Gmb, quell’intuizione di Alessandro e il “sì” di Francesco

Vatican News

Padre Giuseppe De Stefano, membro del comitato esecutivo della Giornata mondiale dei bambini, ricorda la genesi di questo evento, quando lo scorso anno un ragazzino chiese al Papa di avere un evento dedicato ai più piccoli in modo analogo a quando accade per i giovani da quasi quarant’anni: “Nel Vangelo Gesù mette al centro i bambini, oggi il Santo Padre ci chiede di fare altrettanto”

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

“Lo rivolgo prima di tutto a ciascuno personalmente, a te, cara bambina, a te, caro bambino, perché «sei prezioso» agli occhi di Dio, come ci insegna la Bibbia e come Gesù tante volte ha dimostrato”. Così Papa Francesco, nell’inviare il messaggio per la prima Giornata Mondiale dei Bambini ai piccoli di tutto il mondo. Una preziosità messa in luce con questo evento dal Vescovo di Roma e che vedrà proprio la capitale italiana protagonista, con l’incontro allo stadio Olimpico di oggi pomeriggio, sabato 25 maggio. Una centralità, quella dei bambini, presente anche nel Vangelo, come ricorda padre Giuseppe De Stefano, ospite di Radio Vaticana con Voi a poche ore dall’inizio dell’evento. 

Gesù e i bambini

Cosa vuol dire mettere al centro i bambini? “In questo ci aiuta il messaggio del Santo Padre che ci ricorda come nei bambini c’è tutta la novità del Vangelo, sono loro ad esprimere ciò che è la Chiesa, madre e bambina al tempo stesso”, risponde padre De Stefano. Un messaggio in cui Francesco ci ricorda che “tutti siamo figli e fratelli, e nessuno può esistere senza che qualcuno lo metta al mondo”, e poi invita “ad ascoltare i bambini, rimettendoli al centro come fece Gesù”. Questo per la Chiesa significa “ritornare alla freschezza dello Spirito, non chiudere gli occhi alla storia, perché il valore dei piccoli secondo il cuore di Dio non ci può portare a chiudere gli occhi dinanzi ai problemi che riguardano l’infanzia”. Il religioso cita dei dati recenti pubblicati dall’Unicef, con “400 milioni di bambini che vivono in aree di guerra”, con decine di migliaia di piccoli “uccisi e mutilati”, in media “20 al giorno”. 

Ascolta l’intervista a padre Giuseppe De Stefano

La genesi della Giornata 

In questa prima volta “c’è l’azione dello Spirito Santo, c’è lui che ha ispirato Papa Francesco attraverso la voce di un bambino, Alessandro, che in un podcast chiese di poter fare una Giornata Mondiale dei Bambini, come avviene già per i giovani con le Gmg”. Quel podcast è stato realizzato da Radio Vaticana – Vatican News nel luglio 2023. Il Papa rispose: “Questa è una bella idea, allora dovete venire a Roma con i genitori e con i nonni”, ricorda padre De Stefano, che ricorda come tutto nasce da lì, “come dice la Sacra Scrittura, dalla voce dei bimbi e dei lattanti”. Quindi l’organizzazione è passata al Dicastero per la Cultura e l’Educazione e, dopo l’annuncio dello scorso dicembre, “oggi – prosegue – avremo circa 100 mila bambini”. “Quando si moltiplica una ricchezza di carismi, doni ed intraprendenza, come la Comunità di Sant’Egidio, gli enti sportivi, varie associazioni, le scuole, si assiste ad un crescere di un coinvolgimento che oggi ha portato a questo, il tutto coordinato da padre Enzo Fortunato”. 

Bambini, adulti e anziani

Il Papa in numerose occasioni ha sottolineato l’enorme importanza del dialogo intergenerazionale. “L’ascolto non è solo sentire, ma anche aderire ed obbedire. Un’obbedienza che non significa sudditanza, ma – spiega il sacerdote – vuol dire fidarsi di chi ho ascoltato, che è un bene per me. Credo che gli adulti devono ascoltare i giovani e i bambini, che hanno il diritto di esprimere la loro novità, altrimenti non costruiamo una tradizione che prosegue con lo Spirito, ma facciamo archeologia. Al tempo stesso i giovani e i bambini devono ascoltare gli adulti senza la superbia di chi è nato imparato. Dove c’è l’ascolto c’è l’accoglienza, il rispetto, la dignità ed il bene”. Infine padre Giuseppe De Stefano sottolinea come Francesco abbia puntato grande attenzione “sui bambini e sugli anziani, che sono gli anelli più fragili della società. Gli anziani perchè non siano oggetto di scarto, i bambini perché siano educati nella loro sacralità. Allora c’è un mondo adulto, una Chiesa adulta che deve raccogliere questo grande testimone: ascoltare i bambini e gli anziani, mettendo al centro l’anello più debole”.