Chiesa Cattolica – Italiana

Hamas smentisce: “Nessuna accettazione dell’accordo per la tregua a Gaza”

La notizia di un avallo dell’intesa, modificata dagli Stati Uniti, per un cessate il fuoco, era circolata nelle ultime ore, dando speranza per uno spiraglio di pace. La smentita è arrivata dal gruppo islamico su Telegram, che ha invitato i media a porre più attenzione nel controllare fonti e informazioni. Intanto Israele ha posto restrizioni alla preghiera del venerdì islamico sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, per scongiurare disordini durante il Ramadan

Paola Simonetti – Città del Vaticano

“Non c’è verità nella notizia pubblicata dal canale al-Arabiya attribuita ad una fonte di Hamas, secondo cui il movimento ha ricevuto un’offerta internazionale per un esteso cessate il fuoco a Gaza, il graduale ritorno degli sfollati, né che una delegazione sia diretta al Cairo per discutere i dettagli”. Hamas con queste parole, condivise su Teleghram, gela la speranza di pace che aveva aleggiato in queste ultime ore sul conflito in Medio Oriente, invitando i media “ad assicurare accuratezza e credibilità nel riferire le notizie”. Una smentita che restituisce corpo alla cautela che aveva manifestato il governo del Qatar, mediatore nei colloqui insieme con Usa ed Egitto, sostenendo che la svolta non è vicina. 

Restrizioni per la preghiera del Venerdì

Le tensioni, intanto, sconfinano a Gerusalemme: il governo israeliano per scongiurare violenze durante il Ramadan ha vietato la preghiera del venerdì islamico nella Spianata delle Moschee a tutti i palestinesi sotto i 55 anni. “Il timore – ha spiegato un responsabile della polizia – è che Hamas cerchi di destabilizzare la situazione nella Spianata e, di riflesso, anche in Cisgiordania”. La Giordania, custode dei luoghi santi musulmani, ha avvertito: “Si gioca col fuoco. Questa stretta renderà la situazione ‘esplosiva’”.

Sul campo nuove vittime

E, mentre emerge un video su violazioni dei diritti umani commesse da Israele su medici e personale sanitario in un ospedale, sostenute da testimonianze dirette, il conflitto continua a mietere vite: un 13enne è stato ucciso a colpi di pistola dalla polizia israeliana nel campo profughi di Shuafat. Altri 9 palestinesi sono stati colpiti mentre attendevano gli aiuti a Gaza City. Proseguono le ostilità anche sul fronte libanese, dopo che Israele ha lanciato nuovi raid nella valle della Bekaa, con l’obiettivo dichiarato di distruggere postazioni di Hezbollah. 

Tamponare l’emergenza umanitaria

Intanto, resta imperante l’urgenza di dare sollievo alla spaventosa condizione dei civili della Striscia. Sei camion di aiuti umanitari sono entrati, nelle ultime ore, da Israele direttamente nel nord di Gaza, mentre una nave della ong spagnola Open Arms, attraccata a Cipro per quasi un mese, è in viaggio verso la Striscia, portando con sé quasi 200 tonnellate di beni di prima necessità. L’operazione è partita dopo l’attivazione di un corridoio marittimo promosso anche dall’Unione Europea. Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno fatto sapere di aver sperimentato, per la prima volta in tre settimane, una nuova rotta di terra riservata all’esercito israeliano per consegnare aiuti alla popolazione di Gaza, entrando dal nord della Striscia. Un progetto pilota, che ha preso il via nella notte, che ha come obiettivo quello di ”impedire che Hamas si impossessi degli aiuti”. L’iniziativa ha consentito la consegna di cibo per 25mila persone. 

Si allarga la distanza tra Stati Uniti e Israele

Il presidente Usa, Joe Biden, secondo i media americani, sarebbe sempre più insofferente verso il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, per le modalità con cui sta portando avanti il conflitto a Gaza, tanto da considerare la possibilità di limitare gli aiuti militari nel caso di un’invasione di terra su Rafah. Immediata la replica di Netanyahu: “Porteremo a termine il lavoro a Rafah. Non potete dire che ci sostenete nell’obiettivo di distruggere Hamas – ha concluso il premier israeliano – se poi vi opponete alle azioni necessarie per raggiungere tale obiettivo”.

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