Chiesa Cattolica – Italiana

Haiti: la ferita ancora aperta del terremoto di 12 anni fa

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Una devastazione pari a quella di una guerra. Il violento sisma del 12 gennaio 2010 è stato uno spartiacque per Haiti, Paese fra i più poveri del mondo. Una ferita che ancora stenta a rimarginarsi. Ha provocato oltre 300mila vittime, centinaia di migliaia di feriti, 1 milione e 300mila sfollati, oltre 900mila edifici distrutti. La distruzione che ne è seguita ha inciso su una già compromessa situazione socio-economica, che vedeva la popolazione senza servizi e beni essenziali: acqua, elettricità, strutture sanitarie. Scenario ancora oggi considerabile di alta emergenza, alla luce non solo di altri terremoti verificatisi tra il 2014 e l’agosto scorso, ma anche della pesante instabilità politica seguita all’uccisione del presidente Jovenel Moïse sette mesi fa.

Colpita la popolazione più giovane

Il vuoto istituzionale ha lasciato campo libero a bande armate che seminano terrore con rapimenti e sparatorie.  “I segni di quel sisma che sembrò spazzare via un intero paese, li portano sui loro corpi i membri più giovani della popolazione”, racconta Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, che nel paese opera da decenni. “Bambini che nel 2010 hanno perso degli arti, braccia, gambe, e che oggi sono ragazzi che camminano con le stampelle. Individui che fanno più fatica a sopravvivere in un paese che già mette a dura prova tutti i suoi abitanti. Ma le ferite appaiono a colpo d’occhio anche nelle strade, dove ancora sono visibili macerie, palazzi distrutti”.

Ascolta l’intervista a Mariavittoria Rava

Soccorsi intensivi giorno e notte

Gli aiuti furono immediati e a largo raggio. “Per moltissimi giorni la Fondazione Francesca Rava – aggiunge la presidente dell’organizzazione – ha lavorato, insieme a Protezione Civile, Marina Militare, Vigili del Fuoco e Carabinieri arrivati dall’Italia, giorno e notte, scavando fra le macerie, portando acqua alla popolazione rimasta prigioniera. I nostri medici in prima linea operavano i gravissimi feriti che pervenivano all’ospedale Saint Damien, struttura realizzata e sostenuta dalla Fondazione, unico nosocomio pediatrico ad Haiti, che assiste 80mila bambini l’anno”.   

La drammatica situazione di oggi

Il ricordo del quel terremoto si innesta su uno scenario odierno del Paese, mai così drammatico: “In tanti anni non abbiamo mai visto nulla di simile – spiega Rava – non solo per l’ultimo terremoto che in agosto a colpito l’isola, ma soprattutto in termini di instabilità politica, caos, terrore nelle strade per la dilagante violenza di gruppi che distribuiscono armi e proiettili. Regna l’anarchia. In un contesto in cui la popolazione ha fame”.

La straordinaria resilienza degli haitiani

Ma nel buio di tanta devastazione, brilla la capacità di rialzarsi di questo popolano: “Haiti vanta una popolazione meravigliosa – conclude Mariavittoria Rava-: è composta di tantissimi giovani che hanno una grande voglia di fare. Ragazzi che vengono dalla strada, che da potenziali delinquenti, sono diventato medici, infermieri, piccoli imprenditori che producono pannelli solari, pane, pasta, che coltivano alberi da frutto. È un Paese che merita finalmente pace e ordine, anche con un intervento dall’esterno che dia sostegno concreto. Noi ci saremo sempre”.

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