Isabella Piro – Città del Vaticano
È palpabile la gioia dei “Christian Aid Ministries” per il rilascio di due loro membri, rapiti ad Haiti un mese fa: nel breve comunicato che annuncia la loro liberazione, si legge: “Abbiamo saputo che due degli ostaggi ad Haiti sono stati rilasciati. Lodiamo Dio per questo!”. Le due persone liberate, si sottolinea, “sono al sicuro, di buon umore e sono state curate”. Ulteriori informazioni, al momento, non vengono fornite, quindi non è dato sapere i nomi dei due missionari, né le ragioni del loro rilascio, la loro provenienza o la loro posizione attuale. Al contempo, il gruppo cristiano esorta a “continuare a pregare per la piena risoluzione di questa situazione”, fiduciosi nel Signore e con il cuore vicino alle quindici persone che sono ancora nelle mani dei rapitori.
L’appello dei vescovi
Da ricordare che la banda armata “400 Mawozo” imperversa da mesi ad Haiti, nella regione al confine con la Repubblica Dominicana, perpetrando furti e sequestri di persona. I missionari rapiti un mese fa, appartenenti ad una Chiesa protestante, stavano tornando, insieme alle loro famiglie, da una visita in un orfanotrofio, situato a circa 30 km da Port-au-Prince. Il loro autobus è stato assalito da uomini armati che li hanno costretti a scendere e li hanno sequestrati. Sulla loro sorte, aveva espresso grande preoccupazione la Commissione episcopale nazionale Giustizia e Pace che, in una nota pubblicata ad ottobre, aveva messo in luce come simili accadimenti finiscano anche per “impoverire le famiglie haitiane ed avere un impatto negativo sull’economia del Paese”. I vescovi, inoltre, ponevano interrogativi su chi rifornisse di armi e munizioni le bande armate e invocavano “misure adeguate, azioni concrete ed efficaci da parte della polizia nazionale, al fine di contrastare il fenomeno dei sequestri e il ripristino dell’ordine nel Paese”.
Il dramma di Haiti e la preghiera del Papa
Quello di ottobre, infatti, è stato solo l’ultimo di una lunga serie di rapimenti messi in atto sull’isola: già ad aprile, infatti, dieci persone (cinque sacerdoti cattolici, due suore e tre laici) erano stati fermati a Croix-des-Bouquets. Per loro era stato chiesto un riscatto di un milione di dollari. Il loro rilascio, in varie fasi, si era poi concluso il 30 aprile. Di “discesa agli Inferi” aveva parlato, in quell’occasione, Monsignor Max Leroy Mésidor, arcivescovo della capitale, descrivendo la grave crisi sociale di Haiti. Oltre a pagare tuttora lo scotto di un devastante terremoto che ha colpito il territorio nel 2010, infatti, da tempo la vita della popolazione dell’isola è segnata da violenze, impunità, corruzione delle forze dell’ordine ed estrema povertà. Un giogo pesantissimo al quale, ultimamente, si sono aggiunti la pandemia da Covid-19, nonché l’assassinio del presidente Jovenel Moise, ucciso nella notte tra il 6 e il 7 luglio da un gruppo di uomini armati, ed un altro, drammatico sisma verificatosi lo scorso 14 agosto. Tale difficile situazione è stata ricordata anche da Papa Francesco all’Angelus del 31 ottobre: “Chiedo ai responsabili delle Nazioni di sostenere questo Paese, di non lasciarlo solo – ha detto il Pontefice in quell’occasione – E voi, tornando a casa, cercate notizie su Haiti, e pregate, pregate tanto. (…) Quanta sofferenza, quanto dolore c’è in questa terra, e quanto abbandono. Non abbandoniamoli!”