Chiesa Cattolica – Italiana

Grech: un cuore “disarmato” sa ascoltare la voce di Dio che parla negli ultimi

In occasione dell’odierna solennità del Sacro Cuore di Gesù, nella chiesa centrale dell’Università Cattolica di Roma, una concelebrazione eucaristica presieduta dal segretario generale del Sinodo, con monsignor Giuliodori, assistente ecclesiastico generale. Al termine, al porporato e a Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, consegnati gli omaggi dell’Ateneo per aver testimoniato i valori a cui esso si ispira

Adriana Masotti – Città del Vaticano

La solennità del Sacro Cuore di Gesù introduce in modo particolare alla riflessione sull’ascolto del “cuore di Dio”, per cercare di imitarlo, e sul processo sinodale in corso che chiede alla Chiesa proprio di imparare ad ascoltare. L’Università Cattolica di Roma festeggia questa solennità con una concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, che pronuncia l’omelia centrandola proprio sulla necessità di “educare” il cuore all’ascolto. Con il cardinale Grech l’assistente generale dell’Ateneo, monsignor Claudio Giuliodori. Tra i presenti alla celebrazione Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione. Sia a Grech che a Ruffini, al termine della celebrazione, vengono consegnati gli omaggi della Cattolica, in quanto personalità che con la loro vita e il loro impegno hanno testimoniato i valori a cui si ispira l’Ateneo. 

Grech: la vita universitaria laboratorio di sinodalità

Nella omelia della Messa, il cardinale Grech si rivolge ai giovani studenti dell’Università Cattolica definendoli nella Chiesa, oggi, “una vivente ‘parola di Dio’ che ci interroga”. L’esperienza che insieme vivono “nella condivisione dello studio, nella formazione data e ricevuta, nella ricerca, nel lavoro quotidiano, nella costruzione della vostra vita e nell’impegno ad essere al servizio gli uni degli altri e a servizio del bene comune”, afferma, è l’apporto più grande che possono offrire alla Chiesa e alla società.  Il loro può essere anche 
“laboratorio di sinodalità”.

Educare il cuore all’ascolto

Ricorda le parole di Gesù: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” e precisa che nella Bibbia il cuore “è il luogo dell’intelligenza, della coscienza, delle decisioni. E per fare questo, nel cuore e con il cuore soprattutto si ascolta”. Ma per ascoltare veramente occorre “educare” il cuore che significa “fare spazio a Dio e agli altri”, prendendosi qualche pausa dal frenetico ritmo quotidiano. Fare spazio a Dio, prima di tutto nella preghiera e nell’adorazione chiedendo con audacia a Dio cose grandi. “Un giovane – prosegue il cardinale Grech – deve necessariamente sentirsi chiamato a fare cose grandi! Non sarebbe giovane se non fosse così. Dobbiamo lasciare ai giovani di essere audaci, di pensare in grande. Non possiamo fare diversamente perché anche Dio pensa così per loro, per la loro esistenza”. 

La preghiera più audace è chiedere un cuore docile

L’esempio che Grech cita è quello del giovane Salomone di cui parla la Bibbia. “Il novello re si mostra audace nella preghiera”, si legge. Al Signore Salomone chiede un cuore docile che sappia distinguere il bene dal male. E “un cuore docile”, significa un cuore capace di ascoltare la Parola di Dio e quindi disponibile a fare la sua volontà liberandosi “da ogni resistenza, da ogni tentazione di fuggire davanti alle difficoltà”.

La Parola di Dio incarnata nel Popolo santo, specie nei piccoli

La Parola di Dio però non la si trova solo nelle Sacre Scritture, ma anche facendo “attenzione alla voce del Popolo di Dio” e in particolare a quella dei più piccoli e degli esclusi. “La voce del Popolo santo di Dio è un ‘registro’ spesso trascurato da chi vuole conoscere il progetto di Dio – osserva il cardinale Grech -. Nel povero noi incontriamo il Cristo che è la Parola incarnata. Se facciamo spazio e diamo attenzione al povero, in altre parole, diamo anche spazio nel nostro cuore alla Parola”. 

Mitezza e umiltà, le vie vissute da Gesù

Due le vie indicate da Gesù per avere un cuore capace di ascoltare veramente Dio e i fratelli: la mitezza e l’umiltà. “La mitezza è una via difficile per noi”, osserva il cardinale Grech, perchè la logica del mondo è opposta, ci spinge a “vivere tutto come competizione”, ma è “preziosa davanti a Dio”. Ed è lo stile vissuto da Gesù. La seconda è quella dell’umiltà. Gli umili sono “i piccoli”, sono coloro che nella vita si presentano “disarmati”. E il porporato dice: “Spesso noi pensiamo il contrario e ci armiamo il più possibile, quando entriamo in dialogo con qualcuno, per potergli rispondere, per difendere le nostre posizioni. Ma – afferma ancora il segretario generale del Sinodo – sperimentiamo che il nostro cuore in questa ‘corsa agli armamenti’ non può trovare pace, non può vivere un vero ed autentico ascolto, perché siamo più preoccupati di rispondere che impegnati ad ascoltare”. E’ invece un cuore disarmato il segreto della vera sapienza. 

Ascoltare e insegnare l’ascolto 

“Parole semplici, ma impegnative”, mitezza e umiltà. Come viverle nella vita di ogni giorno? “Guardando a chi abbiamo di fronte – risponde il cardinale Grech – adoperandoci per lui o per lei senza riserve, gioendo con chi gioisce, piangendo con chi piange, mettendoci a servizio con i muscoli e la nostra intelligenza…”. E guardando ancora all’esperienza dell’Università, il  ripete che essa “è una scuola di ascolto, un laboratorio di autentica sinodalità. Un laboratorio di vita”. Il cardinale Grech esorta quindi i giovani studenti ad accogliere l’invito oggi di Gesù ad “imparare da lui”: imparare “ad ascoltare ed insegnare l’arte dell’ascolto”. E conclude affermando che “questo è un aspetto della missione delle Università nella vita della Chiesa: diventare scuola di “sinodalità”, perché laboratorio di ascolto vero, sull’esempio di Gesù, nella mitezza e nell’umiltà”.

La consegna degli omaggi dell’Ateneo

Come detto, al termine della celebrazione eucaristica, il rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, consegna gli omaggi dell’Ateneo al cardinale Grech e a Paolo Ruffini, esprimendo l’apprezzamento e l’ammirazione di tutta la comunità universitaria per le due figure scelte quest’anno. Figure che in modi diversi incarnano, afferma, i valori che sono a fondamento dell’Ateneo stesso: entrambi, dice Anelli, sono esempio e guida per il nostro lavoro e il nostro compportamento. Legge quindi le motivazioni dei due riconoscimenti.

Consegna dell’omaggio dell’Ateneo al cardinale Grech

Grech, grande capacità organizzativa e grande generosità

Del cardinale sottolinea l’impegno all’interno del processo sinodale. “La grande impresa sinodale richiede una grande capacità organizzativa, affidata alla Segreteria Generale del Sinodo. Alla guida di tale organismo, profondamente ripensato nel corso degli ultimi anni, Papa Francesco ha chiamato una persona particolarmente preparata e capace. Pertanto, il riconoscimento che oggi l’Ateneo dei cattolici italiani desidera esprimere al cardinale Grech, è strettamente legato a quanto egli sta facendo con profondo senso ecclesiale e grande generosità”. In particolare, Anelli evidenzia il suo essere “autorevole e sapiente interprete della riorganizzazione della struttura sinodale, che non è più solo legata alla collegialità dei vescovi, ma sempre più alla stessa natura sinodale della Chiesa”, nel coinvolgimento dell’intera comunità ecclesiale.

Consegna dell’omaggio dell’Ateneo al prefetto Ruffini

Ruffini, rigore professionale e umanità

Leggendo le motivazioni del riconoscimento consegnato a Paolo Ruffini, Anelli afferma che l’Università Cattolica gli rende omaggio “per il suo pluriennale e articolato impegno nell’ambito della professione di giornalista e di comunicatore”, coniugando sempre “il rigore professionale di giornalista e la creatività artistica di direttore di rete con il suo tratto personale di grande umanità e di costante attenzione a costruire relazioni personali autentiche”. Nel ruolo di prefetto del Dicastero per la Comunicazione, prosegue il rettore, “ha portato a pieno compimento la riforma dell’intero sistema di comunicazione della Santa Sede, fortemente voluta da Papa Francesco fin dall’inizio del suo Pontificato”, con l’integrazione dei vari mezzi di comunicazione della Santa Sede. La voce del Papa, sottolinea, raggiunge così “un’audience potenziale di oltre 800 milioni di persone nel mondo, portando la testimonianza della forza universale del messaggio cristiano”.

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