Gli scout di Foligno e le piccole storie della Via Crucis del Papa

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Marco accusato ingiustamente di aver rubato la merenda del compagno in prima elementare, o Martina presa in giro in classe per aver confuso le parole mentre leggeva “la gabbianella e il gatto” sono nomi di fantasia, nelle meditazioni della Via Crucis che sentiremo risuonare venerdì sera, alle 21, con Papa Francesco in Piazza San Pietro. E anche gli episodi sono rielaborati, ma la storia e il nome di Walid sono rimasti com’erano. Walid è un giovane marocchino, che nel gruppo scout del Foligno I, incaricato di scrivere le meditazioni di quest’anno insieme alla parrocchia romana dei Santi Martiri d’Uganda, è entrato lupetto ed è uscito da rover con la partenza.

Il gruppo scout della cattedrale di San Feliciano

Perché in molte delle meditazioni sulle 14 stazioni della Via Crucis 2021, non c’è solo qualcosa della vita dei 145 ragazzi e ragazze, dagli 8 ai 20 anni, che fanno parte oggi del Foligno I, il gruppo della cattedrale di San Feliciano, cuore della città umbra, ma “direi che ci sono loro”, ci racconta Alice Bartolini, 29 anni, maestra di novizi e ricercatrice di economia ambientale e sviluppo, che fa parte del ristretto gruppo di capi che hanno coordinato la preparazione delle riflessioni.

Solo alla fine hanno saputo che erano riflessioni per il Papa

Per capi e ragazzi del gruppo nato negli anni cinquanta, e che una quindicina d’anni fa si è fuso con il Foligno II, questa esperienza inaspettata è stata anche una corsa contro il tempo, perché la proposta è arrivata ai primi di marzo, “e ancora non sapevamo che il nostro lavoro sarebbe servito per la Via Crucis del Papa” spiega Alessandro Bitocchi, 35 enne capo scout ma anche manager d’azienda.

Tutto il gruppo davanti allo schermo nella chiesa di san Paolo

In quindici, tra ragazzi e capi, saranno venerdì sera in Piazza San Pietro con il Papa e con le altre realtà educative per bambini e ragazzi coinvolte in questa passione di Gesù vista “Col cuore e gli occhi dei piccoli”, che è il tema scelto per la celebrazione. Ma tutti gli altri saranno nella chiesa di San Paolo apostolo, il “cubo” progettato da Fuksas alla periferia della città, davanti ad un maxischermo, per vivere insieme al Papa, anche se a distanza e distanziati, questo momento molto speciale.

Il capo Alessandro: lo sguardo dei bambini è per tutti

“Credo che Papa Francesco abbia pensato ai bambini e ai ragazzi per le meditazioni di quest’anno” ci dice Alessandro, “per la semplicità con la quale loro riescono a vivere e ad affrontare questioni e situazioni molto complesse, e rendono il messaggio che poi viene passato attraverso questa semplicità, universale e comprensibile a tutti”. Ecco come ci racconta la preparazione delle meditazioni offerte poi a Francesco.

R. – Noi scout del gruppo Foligno primo siamo stati contattati per dare vita a delle meditazioni di una Via Crucis. Inizialmente non sapevamo che questo lavoro sarebbe stato per il Papa, poi quando abbiamo finito di elaborarlo e lo abbiamo consegnato, abbiamo avuto la bellissima notizia che sarebbe stato poi utilizzato il Venerdì Santo dal Santo Padre.

Possiamo dire che è stata quasi una seduta di autocoscienza per i ragazzi, sulle loro croci, le loro cadute e le loro speranze? Come gliela avete presentata?

R. – Sì, è stato un viaggio intimo di ognuno dei ragazzi all’interno di se stessi, delle loro esperienze di vita, dei loro momenti di difficoltà. delle loro croci. La cosa che c’è piaciuta, quando abbiamo rielaborato il tutto, è stato il fatto che ogni storia, in qualche modo, non riflette solo l’esperienza di uno, ma quella di molti, perché poi i ragazzi si vedono nell’esperienza che magari ha raccontato il compagno e la trasportano nella loro vita e hanno anche loro sentito quel problema. Questo, secondo me, è stato di grande aiuto, in questo periodo, per loro e per il loro percorso

Vista la situazione della pandemia, avete condiviso, riletto insieme il lavoro su videochat come Zoom, prima di consegnarlo?

R. – Il lavoro con i ragazzi è stato fatto tutto su Zoom, e questo tipo di canali. Il lavoro poi finale i ragazzi l’hanno scoperto in questi giorni, quando è stata poi pubblicata ufficialmente la Via Crucis e le meditazioni. Per una richiesta di un certo livello di riservatezza, abbiamo optato per raccogliere il materiale e poi rielaborarlo e solo adesso renderlo pubblico anche ragazzi.

Nelle meditazioni di due stazioni c’è la solitudine e anche la morte del nonno per la pandemia. Come stanno vivendo i ragazzi del vostro gruppo scout questa esperienza così difficile?

R. – È un’esperienza veramente dura per loro perché, come viene poi fuori da quelle due meditazioni, in particolar modo, la solitudine che vivono tutti ragazzi è forte. Considerate che da quando è iniziata la seconda fase della pandemia, da settembre ad ora, noi abbiamo avuto la possibilità di fare attività scout un’unica settimana. E per loro questa solitudine, questo dover affidare tutto al monitor, allo schermo, diventa quasi insopportabile. Credo che questo lavoro che abbiamo fatto, in qualche maniera, li possa aiutare e li aiuterà nel rivivere queste esperienze e queste sofferenze e superarle.

Parlando con qualcuno di loro personalmente, per avere un feedback dell’esperienza, come è stata per loro? E anche l’emozione poi per i 15 che potranno venire in Vaticano?

R. – Vedere un proprio lavoro apprezzato e pubblicato, quando poi inizialmente pensi soltanto a farlo e a farlo bene, e non hai questa “aspettativa”, è ancora più bello e più grande. Le 15 persone che verranno sono entusiaste di poter partecipare quel giorno, anche soprattutto per dare un segnale forte di speranza a tutti gli altri gruppi scout,  ma anche a tutti gli altri giovani, agli altri ragazzi che fanno associazionismo, che fanno sport, che in questo periodo sono parzialmente privati della loro quotidianità e delle loro relazioni.

Quindi nella diretta televisiva o su internet, venerdì vedremo 15 ragazzi in rappresentanza delle diverse branche: lupetti, esploratori e rover con i loro capi e con quale colore di fazzolettone?

R. – Ci saranno cinque, sei ragazzi con i rispettivi capi che li accompagneranno in questa esperienza. Il nostro fazzolettone è un misto tra un colore beige-panna e una parte scozzese, e siamo molto molto entusiasti di portarle i nostri colori e i colori della nostra città, Foligno, quel giorno a Roma.

Nella preghiera finale, il Papa benedice i genitori, ma anche gli educatori. Cosa resterà a voi capi di questa esperienza?

R. – Resterà un onore enorme, una soddisfazione grandissima, e un’immensa gioia. In un periodo che per i ragazzi è duro, ma anche per noi educatori: l’assoluta mancanza di un rapporto, di una relazione diretta con i ragazzi, rende il nostro compito ancora più difficile e ancora più complesso. Ci resterà questo momento che vogliamo sia uno slancio per ripartire, per iniziare di nuovo a fare un servizio ai nostri ragazzi, un servizio efficace e un servizio in presenza.

Ti sei chiesto perché proprio quest’anno il Papa ha voluto affidare ai bambini e ai ragazzi e le meditazioni della Via Crucis?

R. – Sì, mi sono domandato come mai avesse scelto questo tipo di taglio e la risposta che mi sono dato è che la semplicità con la quale i bambini, i ragazzi riescono a vivere e ad affrontare questioni e situazioni molto complesse, rendono il messaggio che poi viene passato attraverso questa semplicità, universale e comprensibile a tutti. Credo che sia questo che ci sia dietro alla scelta, una scelta dettata dal fatto che tutti possono meditare e vivere questa Via Crucis, e comprenderla. Perché un bambino usa parole che sono comprensibili a tutti ma che vanno al cuore della questione.