Andrea De Angelis e Marco Guerra – Città del Vaticano
Diplomazia a lavoro per la fine della guerra in Ucraina. Ieri la telefonata tra Washington e Pechino, nella notte il presidente ucraino Zelensky ha chiesto colloqui di pace “senza indugio” con Mosca, che invece vuole prima un testo su cui discutere come condizione essenziale per un vertice tra lo stesso Zelensky e il presidente russo Putin.
Negoziati per la pace
Un incontro, per il presidente ucraino, “è l’unica possibilità per la Russia di ridurre i danni causati dai propri errori”. Per il capo negoziatore russo, Medinsky, le delegazioni dei due Paesi devono concordare un trattato, il cui testo dovrebbe essere approvato dai governi. “Soltanto dopo – spiega – si potrà discutere la possibilità di un vertice”. Telefonata di quasi due ore nel pomeriggio di ieri tra il presidente americano Biden e l’omologo cinese, Xi Jinping. Pechino insiste sulla necessità del dialogo e del negoziato, criticando però sanzioni indiscriminate. Washington chiede alla Cina di usare la sua influenza perché il Cremlino ponga fine alla guerra, ed entrambe le parti ribadiscono il loro ruolo centrale per la pace nel mondo. “Attueremo tutti i nostri piani”, è l’avvertimento lanciato dal presidente russo Putin nel suo intervento per l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea nello stadio Luzhniki di Mosca, dove ha detto che l’operazione militare in Ucraina è stata decisa per evitare un genocidio. Il Cremlino ha “di nuovo rigettato sull’Ucraina la responsabilità della guerra” durante una telefonata con il presidente francese Macron, secondo quanto riferisce in queste ore l’Eliseo.
I russi controllano Mare d’Azov
Dopo giorni di devastanti bombardamenti l’esercito russo a sfondato le linee a Mariupol, come ha confermato il sindaco della città portuale, riferendo che oltre l’80% degli edifici è danneggiato o distrutto. I 300mila abitanti sono stremati, scarseggiano sempre più viveri e acqua, fortunatamente sembra che il bombardamento di questa settimana del teatro usato come rifugio da centinaia di persone non abbia causato vittime. Ora le truppe di Mosca controllano completamente il mare d’Azov e la striscia di litorale ucraino che va dalla Crimea al Donbass. Per allargare il controllo sul mar Nero, adesso gli attacchi si potrebbero concentrare verso Mikolayiv, che ieri ha subito nuovi bombardamenti, colpita una caserma in periferia, dove hanno perso la vita 45 soldati ucraini. Missili anche su Leopoli, colpita la zona vicina all’aeroporto della più occidentale delle grandi città dell’Ucraina.
Frena l’accerchiamento di Kiev
Intanto prosegue l’assedio di Kiev, ma lo stato maggiore dell’esercito ucraino riferisce che sono stati fermati tutti i tentativi di accerchiamento della capitale, che il nemico non riesce ad avanzare e che è stato ucciso un quinto generale russo. Le intelligence occidentali confermano le difficolta nell’avanzata russa e le gradi perdite tra le truppe. In questo quadro drammatico si tira un sospiro di sollievo per il ripristino dell’elettricità alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, rimasta danneggiata dopo l’attacco delle forze russe della scorsa settimana.