, “o meglio nel cuore” attraverso il metodo della conversazione nello Spirito. Come si può introdurre tale “dinamismo” nei processi decisionali della Chiesa? “Come – domanda il relatore generale – possiamo imparare a costruire un consenso che non polarizzi, e al tempo stesso rispetti il ruolo peculiare dell’autorità, senza che questa si isoli dalla comunità?”. È una sfida.

Spazi di partecipazione e di crescita

L’altra è “la realizzazione di strutture e istituzioni, che permangano nel tempo e che offrano alle persone opportunità di partecipazione e di crescita”. Alcune già esistono – i consigli pastorali -, ma bisogna valutarne “il grado di effettiva sinodalità”. Il cardinale Hollerich ricorda la “lieta novità” delle assemblee continentali, “punto di forza del processo del Sinodo 2021-2024”. Ma “che cosa impariamo da quella esperienza?” e “qual è il potenziale di uno strumento come le Assemblee ecclesiali, in cui non sono presenti solo vescovi?”, domanda. “Come possiamo costruire reti tra Chiese locali?”.

Le potenzialità del Sinodo

L’ultima scheda del Modulo B 3 invita, invece, a “riflettere sulle potenzialità dell’istituzione stessa del Sinodo come luogo in cui sperimentare in modo speciale la relazione dinamica che lega sinodalità, collegialità episcopale e primato petrino”. Una questione che ci tocca da vicino, afferma il cardinale Hollerich. Invoca pertanto “concretezza” a tutti i partecipanti al Sinodo, raccomandando di non perdersi in “dettagli”, “aneddoti”, “casi individuali”. Dobbiamo “rimanere concentrati sull’obiettivo”, e cioè “esprimere convergenze, divergenze, questioni da approfondire e proposte concrete per andare avanti”. Le considerazioni a margine “non ci aiutano”.

Il ricordo dei migranti

Prima dell’intervento del relatore generale, il cardinale segretario generale del Sinodo Mario Grech ha ricordato il momento di preghiera voluto dal Papa per commemorare migranti e rifugiati. I sinodali lo vivranno domani sera presso il monumento “Angel Awarness” in Piazza San Pietro.

“Sarà una preghiera significativa che potremo vivere insieme”, ha detto Grech. E a proposito di migranti, ha condiviso con l’assemblea le notizie riferitegli da Luca Casarini, invitato speciale al Sinodo, presidente di Mediterranea Saving Humans, dedita al salvataggio dei migranti in mare. “Luca Casarini mi ha comunicato ieri l’avvenuto soccorso nel Mar Mediterraneo di due imbarcazioni: la prima con 47, l’altra con 69 fratelli e sorelle migranti provenienti da vari Paesi africani. Tra loro una bimba di 7 anni, Jessica, che arrivava dal Camerun con sua mamma. Nella seconda imbarcazione quasi tutte persone provenienti dal Sud Sudan: vi erano molte donne e bambini, il più piccolo di soli 2 mesi”. “Sono stati tutti salvati”, ha annunciato Grech. E un applauso è risuonato in tutta l’Aula Paolo VI.