Chiesa Cattolica – Italiana

“Guerra delle targhe”: sale la tensione al confine tra Serbia e Kosovo

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Tutto è cominciato quando il governo del Kosovo, che si è dichiarato indipendente dalla Serbia nel 2008, ma non è riconosciuto da Belgrado, Mosca, Pechino e altri Paesi delle Nazioni Unite, ha stabilito che i veicoli provenienti dalla Serbia, per entrare nel suo territorio, devono essere registrati con targhe provvisorie, valide 60 giorni, con l’emblema “Ks”. Belgrado già dal 2008 impone ai veicoli kosovari di esporre targhe serbe per poter circolare. 

Pristina: inviata polizia per le violenze dei manifestanti

Pristina giustifica l’invio delle forze di polizia nelle cittadine di Jarinje e Brnjak, perché gruppi di cittadini armati della minoranza serbo-kosovara hanno aggredito automobilisti con la targa del Kosovo, dato fuoco a uffici del registro automobilistico dove vengono distribuite le targhe, e bloccato le due principali strade del Paese, con gravi danni al commercio. Ieri caccia dell’aviazione serba hanno sorvolato la frontiera: erano anni che la tensione tra i due Paesi non cresceva a questi livelli.

Manifestanti della minoranza serba in Kosovo, bloccano le strade contro la decisione di Pristina di imporre targhe provvisorie ai veicoli registrati a Belgrado

Borrell (Ue) alle parti: ritirare forze speciali e blocchi stradali

Il capo della diplomazia dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha esortato ieri sera Serbia e il Kosovo a calmare le tensioni, “ritirando immediatamente le unità speciali di polizia e smantellando i blocchi stradali”. Qualsiasi ulteriore provocazione, ha detto, è inaccettabile. “È essenziale che Belgrado e Pristina mostrino moderazione e riprendano il dialogo” sotto la guida di Bruxelles, ha twittato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha parlato per telefono con il presidente serbo, Aleksandar Vucic, e il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti.

Il premier kosovaro: “La Serbia vuole militarizzare la crisi”

Quest’ultimo ha fatto appello all’Occidente: “E`chiaro che Vucic vuole militarizzare questa crisi, non lasciateci soli”. Negli ultimi tempi Vucic ha stretto rapporti sempre più forti con la Russia, alleato storico di Belgrado, che non ha riconosciuto (come anche 5 paesi Ue) l’indipendenza del Kosovo, e con l’Ungheria di Viktor Orbán.

Vucic (Serbia): i blindati di Pristina da una settimana al confine

Il presidente serbo Vucic, dal canto suo, ha deplorato la mancanza di reazione della comunità internazionale all'”occupazione totale per più di una settimana del nord del Kosovo da parte di veicoli blindati di Pristina”. “Tutti sono improvvisamente preoccupati alla vista di elicotteri e aerei serbi sopra la Serbia centrale”, ha aggiunto, assicurando che Belgrado si si comporterà sempre “in modo responsabile e serio”.

Dal 2013 dialogo tra i Paesi moderato dall’Unione Europea

“Vogliamo che Pristina ritiri le sue forze e annulli la decisione sulle targhe. Nessuno qui vuole un conflitto e spero che non ce ne sarà uno”, ha detto alla France Presse un manifestante di 45 anni, vicino al valico di frontiera di Jarinje. Kosovo e Serbia nel 2013 si erano impegnati al dialogo sotto l’egida dell’Unione Europea. L’indipendenza di Pristina è riconosciuta da 110 nazioni del mondo, tra i quali Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia e la maggior parte dei Paesi occidentali.

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