Golpe in Myanmar, vescovi: il 7 febbraio preghiera e digiuno

Vatican News

Lisa Zengarini – Città del Vaticano 

Mentre cresce in Myanmar la campagna di disobbedienza civile per protestare contro il golpe militare del primo febbraio che ha deposto Aung San Suu Kyi, la Conferenza episcopale birmana (Cbcm) invita i fedeli a partecipare domenica 7 febbraio a una speciale giornata di digiuno e di preghiera per la pace nel Paese.

“Esortiamo il clero a celebrare Messe con una speciale intenzione per la pace e a chiedere a tutti i cattolici di unirsi in preghiera, digiuno e nell’adorazione eucaristica”, si legge in una dichiarazione firmata da monsignor John Saw Yaw Han, segretario generale della Cbcm. La dichiarazione – riporta l’agenzia Ucanews – invita inoltre i vescovi delle 16 diocesi del Paese a rilanciare nelle loro omelie l’accorato appello al dialogo, alla non violenza e al ripristino della democrazia lanciato il 4 febbraio dal cardinale Charles Bo presidente della Conferenza episcopale.

Pace e democrazia unica strada possibile

All’appello, in cui l’arcivescovo di Yangon ha sottolineato che la pace e la democrazia sono l’unica strada possibile, è giunto in questi giorni il sostegno del cardinale Vincent Nichols,del cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles  (Cbcew) che in una breve dichiarazione si è unito alla preghiera per la riconciliazione in Myanmar e per la liberazione di tutti i prigionieri politici.

Mercoledì, intanto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto la liberazione di tutti gli arrestati, il rispetto dei diritti umani evitando il ricorso alla violenza e il ripristino del processo democratico, senza peraltro condannare esplicitamente il colpo di Stato per l’opposizione della Cina e della Russia. Inoltre ieri, l’Indonesia e la Malesia hanno chiesto la convocazione una riunione straordinaria dell’Asean, l’Associazione dei Paesi del sud-est asiatico,  di cui il Myanmar è membro.

Le proteste e la cronaca

La mobilitazione internazionale e le iniziative di protesta pacifica che si stanno moltiplicando nel Paese non fermano gli arresti di parlamentari, attivisti e funzionari legati al Lega nazionale per la democrazia (Nld). Tra questi Win Htein, uno dei leader leader del movimento arrestato il 5 febbraio. Dopo l’arresto il 1.mo febbraio, Aung San Suu Kyi è stata anche formalmente accusata di aver violato le leggi riguardanti l’import-export per il possesso di walkie-talkie nella sua abitazione.

Il colpo di Stato è avvenuto dopo la vittoria della Nld alle elezioni dell’8 novembre scorso contro il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP), sostenuto dall’esercito che ha contestato i risultati accusando la Ndl brogli. I militari che hanno controllato direttamente il potere nel Paese dal 1962 al 2011 , hanno dichiarato lo “stato di emergenza” per un anno affidando la guida del nuovo governo al generale Min Aung.