Chiesa Cattolica – Italiana

Gli scout riportano in Italia la “Luce della Pace di Betlemme” per la cura della Terra

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

La “Luce della pace di Betlemme”, arrivata in Italia, a Trieste, sabato 11 dicembre, e partita la notte di venerdì 17 dalla stazione del capoluogo giuliano raggiunge, con diversi treni, più di 90 città italiane nella giornata di sabato 18, dove l’attendono circa 650 gruppi scout. Entra così nel vivo la venticinquesima edizione dell’operazione di distribuzione della fiammella che proviene dalla lampada ad olio sempre accesa nella Grotta della Natività a Betlemme, segni universale di pace e fratellanza.

Coinvolte tutte le associazioni scout italiane

Un’iniziativa che coinvolge gli scout adulti del Masci, ma anche quelli dell’Agesci, del Fse, del Cngei, la Compagnia di San Giorgio e la FederScout. Quest’anno, dopo la sospensione del 2020 a causa della pandemia, la Luce torna a viaggiare con lo slogan “Facciamoci Luce per curare la Terra”, con un chiaro riferimento all’emergenza sanitaria, a quella ambientale ma anche alla cura necessaria per i migranti che rischiano la vita nelle rotte della speranza, via mare e via terra.

La cerimonia di accoglienza della Luce della Pace di Betlemme a Salisburgo (Austria)

Il tema del 2021: “Facciamoci luce per curare la Terra”

“Quest’anno abbiamo voluto legare la distribuzione della Luce della pace alle luci verdi accese dai cittadini polacchi per salvare le vite umane dei migranti al confine con la Bielorussia – spiega il presidente del Masci Massimiliano Costa – questo per rafforzare l’appello che abbiamo rivolto a tutti i parlamentari e agli uomini di governo d’Europa per abbattere i muri e privilegiare l’accoglienza”.

Tutto è iniziato in Austria nel 1986

E un’altra frontiera, quella tra Italia e Austria, a Coccau (Tarvisio) è stata teatro del passaggio della Luce dagli scout austriaci ad una delegazione del comitato italiano, la sera di sabato 11 dicembre. Poche ore prima, a Salisburgo, si era tenuta la cerimonia di distribuzione della Luce di Betlemme, senza partecipanti a causa delle restrizioni sanitarie austriache, ma trasmessa sul sito dell’organizzazione e in diretta social. Sono stati proprio gli scout austriaci, nel 1986, a organizzare per primi l’iniziativa benefica di prelevare la Luce di Betlemme per portarla a Linz in aereo e poi distribuirla.

Gli scout austriaci hanno portato la Luce della Pace di Betlemme al confine di Coccau agli scout italiani

Da Trieste la Luce di Betlemme in tutta la Penisola

Questa settimana la luce è stata custodita a Trieste, fino alla partenza dei treni che, grazie a un accordo con Trenitalia, la porteranno poi in tutta la Penisola. Sempre per evitare rischi legati alla pandemia, oltre all’uso scrupoloso di mascherine e al distanziamento, l’organizzazione chiede che nelle stazioni al binario non ci siano più di 5 persone ad accogliere ed accendere le lampade.

Tutti le tappe delle staffette per la distribuzione via treno

Da Roma, la mattina di sabato 18, le staffette percorreranno la dorsale ionica per arrivare fino in Sicilia, mentre da Trieste partirà sia la staffetta con destinazione Lecce via Mestre–Bologna–Ancona sia quella con destinazione Ventimiglia via Mestre–Verona–Milano–Torino–Genova–Ventimiglia. Per giungere in Sardegna, la luce partirà da Roma verso Livorno arrivando a Olbia e, da lì, a Cagliari. Altre staffette partiranno in maniera più autonoma da Roma per Firenze-Pisa-Grosseto-La Spezia, poi da Verona per Bolzano, da Bologna per Ravenna, da Mestre per Treviso–Pordenone–Udine. Orari e fermate dei treni sono già disponibili sul sito lucedellapace.it

Ancora un immagine dell’incontro tra gli scout austriaci e quelli italiani al confine di Coccau (Tarvisio)

A Roma cerimonia sulla Terrazza del Pincio

Nella capitale la Luce della Pace viene accolta con una cerimonia sulla Terrazza del Pincio, nella quale l’assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti Sabrina Alfonsi riceverà la fiammella dalle mani degli scout del Masci Lazio e delle altre organizzazioni scout regionali. Insieme a lei la ricevono anche i rappresentanti delle associazioni scout presenti e le comunità che hanno aderito all’iniziativa, e la Luce arriverà il 19 dicembre anche ad Amatrice e in altri comuni vicini segnati dal terremoto.

Il Masci: “Guardiamo alle luci verdi che salvano vite in Polonia”

Alla cerimonia di Roma partecipa anche il presidente nazionale del Masci, Massimiliano Costa, che rivolge un appello alle associazioni scout e alle istituzioni per un impegno comune verso gli ultimi e i fragili in qualsiasi parte del mondo siano, presentando la “Cartolina No Walls” e l’appello a “non alzare muri, come ci chiede papa Francesco”. Così spiega l’iniziativa e i suoi 25 anni a Vatican News.

Ascolta l’intervista a Massimiliano Costa (Masci)

La “Luce della Pace di Betlemme” compie 25 anni. Ci racconti come è nata questa iniziativa?

E’ nata dagli scout austriaci, che sono andati a Betlemme, nella Grotta della Natività, e hanno preso la Luce, l’hanno portata in Austria e poi distribuita nelle loro realtà e nelle comunità ecclesiali. Da loro poi si è diffusa oltre i confini dell’Austria e quindi, piano piano, in tutta Europa. E da 25 anni è anche in Italia, grazie ad un intergruppo di diverse associazioni scout di Trieste, il Masci, l’Agesci, poi in Cngei, gli Scout d’Europa, che hanno preso la Luce dagli scout austriaci, e hanno iniziato a distribuirla da Trieste in tutte le realtà italiane. Di solito la distribuzione avviene da Salisburgo, quest’anno a causa della pandemia, è stata un po’ più difficoltosa, non ci sono state grandi folle alla cerimonia, anche perché l’Austria ha limitato gli accessi. E lo scorso anno l’iniziativa è stata annullata proprio perché eravamo nel pieno della pandemia. Quindi questo venticinquesimo riprende la tradizione che era stata interrotta lo scorso anno.

Nel 2019, gli scout italiani sono andati a Salisburgo per ricevere la Luce della Pace di Betlemme. Quest’anno non è stato possibile

E poi gli scout italiani la portano nelle proprie parrocchie, ma non solo… 25 anni di vita di un’iniziativa vogliono dire anche migliaia di storie: ce ne racconti qualcuna, legata alla Luce, che è le rimasta nel cuore.

La Luce corre sui treni, quindi viene presa alle stazioni e poi con diverse cerimonie viene distribuita capillarmente. Io sono di Genova, e ricordo che un anno dovevamo portare la Luce in Sardegna, con il traghetto, e quindi costruimmo una specie di contenitore di latta abbastanza protetto, e di nascosto anche dal personale di bordo, perché non si potevano portare fuochi sulle navi. Quindi fu anche un’avventura ai limiti della legalità, però la racconto con simpatia perché la nostra voglia di portare la Luce ovunque ci portò anche forzare un poco le regole. Oppure mi ricordo quell’anno che a mezzanotte il treno arriva a Ventimiglia per la distribuzione, e gli scout francesi di Monaco arrivarono a prendersi la luce a mezzanotte a Ventimiglia per non perdere l’occasione. E così in tanti posti: l’abbiamo portata nelle carceri, negli eremi, nei luoghi di difficoltà, in qualche campo nomadi. Abbiamo portato ovunque questa Luce perché viene accolta indipendentemente dalla confessione religiosa e questa è anche una cosa interessante e bella. In tante realtà è accolta come Luce della pace, quindi la Luce per tutti.

Quest’anno lo slogan è “Facciamoci luce per curare la terra”: c’è un chiaro riferimento alla difesa dell’ambiente tanto cara agli scout. Ma anche all’ecologia umana, la tutela di chi ci vive e soffre per la pandemia, ma non solo?

Il richiamo di quest’anno ha una duplice valenza: una alla Laudato sì di Papa Francesco, chiaramente, perché è la linea che ci conduce in questi tempi, quella dell’attenzione alla terra, all’ambiente, che non può essere disgiunta dall’attenzione all’uomo e al modello di sviluppo che abbiamo. E quindi “Facciamoci luce” è anche rivolto alle comunità umane e in questo momento, questa nostra luce della pace vuole collegarsi anche alle luci verdi della Polonia (che gli abitanti al confine con la Bielorussia accendono per indicare un luogo dove essere soccorsi ai migranti, n.d.r) che sono simbolicamente ma anche concretamente un aiuto forte al combattere le discriminazioni dovute alle migrazioni. Tutti conosciamo le difficoltà che si stanno vivendo alla frontiera con la Bielorussia. E quando gli uomini, i più deboli in questo caso, sono utilizzati per ragioni politiche è ancora più triste. Quindi la Luce della Pace deve portare una pace nella convivenza civile, nella dignità umana e nella convivenza di tutte le nazioni e non solo.

Ancora un immagine della staffetta ferroviaria per la distribuzione della Luce di Betlemme, in un anno pre pandemia

Questa luce viene dalla Grotta della Natività. Lì c’è una lampada ad olio davvero speciale. Ci racconti perché?

La lampada illumina la Grotta dai primi secoli della cristianità. Ma dopo le crociate questa lampada è stata alimentata sempre con l’olio portato dalla comunità cristiane dell’epoca e poi pian pianino da tutte le comunità cristiane del mondo, soprattutto quelle italiane. Nelle diocesi italiane c’è proprio la tradizione che quando si dona l’olio alla lampada della Grotta di Betlemme, vanno anche le autorità civili della località che dona l’olio, non sono quelle religiose. Quindi diventa il riconoscimento di una realtà importante: è l’olio che è alimentato simbolicamente dalla fede di tutti i cristiani.

Che significato danno gli scout italiani a questa operazione? E’ anche un modo per sentirsi più uniti, quando le vicende umane dello scautismo italiano hanno portato alla nascita di così tante associazioni, diverse e autonome?

Lo scautismo, come in tante realtà del mondo, non è unico anche in Italia, ci sono tante associazioni. Però l’esperienza della distribuzione della Luce della pace su tutte le linee di comunicazione d’Italia è un’impresa che si fa e si vive insieme. Chiunque sia scout da’ la sua adesione e può portare il suo contributo. E’ un modo anche efficacie e bello per vivere un’impresa. Ci sono anche altre imprese che viviamo insieme, come scautismo italiano, ma questa direi che è un’impresa che raccoglie lo scautismo giovanile, quello adulto del Masci, lo scautosmo più confessionale, quello ecclesiale e quello laico. Quindi raccoglie veramente gli stili e modi di essere scout in Italia attorno ad un progetto che è quello di distribuire la luce al di là del mondo scout, quindi di distribuirla agli uomini, alle comunità, alle realtà civili e alle realtà religiose del nostro Paese.

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