Isabella Piro – Città del Vaticano
“Garantire la dimensione ecumenica del cammino sinodale”, perché “la sinodalità e l’ecumenismo sono processi del camminare insieme”: scrivono così i cardinali Mario Grech e Kurt Koch, rispettivamente segretario generale del Sinodo dei vescovi e presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, nella lettera congiunta inviata ai vescovi responsabili dell’ecumenismo. Il 9 ottobre, sottolinea la missiva, la Chiesa cattolica ha avviato “un processo sinodale senza precedenti” che è ora nella sua prima fase, ovvero quella diocesana. Di qui, l’invito a partire subito con l’ascolto della “totalità di coloro che hanno il privilegio di portare il nome di cristiani”, ossia tutti i battezzati, perché “una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto”. Non solo: i porporati sottolineano che “il dialogo tra cristiani di diverse confessioni, uniti da un unico battesimo, occupa un posto speciale nel cammino sinodale”.
L’ecumenismo è scambio di doni
Al contempo, poiché “l’ecumenismo può essere inteso come uno scambio di doni”, si ricorda che “uno dei doni che i cattolici possono ricevere dagli altri cristiani è proprio l’esperienza e la comprensione della sinodalità”. Come scrive Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gadium”, infatti, “nel dialogo con i fratelli ortodossi, noi cattolici abbiamo la possibilità di imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità. Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene” (246).
La prassi dei delegati fraterni al Sinodo
Inoltre, si sottolinea che l’organizzazione sinodale della Chiesa cattolica ha “significative implicazioni ecumeniche” che la rendono “un partner di dialogo più credibile”. I cardinali Grech e Koch ricordano poi che “la partecipazione dei delegati ecumenici al processo sinodale è diventata una prassi consueta” non solo all’interno del Sinodo dei vescovi, ma anche nei Sinodi diocesani. E ciò rappresenta “un’opportunità per favorire ulteriormente le relazioni ecumeniche a tutti i livelli della Chiesa”.
Partecipazione attiva al processo sinodale
Quindi, la lettera congiunta presenta alcune proposte che, opportunamente adattate ai vari contesti locali, potranno portare alla realizzazione della dimensione ecumenica del processo sinodale nelle diocesi e nelle Conferenze episcopali del mondo. Le proposte avanzate sono suddivise per specifiche fasce temporali: da ora e fino alla fine di novembre, nelle Chiese locali, i vescovi potranno inviare una lettera o visitare personalmente i responsabili delle principali comunità cristiane presenti sul territorio per informali sul processo sinodale, invitarli a partecipare alle riunioni diocesane pre-sinodali ed incoraggiarli ad inviare riflessioni scritte sul questionario incluso nel Documento preparatorio al Sinodo generale.
Promuovere sinodalità e unità dei cristiani
Invece, ai vescovi responsabili dell’ecumenismo all’interno delle Conferenze episcopali, si suggerisce di inviare, entro aprile 2022, una lettera ai rappresentanti delle altre comunità cristiane e dei Consigli nazionali di Chiese, affinché partecipino all’Assemblea che la Chiesa nazionale dedicherà al processo sinodale e presentino le loro osservazioni. In tal modo, concludono i cardinali Grech e Koch, “la dimensione ecumenica del processo sinodale promuoverà sia la sinodalità che l’unità dei cristiani”.
Tutte le fasi del Sinodo
Da ricordare che la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi si terrà in Vaticano tra due anni e sarà incentrata sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Ad aprire ufficialmente i lavori è stato Papa Francesco il 9 e il 10 ottobre, ma quella che si è aperta ora è solo la prima fase di un percorso lungo tre anni fatto di ascolto, discernimento, consultazione e suddiviso in tre fasi: diocesana, continentale, universale.
La prima fase, che le diocesi hanno inaugurato il 17 ottobre e che proseguirà fino al 15 agosto 2022 sotto la presidenza del vescovo locale, prevede la consultazione dei fedeli e servirà alla Segreteria generale del Sinodo per redigere il primo Instrumentum laboris. Quindi partirà la seconda fase che vedrà, fino al marzo 2023, il dialogo “continentale” delle Chiese sul suddetto Documento di lavoro. Da questo confronto la Segreteria sinodale ricaverà un secondo Instrumentum laboris che sarà diffuso nel giugno del 2023. Ad ottobre dello stesso anno, infine, si aprirà la terza e ultima fase, con il Sinodo “universale” in programma in Vaticano.