Il governo di Port-au-Prince ha prorogato lo stato di emergenza fino al 3 maggio. Intanto, peggiorano ogni giorno di più le condizioni di salute dei pazienti della struttura sanitaria nella capitale, gestita dall’ordine dei Chierici Regolari dei Ministri degli Infermi. Il direttore, padre Robert Daudier: “I malati hanno paura di incontrare uomini armati per strada, quando arrivano da noi sono ormai in condizioni gravi”
Jean-Benoît Harel – Città del Vaticano
Nel dipartimento occidentale di Haiti, che comprende anche la capitale Port-au-Prince, lo stato di emergenza è stato prorogato di un mese. La decisione è stata presa dal governo uscente e il decreto, firmato dal primo ministro ad interim Michel Patrick Boisvert, prevede anche l’estensione del coprifuoco notturno fino al 10 aprile. Le gang continuano a creare scompiglio nella capitale haitiana. Uno dei loro leader, definito l’uomo più temuto del Paese, Jimmy Chérisier, noto anche come “Barbecue”, ha tentato senza successo nei giorni scorsi di arrivare al Palazzo Nazionale nel quartiere centrale di Champ de Mars. Le bande sono invece riuscite a prendere controllo dell’Ospedale Universitario Generale, il più grande del Paese. Nel nord della capitale, padre Robert Daudier, dei Chierici regolari Ministri degli Infermi, meglio conosciuti come i Camilliani, dirige l’ospedale Saint-Camille e cerca di portare avanti la sua missione: accogliere tutti i pazienti e offrire loro assistenza.
La difficoltà di reperire cibo e medicine
Padre Robert e il suo staff di 285 persone subiscono quotidianamente la violenza delle bande che controllano la zona dell’ospedale. “C’è un gruppo armato – spiega – che ha barricato le strade e per noi è difficile uscire a rifornirci”. Così le scorte di medicinali e di cibo vengono razionalizzate e distribuite a goccia a goccia. E raramente è possibile far passare un’ambulanza per i rifornimenti. Una decisione carica di responsabilità, spiega padre Daudier.
Accogliere e curare tutti
I membri della banda non di rado arrivano anche nell’ospedale di padre Daudier, a volte vengono per chiedere denaro, a volte per chiedere cure, “e quando vengono con qualcuno ferito da proiettili – racconta il direttore – che è una cosa frequente negli ultimi tempi, sono molto aggressivi con il personale”. Non è possibile alcun dialogo con questi uomini, che se ne vanno il prima possibile e che, spesso, non sono altro che subordinati a potenti capi banda. Ma padre Robert insiste sul fatto che è suo dovere offrire assistenza, anche a coloro che traumatizzano la popolazione locale. “Ci occupiamo di questi uomini come di qualsiasi altro paziente – spiega – e molto spesso sono vittime di operazioni decise dai loro leader”.
Una situazione sempre più grave
Nel suo ospedale soltanto la metà dei 125 letti sono occupati. I pazienti sono riluttanti ad andare per farsi curare a causa dell’insicurezza nelle strade. “Hanno paura di incontrare uomini armati per strada – lamenta ancora il camilliano – quindi i malati vengono in ospedale solo quando il loro stato di salute si deteriora. Così, quando arrivano, sono in condizioni gravi”. I letti inutilizzati ventono usati dal personale infermieristico che ha paura di uscire in strada. “Possono attaccare chiunque passi, anche i malati. Alcuni di loro sono davvero crudeli”, dice padre Robert che non nega il rischio di un attacco al suo ospedale: “Anche se serviamo tutti, non siamo immuni da questa possibilità”.