Giancarlo La Vella e Felipe Herrera – Città del Vaticano
Sabato 4 dicembre il Papa lascerà Cipro alla volta della Grecia, seconda tappa di questo viaggio apostolico. Il Santo Padre sarà ad Atene e anche a Lesbo, uno dei punti di passaggio della cosiddetta rotta balcanica che i migranti percorrono per cercare di arrivare in Europa. Lì Francesco già si recò 5 anni fa in visita al campo profughi di Moria. Nella capitale il Papa sarà accolto tra gli altri dalla comunità cattolica di rito bizantino. Una piccola comunità – afferma nell’intervista a Radio Vaticana-Vatican News – il vescovo Manuel Nin Güell, esarca apostolico – ma molto attiva e vivace.
Potrei avere, monsignor Nin, una descrizione della comunità greca di rito bizantino che si trova ad Atene e anche qual è la vostra presenza nel popolo di Dio?
L’esarcato greco-cattolico è una realtà che si è formata ad Atene quasi 100 anni fa, da fedeli arrivati come profughi fuggiti dalla guerra greco turca. Siamo una realtà cattolica, viviamo in piena comunione con la Chiesa cattolica e con il vescovo di Roma. Siamo una comunità numericamente piccola, formata da tre realtà ecclesiali e etniche anche diverse. Abbiamo dei fedeli greci, abbiamo dei fedeli ucraini, che formano la parte maggioritaria della nostra Chiesa, e abbiamo anche fedeli caldei, cioè di tradizione siriaca cattolici provenienti dall’iraq dalla Siria, che hanno dovuto fuggire sono anche loro profughi e rifugiati durante le guerre che hanno colpito la regione mediorientale. Quindi siamo una realtà ecclesiale piccola, ma una realtà, direi, molto vivace con un vescovo e 8 sacerdoti.
Papa Francesco guarda con tantissimo affetto a tutte le realtà piccole, alle minoranze e anche a tutti quelli che abitano in periferia e in modo particolare ai rifugiati, coloro che voi accogliete in gran numero. Per voi che cosa significa e come vi state preparando ad accogliere il successore di Pietro ad Atene?
Ci stiamo preparando in modo molto attento. Si sono svolte alcune conferenze nelle nostre parrocchie. Ne abbiamo due: una ad Atene e un’altra nel nord della Grecia, a 450 km di distanza dalla capitale. Sono stati incontri per preparare i fedeli ad accogliere il vescovo di Roma. Quindi la nostra sarà un’accoglienza ecclesiale e non solo festosa. Sì, ci sarà anche quella, ma soprattutto sentire che il vescovo di Roma viene a confermarci nella nostra fede, a confermare le nostre Chiese. Quindi, ripeto, siamo una comunità numericamente piccola che cerca di vivere la propria fede nella liturgia e nella carità. La Caritas del nostro Esarcato accoglie cattolici, ortodossi e musulmani, dando loro cibo, medicine, vestiti. Cioè voglio sottolineare questa dimensione di carità, che in fondo è quello che abbiamo ricevuto noi quando 100 anni fa siamo arrivati ad Atene. Quindi è un continuare questa tradizione della fede vissuta nella carità.
Con quale emozione la comunità greco-cattolica sta aspettando il Papa?
Diciamo che i fedeli sono entusiasti, benché siano consapevoli che a causa del Covid molti di loro vedranno il Pontefice attraverso gli schermi o la televisione. L’ingresso nei luoghi dove il Pontefice presiederà le liturgie sono contingentati fa piacere del regalo a liturgia, sono molto limitati, ma malgrado questo nei fedeli c’è grande entusiasmo per questa visita dal Papa.