Chiesa Cattolica – Italiana

Guerra in Sudan, la denuncia dell’Onu: “Situazione orribile”

Non accenna a spegnersi la guerra civile scoppiata nel Paese africano il 15 aprile scorso. Le Nazioni Unite guardano con preoccupazione alla crisi in Darfur. Negli ultimi giorni 800 persone uccise da bande armate nella parte nord occidentale del Paese, altre 8 mila hanno trovato rifugio negli Stati vicini

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

Sono più di 9 mila le vittime del conflitto armato esploso in Sudan, il 15 aprile scorso, tra l’esercito regolare sudanese del generale Abdel Fattah al-Burhan e i paramilitari delle Rapid Support Forces. Secondo i dati forniti dall’Unhcr, sono circa cinque milioni gli sfollati all’interno del Paese, e più di un milione le persone fuggite negli Stati vicini come Ciad, Egitto, Sud Sudan, Etiopia e Repubblica Centrafricana. La maggior parte  sono donne e bambini, costretti a lasciare la loro terra per l’ondata di violenza che ha coinvolto tutto il Paese. Dal 26 ottobre scorso a Jedda, sono ripresi i negoziati mediati da Arabia Saudita e Stati Uniti per aprire corridoi umanitari e ottenere una tregua, purtroppo senza un esito positivo.

La situazione in Darfur

Una vera e propria mattanza è quella avvenuta invece nel Darfur Occidentale, ad Ardamta. Secondo testimonianze oculari, più di mille membri della comunità Masalit sono stati uccisi durante i gravi attacchi delle Forze di sostegno rapido e delle milizie ad esse affiliate. L’Alto Rappresentato Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha parlato di “situazione orribile”: “Queste ultime atrocità sembrano far parte di una più ampia campagna di pulizia etnica”, ha dichiarato, ricordando la necessità di rispettare il diritto internazionale che, in caso di conflitto, richiede di tutelare prima di tutto la popolazione civile.

Distrutto il ponte tra Omdurmam e Khartum

Intanto ieri, domenica 11 novembre, è stato fatto saltare il ponte strategico che collega due sobborghi della capitale Khartoum. Lo si apprende da un comunicato diramato dall’Esercito regolare che sottolinea: “Si tratta di un nuovo crimine che va ad aggiungersi ai tanti già commessi contro la nazione e contro il popolo”. Le Rsf (Forze di sostegno rapido), guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, non hanno ancora commentato l’episodio. Il ponte era sotto il controllo dell’ esercito sudanese e veniva utilizzato per i movimenti delle truppe tra Omdurman e Khartum Nord. 

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