Chiesa Cattolica – Italiana

Gmg, dal Brasile a Lisbona “all’incontro con Cristo giovane”

Sono una ventina di giovani in rappresentanza di tutti i movimenti presenti nell’arcidiocesi del Nord del Brasile, alle porte dell’Amazzonia, che arrivano a Lisbona il 30 luglio accompagnati dal vescovo ausiliare de Assis Ribeiro. Testimoniano una pastorale giovanile in crescita, “più forte, più aperta, più dinamica” ci dice il presule, che in un Campo all’inizio di luglio, per 4 giorni, ha coinvolto più di mille ragazzi e ragazze

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Pellegrini a Roma sulla strada per la Gmg di Lisbona. Una scelta di molti gruppi di giovani di tutto il mondo, condivisa anche da 19 ragazze e ragazzi brasiliani dell’arcidiocesi di Belem, nello Stato settentrionale di Parà, la porta dell’Amazzonia. Accompagnati dal loro vescovo ausiliare, il salesiano monsignor Antonio de Assis Ribeiro, delegato per la pastorale giovanile e sociale, e in rappresentanza di tutti i movimenti e associazioni cattoliche di Belem, hanno visitato Roma dal 23 al 30 luglio. Si sono preparati per più di un anno con incontri mensili, che hanno creato una vera “squadra”, ci racconta Graciete Cardoso, volontaria del settore giovanile dell’arcidiocesi, che ha studiato alla Pontificia Università Salesiana di Roma.

Il “lavoro di squadra” per raccogliere i fondi per il viaggio

Una squadra che insieme ha raccolto i fondi necessari per il lungo viaggio attraverso l’Oceano, con tombolate, appelli su internet e sui social media, video promozionali. “La provvidenza di Dio ci ha aiutato davvero – assicura Graciete – senza, oggi non saremmo qui”. Ringrazia l’aiuto di tanti benefattori e delle parrocchie di Belem, che hanno destinato le offerte raccolte nelle Messe di una domenica a finanziare il loro pellegrinaggio. “È la volontà di Dio, essere qui a Roma e da domenica a Lisbona” ci dice. “Per noi è tutto nuovo, nessuno ha mai partecipato ad una Gmg, non sappiamo bene cosa succederà – aggiunge – ma speriamo poter fare l’esperienza di Dio nel nostro cuore, trovarci in sintonia con Lui e poi evangelizzare al ritorno altri giovani, portando a Belem questa nuova esperienza”.

Monsignor de Assis (a destra col cappello) parla ai giovani prima della visita alla Basilica di San Pietro

Ana: dalla Gmg mi aspetto “trasformazione ed inquietudine”

“Sono partita per la Gmg per fare un’esperienza di fede giovane, di gioia, di audacia, che mi faccia capire che come giovani siamo davvero parte della Chiesa Cattolica” ci dice Ana Catarina, coordinatrice del settore giovanile dell’arcidiocesi di Belem, consacrata della Comunità Restaurazione. “Noi giovani possiamo fare la differenza nel mondo – assicura – se sappiamo uscire da noi stessi per incontrare l’altro, accogliere l’altro, ma anche accogliere la nostra Chiesa che è una madre”. Al ritorno, Ana e i suoi compagni si impegnano a portare agli altri giovani “questa esperienza del Cristo giovane”. Dalle catechesi che ascolterà a Lisbona e dalle parole di Papa Francesco, spera di ricevere “trasformazione e inquietudine”, per imparare “ad accogliere con gioia, con amore, proprio come ci accoglie nostro Signore. A fare davvero questa evangelizzazione dell’accoglienza dell’altro con amore”.

Graciete: alla fine non saremo più gli stessi

“È vero che abbiamo partecipato ad incontri di settore, anche nazionali, con giovani di tutto il Brasile – conferma Graciete – ma la Gmg è unica, perché ci troveremo con giovani di tutto il mondo, con Papa Francesco che è il nostro riferimento e che ci darà un messaggio in più, che aspettiamo molto, perché è il padre della Chiesa. Questo scambio con tanti giovani arricchirà la nostra vita: non vediamo l’ora di ricevere questa ricchezza. Perché noi non saremo più gli stessi, dopo questa Giornata Mondiale della Gioventù”. “Torneremo in Brasile con la certezza che l’impegno, la fatica, valgono la pena – le fa eco Eduarda Sanches, vice coordinatrice del settore giovanile dell’arcidiocesi di Belem – ce lo hanno detto i nostri sacerdoti durante tutta la preparazione, ed è vero. Penso che i giovani di oggi, non solo in Brasile, ma in tutto il mondo, debbano imparare a valorizzare il proprio lavoro e sudore”. Eduarda si augura che a vivere l’esperienza della prossima Gmg, i giovani pellegrini da Belem possano essere molti di più, “grazie al messaggio che trasmetteremo al nostro ritorno”.

I giovani di Belem con il vescovo de Assis Ribeiro (in piedi al centro), in visita a Palazzo Pio, sede dei media vaticani

Eduarda: a Belem tanti giovani alla ricerca di sè stessi

Con Eduarda parliamo anche delle sfide e dei problemi dei giovani di Belem. “Sono quelli legati ad una gioventù che va di fretta, molto accelerata, che corre avanti, con molte distrazioni dal cammino pastorale, dal cammino ecclesiale. Ma questo porta anche una sfida esistenziale con sè stessi”. Per lei è una gioventù “che si muove ancora molto lentamente verso la scoperta di sé. E ci sono giovani malati, soprattutto di depressione”. Di questo, tra attività sportive, giochi, musica e cultura, i giovani dell’arcidiocesi brasiliana, tra i quali anche i 19 della Gmg, hanno discusso all’inizio di luglio nel Campo 2023 a Chácara Tagaste a Marituba.

Dom Antonio: un viaggio segno di comunione e sinodalità

Più di mille giovani di 62 parrocchie, 120 volontari e decine di movimenti giovanili hanno vissuto momenti di preghiera, discernimento, riflessione e grande gioia. “I giovani sono desiderosi di una pastorale giovanile multidimensionale, che tenga conto delle loro molteplici esigenze – aveva dichiarato allora monsignor Antônio de Assis Ribeiro – non possiamo pensare di evangelizzare i giovani solo attraverso la liturgia”. Il tema delle meditazioni era lo stesso della Gmg di Lisbona: “Maria si alzò e partì in fretta”. Anche i numeri confermano che a Belem la pastorale giovanile è in crescita: al primo Campo, nel 2022, avevano partecipato 375 giovani, 65 volontari e 25 parrocchie. Lo conferma, in questa intervista a Vatican News, monsignor de Assis Ribeiro:

Ascolta l’intervista a monsignor Antonio de Assis Ribeiro (Belem)

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/07/29/16/137249833_F137249833.mp3

Cosa significa per l’arcidiocesi di Belém aver creato questo gruppo e portarlo alla Gmg di Lisbona?

Per noi vuole essere un segno di comunione e di sinodalità. Questo evento rappresenta la mondialità della Chiesa cattolica e noi siamo parte della Chiesa cattolica. Questi giovani fanno parte di questa questo movimento sinodale attorno al Papa e quindi il nostro pellegrinaggio vuole rappresentare realmente questo senso di sinodalità, di comunione, di essere e sentire con la Chiesa.

I giovani brasiliani di Belem davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma

Quattro anni fa alla Gmg di Panama c’era solo un piccolo gruppo, perché la pastorale giovanile nell’arcidiocesi non era molto sviluppata. Cosa vi ha spinto a far crescere questa pastorale?

Io dicevo veramente loro che bisognava che l’arcidiocesi di Belem avesse una pastorale giovanile più forte, più aperta, più dinamica, che “osasse” di più. E allora abbiamo scritto un progetto insieme. Abbiamo fatto 7 o 8 assemblee giovanili, riunendo diverse spiritualità e carismi giovanili. Questo progetto è stato fatto e si è creato un movimento meraviglioso di organizzazioni giovanili. Oggi la pastorale giovanile della nostra diocesi è veramente forte. Addirittura tre settimane fa abbiamo fatto un Campo con 1070 giovani, che è durato quattro giorni. Quindi questo vuole essere una piccola rappresentazione del movimento, della gioia e dell’ottimismo giovanile nella nostra Chiesa.

Una ragazza ha parlato però anche di alcuni problemi, per i giovani nella diocesi di Belém, nella città, nel vostro Stato. La Chiesa che messaggio ha per questi giovani?

Sono problemi mondiali, per esempio quello della mancanza di senso. Questo è un problema vero, anche da noi. Però c’è anche il problema della povertà, della criminalità giovanile, i tanti giovani drogati, della criminalità organizzata. Ci sono tanti giovani che vogliono entrare all’università però non hanno la possibilità. E la Chiesa cosa fa? La Chiesa cerca di evangelizzare, dando anche la spinta della promozione umana. Non possiamo pensare una evangelizzazione senza la promozione umana. Attraverso lo sport, per esempio, l’oratorio festivo, noi stiamo cercando di mettere in atto diverse attività per prevenire anche il disagio giovanile.

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