Guerra in Ucraina, Mosca minaccia di abbandonare l’accordo sul grano

Vatican News

Il ministro degli esteri, Lavrov, minaccia l’uscita dall’accordo se non saranno esportati anche prodotti russi. Intanto Kyiv rivendica la Crimea e fa sapere che 31 bambini sono rientrati in Ucraina dopo essere stati fatti trasferire illegalmente in Russia

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

La Russia potrebbe abbandonare l’accordo che ha sbloccato le esportazioni di grano dai porti dell’Ucraina, tramite un corridoio sicuro nel mar Nero, se non sarà permessa l’esportazione anche di prodotti russi. “Se non ci saranno progressi positivi nel rimuovere gli ostacoli per le esportazioni di grano e fertilizzanti russi, valuteremo se questo è un accordo necessario”, ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov durante una conferenza stampa congiunta con l’omologo turco Mevlut Cavusoglu ad Ankara. Il documento, firmato con la mediazione della Turchia, è stato rinnovato di recente ed ha permesso di sbloccare una situazione che minava la sicurezza alimentare di diversi Paesi, compresi alcuni Stati africani. 

Lo stallo dei negoziati

Non si arresta il botta e risposta a distanza tra Mosca e Kyiv sulla possibilità di tenere negoziati. Mosca ha parlato di Pechino come di “una potenza seria, che non cambia posizione così rapidamente sotto l’influenza esterna”. Lo ha detto Peskov, portavoce del presidente russo Putin, in riferimento alla visita a Pechino del presidente francese Macron e della presidente della Commissione europea von der Leyen. In Cina è atteso anche il presidente brasiliano Lula che, come riportano i media del suo Paese, in merito a un possibile piano di pace ha suggerito a Kyiv di cedere la Crimea alla Russia. “Anche Zelensky non può volere tutto”, le parole di Lula. “Non c’è alcuna ragione legale, politica o morale per cui l’Ucraina debba cedere anche solo un centimetro del suo territorio”, è stata la risposta del portavoce della diplomazia ucraina Ole Nikolenko, poi in serata ha parlato lo stesso Zelensky che ha definito “inevitabile” il fatto che la Crimea torni ad essere ucraina. A Mosca, nel frattempo, è arrivata l’accusa ufficiale di spionaggio nei confronti del giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, arrestato il 30 marzo. 

Stati Uniti e Nato

Sarebbero stati diffusi su canali Telegram e profili Twitter i piani segreti degli Stati Uniti e della Nato per supportare l’Ucraina nella controffensiva contro la Russia. Il Pentagono sta indagando per individuare i colpevoli di una così grave fuga di notizie. A riferirlo è la Cnn citando fonti del Pentagono. I funzionari statunitensi affermano che i documenti sono vere e proprie diapositive, parte di un più ampio programma di intelligence giornaliero prodotto dal Pentagono sulla guerra, ma sembra che i documenti siano stati modificati in alcuni punti. Il vice segretario stampa del Pentagono, Sabrina Singh, non ha voluto pronunciarsi sulla legittimità dei documenti, ma ha dichiarato in un comunicato che il Dipartimento della Difesa è “al corrente delle segnalazioni dei post sui social media, e il Dipartimento sta esaminando la questione”. Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’Ufficio del presidente ucraino Zelensky, ha dichiarato sul suo canale Telegram di credere che dietro la presunta fuga di notizie ci siano i russi. Podolyak ha affermato che i documenti diffusi non sono autentici, non hanno “nulla a che fare con i veri piani dell’Ucraina” e si basano su “una grande quantità di informazioni fittizie”. 

Il rientro di 31 bambini ucraini

Trentuno bambini sono tornati in Ucraina dopo essere stati portati illegalmente in Russia. Ad affermarlo è il fondatore di Save Ukraine, Mykola Kuleba, un’organizzazione umanitaria con sede a Kyiv, secondo quanto riferisce sempre la Cnn. I bambini, che portavano valigie e sacchi con i loro effetti personali, sono stati accolti dai volontari dopo aver attraversato il confine con l’Ucraina a piedi. “I bambini rapiti dai russi dalle regioni di Kherson e Kharkiv hanno finalmente attraversato il confine con le loro famiglie e ora sono al sicuro”, ha detto Kuleba. “Sia i bambini che i loro genitori dovranno recuperare fisicamente e psicologicamente. Continueremo a prenderci cura di loro fino a quando le famiglie non saranno tornate nelle loro case”, ha aggiunto.