Chiesa Cattolica – Italiana

Grecia, proseguono senza successo le ricerche dei migranti dispersi

Continua la ricerca dei passeggeri del peschereccio naufragato a largo del Peloponneso mercoledì 14 giugno, nel punto in cui si mescolano le acque del Mar Ionio e del Mar Egeo

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

“Non abbiamo ancora tutte le informazioni, ma questa sembra essere la più grande tragedia avvenuta nel Mar Mediterraneo”. Ad affermarlo è la commissaria UE per gli Affari interni, Ylva Jhoansson, in riferimento al naufragio di Pylos che conta ancora circa 600 dispersi, 78 morti e 104 sopravvissuti. Alcuni di questi testimoniano che la stiva era piena di bambini, circa un centinaio quelli che mancano all’appello. Per tre giorni gli uomini a bordo sono rimasti senza cibo nè acqua, sette persone sono morte di stenti. Anche il Papa ieri, domenica 18 giugno, all’Angelus ha chiesto di pregare per quanti hanno perso la vita nell’immane tragedia.

Le responsabilità 

Intanto ci sono novità sull’accertamento delle responsabilità del naufragio. Una nave commerciale, avvicinatasi al peschereccio nelle prime ore del tramonto ha testimoniato con un video che il mare era calmo. Il cargo, battente bandiera maltese, era riuscito infatti a far arrivare a bordo un piccolo carico contenente aiuti per i migranti. Le immagini mostrano un’imbarcazione stracolma, ferma da diverso tempo a centinaia di metri dalla costa, in “distress”, ovvero in una condizione di difficoltà tale da dover far scattare i soccorsi. Atene, dal canto suo, continua a declinare la propria responsabilità dichiarando di aver tentato di trainare il peschereccio verso la riva. Gli stessi migranti avrebbero slegato la corda di salvataggio dicendosi non in pericolo e desiderosi di continuare la navigazione verso le coste italiane.

Arrestati in Pakistan 10 trafficanti di uomini         

Le autorità pakistane hanno fatto sapere di aver arrestato dieci persone coinvolte nel traffico di esseri umani e legate alla tragedia del Peloponneso. Nove di queste nella regione del Kashmir, da cui il maggior numero delle vittime del naufragio greco proveniva. Una decima persona è stata arrestata nella città di Gujrat, il punto di partenza per il viaggio dei migranti attraverso l’Iran prima di raggiungere i porti mediterranei. Il primo ministro Pakistano Shehbaz Sharif ha ordinato un giro di vite immediato contro gli agenti coinvolti nel traffico di persone, dicendo che sarebbero stati “severamente puniti”. Molti giovani lasciano il Paese alla volta dell’Europa nella speranza di una vita migliore, tanti trovano la morte in mare. Il presidente del senato del Pakistan, Sadiq Sanjrani, ha fatto sapere che sono circa 300 i dispersi nel naufragio. Tra i sopravvissuti c’è chi racconta di come le persone di origine pakistana siano state costrette ad affrontare la traversata sottocoperta mentre le altre nazionalità erano state ammesse sul ponte superiore dove, in caso di capovolgimento, avevano maggiori possibilità di sopravvivere. Oggi nel Paese è stato dichiarato lutto nazionale.

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