Haiti undici anni dopo il terremoto

Vatican News

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Da quel disastroso 12 gennaio 2010, Haiti non è più la stessa. Con 222.517 morti, il catastrofico terremoto, che ha colpito la parte haitiana dell’isola di Hispaniola, è passato alla storia come il secondo sisma con il più alto numero di vittime. La scossa più potente, avvenuta a 25 chilometri dalla capitale Port-au-Prince del 7° grado della scala Richter, pari al 10° della Mercalli, è stata seguita da una lunga serie di repliche, che hanno reso molto difficoltosa per parecchi giorni l’opera di soccorso di organizzazioni umanitarie e volontari. Ancor oggi si parla di una vera e propria catastrofe dalla quale il Paese non si è del tutto ripreso.

Dopo il terremoto, il colera

Il 2010 è stato un anno nero per Haiti. Nelle baraccopoli e nei campi di ricovero, in cui per mesi hanno dovuto vivere le centinaia di migliaia di senza tetto, l’igiene era scarsissima, l’acqua contaminata e le falde acquifere inquinate. A causa di questa situazione ad ottobre, a ricostruzione appena iniziata, scoppiò un’epidemia di colera, che causò 800 mila contagi e oltre 10 mila morti. Le due catastrofi, sisma e colera, causarono anche un forte malcontento popolare. Si era diffusa la voce che le acque fossero state infettate dalla fuoriuscita di liquami dalla base del contingente di pace del Nepal dell’Onu di stanza ad Haiti. Diverse furono le manifestazioni popolari di protesta che a gran voce chiesero la partenza dei caschi blu nepalesi.

La vicinanza del Papa

Davanti alle catastrofi, alla morte e alla desolazione la via è quella della preghiera, ma anche quella degli aiuti concreti. Benedetto XVI, il 13 gennaio 2010, offrì la sua consolazione al popolo haitiano sconvolto dal drammatico terremoto che portò via vite e futuro. All’udienza generale del mercoledì, assicurò la vicinanza di tutta la Chiesa, invocando interventi urgenti:

Invito tutti ad unirsi alla mia preghiera al Signore per le vittime di questa catastrofe e per coloro che ne piangono la scomparsa. Mi appello alla generosità di tutti, affinché non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessità e di dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della Comunità Internazionale. La Chiesa Cattolica non mancherà di attivarsi immediatamente tramite le sue Istituzioni caritative per venire incontro ai bisogni più immediati della popolazione.

Haiti oggi

Undici anni di sofferenze hanno causato un forte degrado del tessuto sociale haitiano. La vita nel Paese è all’insegna dell’insicurezza, violenze e rapimenti sono all’ordine del giorno, mentre la povertà è ampiamente diffusa. Secondo dati dell’Onu, circa un quarto della popolazione vive con meno di 1.25 dollari al giorno, più della metà con meno di 2.5 dollari. Haiti è oggi un Paese di 11 milioni di persone, gran parte delle quali vive in zone rurali, che ancora si interroga sull’insufficienza degli aiuti internazionali o sulla loro incerta gestione. Difficile la gestione della pandemia di coronavirus. Ma l’importante è che oggi, a 11 anni dalla catastrofe del terremoto, Haiti non rimanga un Paese dimenticato dalla comunità internazionale.