Grandi, Unhcr: la voce del Papa fondamentale per i rifugiati

Vatican News

La situazione dei rifugiati in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, le morti nel Mediterraneo e il ruolo indispensabile della società civile. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha incontrato Francesco alla vigilia della sua partenza per l’Africa

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

Dopo sei giorni nell’Ucraina martoriata dai bombardamenti, dove almeno 5 milioni di persone sono rimaste senza casa e altri 6 milioni sono dovuti fuggire oltreconfine, l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati è arrivato in Italia per affrontare il complesso dossier dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo. Dopo il colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Filippo Grandi incontra oggi i vertici del governo italiano impegnati in un aspro confronto con l’Unione Europea in materia d’immigrazione e nel pieno delle polemiche per il ruolo delle Organizzazioni non governative contro l’attività di ricerca e salvataggio in mare.

L’udienza con Papa Francesco

Lunedì mattina l’udienza in Vaticano con Papa Francesco e i vertici della Segreteria di Stato. Un incontro avvenuto proprio nell’iminenza del 40.mo viaggio apostolico in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan. Due Paesi attraversati da profonde e gravi crisi politiche e sociali, con conseguenze umanitarie drammatiche, ma anche due Stati che all’interno dei propri confini contano un numero incalcolabile di profughi e rifugiati, spesso in fuga da conflitti che si sviluppano in Paesi limitrofi. Il capo dell’Unhcr – intervenendo alla Radio Vaticana – non ha dubbi sul fatto che la voce di Papa Francesco nel contesto africano sia di fondamentale importanza.

Ascolta l’intervista a Filippo Grandi

Conflitti che alimentano la crisi dei rifugiati

“In questi ultimi trent’anni la violenza sui civili soprattutto sulle donne è stata terribile – spiega l’Alto Commissario Onu – quindi io spero che la voce del Papa possa ricordare al mondo che è importante sostenere le risposte umanitarie a queste crisi “. I tentativi di avviare dei processi di pace sono stati timidi e improduttivi e certamente la pressione creata da una così massiccia presenza di rifugiati provenienti da tutta l’Africa ha rappresentato un ulteriore elemento di tensione. “Sono situazioni molto complesse nelle quali il ruolo delle persone che fuggono, a volte, ha un’influenza anche nel conflitto e i rifugiati vengono in un certo senso presi tra due fuochi”. 

Papa Francesco e l’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi

La “fortezza” Europa

Per comprendere l’effetto dei conflitti e delle situazioni di crisi sull’esorbitante numero dei rifugiati nel mondo sarebbe sufficiente guardare a ciò che aviene in Ucraina. In un solo anno di guerra almeno 7 milioni di persone hanno trovato rifugio all’estero e 5 milioni risultano sfollati all’interno del Paese. Una crisi umanitaria che ha suscitato l’immediata solidarietà dell’Unione Europea che ha adottato lo strumento della protezione temporanea in favore dei profughi ucraini. Una misura che Filippo Grandi giudica non solo molto positiva, ma anche un modello per futuri interventi. “Se siamo riusciti in Europa ad accogliere così bene i rifugiati ucraini possiamo fare lo stesso anche con gli altri, perché anche se possono esserci sfide più complesse nell’integrazione e nell’accoglienza di altri gruppi, non si possono generare trattamenti discriminatori o differenziati, quindi applichiamo queste pratiche anche ad altri gruppi e io credo che faremo progressi nell’accoglienza”.

Ong e salvataggi in mare

Se sui temi dell’accoglienza in materia d’immigrazione il dibattito in Europa è acceso, in particolare per quanto riguarda la ripartizione del numero di rifugiati da parte degli Stati membri, infuria invece la polemica per il ruolo delle organizzazioni non governative nelle operazioni di ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo. “La società civile è un complemento estremamente importante all’azione dei governi. – spiega Filippo Grandi – Per quanto la Guardia costiera italiana faccia un eccellente lavoro di salvataggio, le risorse messe dall’Europa in queste operazioni non sono sufficienti e quindi la società civile supplisce a queste mancanze, non c’è dubbio. E questa azione va difesa e sostenuta.”