Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Per la precisione sono 1918 i bambini scomparsi dal 24 febbraio, giorno di inizio del conflitto. Secondo le autorità ucraine, la maggior parte dei minori proviene dalle zone di Donetsk, Mariupol, Kiev e Kharkiv. Non si sa nulla di loro: se siano rimasti vittime dei bombardamenti, se si siano trasferiti o se addirittura siano espatriati grazie agli interventi umanitari internazionali.
A Mariupol si contano le vittime
Il conflitto, intanto, appare sempre cruento nel Donbass. I miliziani locali, insieme con l’esercito russo, secondo fonti di Mosca, avrebbero sfondato la difesa ucraina nella regione di Lugansk. A Mariupol, città martire, caduta dopo un lungo assedio, si contano già 22 mila vittime ed emergono 200 corpi senza vita tra le macerie di un rifugio; ennesimo orrore che si accompagna allo spettro della fame.
Mosca rifiuta il piano negoziale italiano
Intanto i tentativi di avviare percorsi diplomatici appaiono ancora in fase di stallo. Il presidente Zelensky annuncia che l’Ucraina tornerà ai colloqui con Mosca solo quando i russi si ritireranno completamente dai territori occupati. Una proposta decisamente irricevibile da Mosca. E anche l’ipotesi di un tavolo negoziale sembra allontanarsi ancora dopo la bocciatura del piano italiano da parte di Mosca. L’Unione Europea, poi, va verso una divisione al Consiglio di lunedì prossimo sul blocco degli acquisti del petrolio russo, questione su cui l’Ungheria ha posto il veto.
Si discute sullo sblocco del grano ucraino
Mosca si dice, invece, pronta a consentire corridoi per far passare le navi con il grano sinora bloccato nei porti ucraini sul Mar Nero, ma solo se verranno revocate le sanzioni occidentali. Si tratta di oltre 20/25 milioni di tonnellate di frumento e altri cereali. La Russia disponibile anche allo scambio di prigionieri, ma solo dopo che i militari arresisi all’acciaieria Azovstal di Mariupol saranno processati.