Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
L’Occidente ha la colpa di aver regalato sogni e speranze al popolo afghano, che ora non ci sono più. Sono drammatiche e addolorate le parole del cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece, Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea. Il porporato stigmatizza la geopolitica adottata in Afghanistan dagli Stati Uniti e critica l’atteggiamento della politica europea, che tende ad esportare valori che poi però non mette in atto e che ora preclude alla possibilità di corridoi umanitari per gli afghani in fuga.
Eminenza, come viene visto dai vescovi europei, l’atteggiamento di chiusura di molti Paesi dell’Europa nei confronti dell’apertura dei corridoi umanitari per chi è in fuga dall’Afghanistan?
Fa male vedere l’atteggiamento di questi, diciamo, uomini e donne della politica, perché c’è un dramma umano ed è colpa nostra, è colpa della politica dell’Occidente, che ha dato speranza a tante donne prima, ma anche a tanti e tante giovani, a tanti ragazzi, la speranza di avere un mondo migliore, con istruzione e libertà, e se si regalano questi sogni bisogna anche fare qualcosa per aiutare dopo, è normale. L’Europa parla sempre di alti valori, un po’ come una insegnante del mondo, ma quando serve, quando è necessario vivere questi valori, allora noi non ci siamo e questo darà un’immagine terribile dell’Europa alle persone che sono nel bisogno.
Secondo la Comece, quali sono stati i fattori determinanti all’origine della disfatta internazionale in Afghanistan, che è di nuovo nelle mani dei talebani?
Io dovrei andare a vedere cosa gli analisti politici hanno detto, ma penso che prima c’era un impegno, che era un impegno circa una presenza in Afghanistan, ma non con tutte le forze possibili, per preparare l’esercito afghano, per prendere la situazione in mano, ma è chiaro che non ha funzionato. Forse non sono state prese le necessarie misure contro la corruzione in quel Paese, forse non c’era veramente conoscenza di tutti i legami politici, ma la politica, in Afghanistan, è stata anche una politica geostrategica e penso che ora l’America voglia dirigere tutti i suoi sforzi verso l’Asia. Io penso che forse, qualche volta, questa geopolitica vada attuata, in generale, però, si dovrebbe fare di tutto per dialogare con la gente, per comprendere che cosa vuole, si dovrebbero cercare e trovare compromessi in ordine di salvaguardare le vite umane, la vita della gente che vive in questi Paesi.
È giusto, opportuno, aprire al dialogo con i talebani in questa fase?
È difficile rispondere correttamente, occorrerebbero molte informazioni che io non ho. Ma, in genere, io penso che Dio lavori in ogni uomo, che in ogni uomo ci sia qualcosa di buono, dunque si può sempre, diciamo, osare fare un dialogo. In sincerità, se non riusciamo allora si deve chiudere. Ma questa è piuttosto una attitudine cristiana, cattolica, vedere che lo Spirito Santo lavora in tutto il mondo.