Guerra in Medio Oriente, telefonata tra Francesco e Mahmoud Abbas

Vatican News

Il Papa ha avuto una conversazione con il presidente palestinese, confermata dal direttore della Sala Stampa vaticana. L’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta l’indicazione di Abbas dell’importanza che il Vaticano continui gli sforzi per arrivare ad un cessate il fuoco immediato

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Il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha confermato che il Papa e Mahmoud Abbas si sono parlati ieri nel tardo pomeriggio. Il presidente palestinese – come informa l’agenzia palestinese Wafa – durante la telefonata ha espresso il suo apprezzamento per il ruolo e gli sforzi di Francesco nel sostenere gli sforzi di costruzione della pace nella regione e nel mondo. Abbas ha quindi sottolineato l’importanza vitale che il Vaticano continui i suoi sforzi per garantire un cessate il fuoco immediato, sottolineando la necessità di risparmiare ai civili gli orrori della guerra. Mahmoud Abbas – riferisce la Wafa – ha quindi indicato l’urgenza di creare corridoi umanitari permanenti per la consegna di forniture mediche e alimentari e la fornitura di acqua ed elettricità a Gaza.

Le preoccupazioni del Papa

Francesco, sin dall’inizio del conflitto, lo scorso 7 ottobre, a più riprese ha ripetuto i suoi appelli di pace, affermando la necessità di raggiungere un cessate il fuoco, di liberare gli ostaggi nelle mani di Hamas e di permettere il tempestivo passaggio degli aiuti umanitari diretti alla popolazione di Gaza. Il Papa, che ogni giorno è in contatto con la parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, attraverso il vice parroco, padre Youssef Asaad, suor Nabila Saleh, delle Suore del Rosario di Gerusalemme, e attraverso il parroco stesso, ad oggi ancora bloccato a Betlemme, padre Gabriel Romanelli, nei giorni scorsi, il 22 e il 26 ottobre, aveva anche avuto colloqui telefonici con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, durante i quali aveva indicato la necessità di trovare percorsi di pace e la speranza di poter arrivare alla soluzione dei due Stati con uno statuto speciale per Gerusalemme.