Gli 80 anni del Movimento dei Focolari, passione per l’unità e fiducia nel futuro

Vatican News

L’anniversario della nascita ricorre il 7 dicembre 2023 quando si consacra a Dio la giovane trentina Chiara Lubich, nata nel 1920 e morta nel 2008, di cui è in corso la causa di beatificazione. Domani gli appartenenti all’Opera di Maria in udienza con Papa Francesco. Il significato di questo momento nelle parole della presidente e del copresidente dei Focolari, Margaret Karram e Jesús Morán

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Tre garofani rossi comprati per strada per porli davanti al Crocifisso appeso alla parete della propria stanza, per suggellare il “sì” detto a Dio per sempre e per ringraziarlo per essere diventata la sua sposa. Così il 7 dicembre del 1943 a Trento, Chiara Lubich festeggiava la sua consacrazione ignorando che da quella decisione sarebbe nata una delle correnti spirituali più importanti del Novecento in ambito ecclesiale ma con ricadute sociali e culturali, con il coinvolgimento ad oggi di due milioni di persone di tutti i continenti e di 350 Chiese diverse, 25 cittadelle, 1.000 imprese aderenti all’Economia di Comunione, un migliaio di progetti di sviluppo, 20 Case editrici nel mondo. Se l’avesse intuito, raccontava la Lubich, quel giorno forse per lei non avrebbe avuto lo stesso sapore intimo e profondo dell’unione con Dio. Ma la vita radicale del Vangelo vissuta da Chiara, allora una giovane maestra di 23 anni, non poteva passare inosservata nella Trento sconvolta dalla Seconda Guerra mondiale ed era per sua natura contagiosa e comunitaria.

Le celebrazioni per gli 80 anni 

Il 7 dicembre di quest’anno il Movimento dei Focolari, o Opera di Maria, nato dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, festeggia gli 80 anni della fondazione nella fedeltà alle sue origini, ma con il desiderio di incarnare sempre di più il dono ricevuto nelle realtà attuali per essere nella Chiesa e nel mondo testimonianza di amore evangelico e di fraternità oltre ogni barriera. Al culmine delle celebrazioni ci sarà l’udienza domani mattina con Papa Francesco in Vaticano, preceduta nei giorni scorsi da un pellegrinaggio di ringraziamento ad Assisi, Loreto e Roma, per quanto vissuto fin qui e per una nuova ripartenza.

Karram: tanti i motivi per rendere grazie a Dio

Eletta nel 2021, Margaret Karram è la terza presidente dopo la fondatrice e dopo Maria Voce. E’ nata ad Haifa in Israele nel 1962 da una famiglia cattolica palestinese ed è laureata in Ebraismo presso l’American Jewish University negli Stati Uniti. A Radio Vaticana – Vatican News parla del significato di questo anniversario: 

Ascolta l’intervista a Margaret Karram

Margaret Karram, per celebrare l’80mo della nascita del Movimento dei Focolari, lei e i suoi più stretti collaboratori avete voluto visitare alcuni luoghi molto significativi per la storia di Chiara e del Movimento “per ringraziare, chiedere perdono e ripartire con coraggio e speranza”. Può dirci qualcosa di più a questo riguardo?

Abbiamo tanti motivi per rendere grazie per questi 80 anni. Prima di tutto per Chiara Lubich che con la donazione della sua vita a Dio il 7 dicembre ’43 ha gettato il primo seme della nascita del Movimento dei Focolari che oggi è arrivato in tutto il mondo. E la spiritualità dell’unità è vissuta da persone di molte Chiese cristiane, da fedeli di altre religioni, da persone che non si riconoscono in un preciso riferimento religioso, ma che si impegnano con noi e con molti altri a diffondere nel mondo il valore della fraternità e ad operare concretamente per il bene supremo della pace. Poi siamo grati a Dio dei frutti più vari che il carisma dell’unità in tutti questi anni ha portato a tanti popoli di culture diverse come conversioni, ritorno alla vita del Vangelo, nascita di opere sociali per rispondere alla povertà, alla mancanza di strutture educative e sanitarie e tanti progetti per la pace attraverso la via del dialogo e dell’amore al prossimo. Abbiamo visto i rapporti rinnovarsi e aprirsi nuove opportunità di collaborazione con altre organizzazioni, movimenti e comunità ecclesiali e devo dire che tutto questo è stato possibile per la grande generosità e donazione di tante persone che si sono incamminate in questa “avventura”, affrontando anche molte sfide e difficoltà negli ambienti in cui vivono. Perciò il nostro grazie va anche a loro e soprattutto vogliamo anche dire un grazie a Dio per l’amore con il quale la Chiesa fin dall’inizio ci ha incoraggiati, accompagnati e accolti in questi 80 anni di vita.
Per quanto riguarda il chiedere perdono, in questo pellegrinaggio che abbiamo fatto ad Assisi, nella chiesa di Rivotorto, abbiamo anche voluto fare una celebrazione penitenziale per chiedere perdono per le volte in cui è venuto meno lo slancio apostolico e la gioia dell’annuncio del Vangelo. Abbiamo chiesto perdono a Dio per non essere stati sempre testimoni coerenti di comunione, per non aver avuto sempre cura del creato e soprattutto per gli abusi sessuali e spirituali, una piaga che ha colpito anche il nostro Movimento. Per tutto questo e altro abbiamo chiesto a Dio di purificare il nostro cuore e di convertirci.

La presidente dei Focolari, Margaret Karram

Qual è oggi il suo sentimento personale nei confronti di Chiara Lubich e nei confronti di questo anniversario?

Chiara mi ha fatto vivere una esperienza che non avrei mai sognato: quella di donare la mia vita senza risparmio, perché cada ogni muro e perché possiamo vivere in un mondo senza frontiere. Questo anniversario è per me e per tutto il Movimento dei Focolari una tappa importante per continuare il cammino, rimanendo fedeli alla fonte originaria, ma attualizzando il nostro carisma in dialogo con la realtà,

Un’immagine giovanile di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari

Morán: ripartire dal Vangelo vissuto con radicalità

Per statuto a presiedere il Movimento dei Focolari sarà sempre una donna, affiancata da un copresidente. La responsabilità della guida dell’Opera è condivisa con il Consiglio generale dove sono rappresentati quanti fanno parte del Movimento: giovani, famiglie, consacrati, persone di diverse religioni. Copresidente dal 2014 è lo spagnolo Jesús Morán, sacerdote focolarino, filosofo e teologo. La sua riflessione è preziosa per capire che cosa si vive oggi al suo interno, quali sono le nuove sfide da affrontare a seguito della morte ancora recente della fondatrice e quali le prospettive: 

Ascolta l’intervista a Jesús Morán

Jesús Morán, il 7 dicembre di 80 anni fa, Chiara non pensava davvero di fondare un movimento. Ma era tale la novità di vita portata da Chiara che non poteva che nascere qualcosa di nuovo che piano piano si è sempre più definito. Che cos’era che toccava profondamente le persone che venivano in contatto con lei e con le sue prime e primi compagni?

Io penso che in un contesto di odio estremo come la guerra, stiamo parlando del 1943, quindi la Seconda Guerra mondiale, quello che toccava le persone era la freschezza e la vitalità del Vangelo che Chiara e le prime focolarine mostravano con la loro vita. E penso che fosse fondamentalmente una vita della Parola radicale, che si incarnava nell’amore al fratello, nell’attenzione ai più poveri, nell’amare tutti senza distinzione. Credo che questa sia la cosa fondamentale: il Vangelo vissuto molto concretamente in un contesto di odio.

Dopo i primi anni, ad un certo punto si è resa necessaria l’approvazione degli Statuti dell’Opera, che intanto era nata, da parte della Chiesa. Un capitolo della storia di quest’Opera sofferto, ma sempre accettato da Chiara…

Esattamente. Quando Chiara ce ne parlava, ci diceva che nonostante fosse molto faticoso e molto doloroso, soprattutto per lei personalmente, questo periodo lei l’ha vissuto come una grazia. Poi le cose sono andate bene cioè, studiate tutte le questioni più complicate e dissipati tutti i dubbi, la Chiesa ha approvato il Movimento. Così, col senno di poi, noi possiamo dire che in fondo la Chiesa ha salvato l’Opera perché i dubbi erano grandi, le accuse che facevano alcune persone erano consistenti, ma la Chiesa ha potuto studiare tutto e vedere che in quest’Opera c’era il dito di Dio.

Da Trento all’Italia, al mondo. L’universalità in quanto a etnia, nazionalità, ceto sociale, culture e religioni, è sempre stato un tratto distintivo del Movimento. Che cosa c’era, dunque, e c’è al cuore del carisma di Chiara, definita anche donna del dialogo?

Io penso che questa diffusione a 360 gradi sia connaturale e intrinseco al carisma dell’unità di Chiara. Basta pensare che il programma del Movimento è contribuire alla missione della Chiesa secondo le parole di Gesù: “che tutti siano uno”. Allora è con questa spinta che il Movimento è arrivato in tutti i continenti e ha toccato tantissime culture, persone di altre confessioni non cattoliche, persone di altre religioni, non credenti. Credo che in questo senso il dialogo profondo vissuto non come un atteggiamento strategico ma come desiderio profondo di incontrare l’altro sia il metodo dell’unità.

Chiara Lubich in un incontro con san Giovanni Paolo II

Quindici anni fa la scomparsa della fondatrice: uno scosson, così come lo è per ogni organizzazione che deve fare i conti su come andare avanti. Come è stato per il Movimento trovarsi senza una guida carismatica come è stata Chiara? 

Questo momento lo ha descritto molto bene Papa Francesco nel suo discorso ai partecipanti all’ultima assemblea nel 2021, quando ha parlato della crisi del post fondatore. Francesco diceva che questa è una crisi che tutte le grandi fondazioni soffrono, grandi e piccole, ma che rappresenta un’opportunità di maturazione, un’opportunità per andare avanti, per riprendere le grandi profezie, i grandi valori degli inizi. Certamente con la scomparsa di Chiara noi abbiamo perso tutti i punti di riferimento: se io guardo la mia esperienza, sono arrivato al Centro Internazionale dell’Opera nel 2008, quindi qualche mese dopo la scomparsa di Chiara e ho visto partire per il cielo tutte le prime focolarine, i focolarini, tutte le persone della prima ora, uno dopo l’altro. E allora effettivamente eravamo un po’ smarriti. Dovevamo riprendere la marcia e da soli. Da soli, però, con la fiducia nella presenza di Gesù in mezzo a noi, che era l’eredità che Chiara ci ha lasciato: “essere sempre famiglia”. Torno alle parole del Papa: avremmo vissuto una crisi, siamo ancora forse nel mezzo di questa crisi, ma stiamo veramente sperimentando che questa crisi è una grande opportunità per ripartire.

Jesús Moran, come potrebbe descrivere il Movimento dei Focolari oggi nella sua realtà interna e nei confronti delle finalità per cui è nato?

A me piace usare questa espressione, dire che siamo passati dalla fondazione carismatica alla fondazione storica. Stiamo uscendo o forse stiamo ancora dentro quello che Caterina da Siena chiamava la prova di entrare nella “casa della conoscenza di sé”, cioè di toccare i nostri limiti, la nostra inadeguatezza al carisma. Però non per rimanere nella prova, ma proprio per ripartire con una fiducia nuova, riposta non tanto in noi stessi quanto in Dio. Allora, in questa fase della fondazione storica, io vedo un Movimento votato all’incarnazione del carisma con coraggio, riprendendo le profezie di Chiara, non da soli, perché siamo sempre più convinti che alcune delle grandi idee di Chiara superano la nostra capacità di realizzarle, ma che possiamo realizzarle veramente con altri nella Chiesa e nella società. Quindi io sono pieno di speranza e di entusiasmo.

Quali sono i nodi più importanti da affrontare oggi per il Movimento e come guarda lei al futuro?

Penso a tre cose: un primo nodo che è quello del riassetto istituzionale organizzativo necessario proprio per andare avanti in questo processo di fondazione storica. Un secondo nodo è la purificazione della memoria: dobbiamo riconoscere che in certe fasi e in certi aspetti non siamo stati pienamente fedeli al carisma, non l’abbiamo vissuto bene e tante persone ne hanno sofferto. Un terzo nodo è una comprensione più profonda del nucleo fondante del carisma. Questo è essenziale per poterlo trasmettere bene alle nuove generazioni. C’è tanto da capire ancora dell’eredità di Chiara! Ciò che è fondamentale è un rilancio della vita evangelica al nostro interno, perché il carisma dell’unità non è altro che Vangelo, quindi dobbiamo riprendere il Vangelo in mano, tornare alla vita della Parola, all’amore radicale al fratello, ad essere veramente in Dio costantemente nella nostra vita.

Giovani del Movimento dei Focolari

Il prendersi cura dell’altro, il dialogo con tutti, la ricerca della fraternità e dell’unità, un’economia attenta ai poveri, l’uscita da sé per portare il Vangelo a tutti, sono aspetti di grande affinità tra quello che vuol fare il Movimento e il pontificato di Papa Francesco. C’è una parola particolare che il Movimento può e vuol dire alla Chiesa di oggi che sta cercando con la conversione sinodale nuove vie per la sua missione?

Innanzitutto il Movimento vuole e deve lasciarsi interpellare da questo processo sinodale per vivere prima di tutto noi una vera sinodalità. Poi, dentro il processo sinodale, noi possiamo portare il nostro specifico che è la spiritualità di comunione, la spiritualità dell’unità perché, come dicono tanti esperti e anche il documento della Commissione Teologica Internazionale sulla sinodalità, senza questa spiritualità di comunione la sinodalità rischia di essere un semplice assetto organizzativo. Un secondo contributo specifico che noi possiamo portare dentro questo processo è lo stile mariano, perché noi siamo Opera di Maria. Questa è la nostra identità e stile mariano vuol dire uno stile accogliente, rispettoso, che cerca l’incontro, che cerca veramente la comunione, che mostra una Chiesa materna aperta, che offre ospitalità. Allo stesso tempo sappiamo che Maria ci porta sempre a guardare il Crocifisso.

Vorrei concludere con una domanda più personale chiedendole che cosa è stato per lei incontrare Chiara e con che sentimenti vive questo anniversario…

Per me incontrare Chiara è stato qualcosa di fondamentale. Ho conosciuto Chiara quando avevo 16 anni e posso dire con certezza che è stato un incontro col Vangelo o con Gesù molto forte che in seguito mi ha portato a scoprire la mia vocazione come focolarino e infine a capire che potevo servire veramente l’Opera come focolarino sacerdote. Quindi tutta la mia vita è legata al Gesù che Chiara mi ha fatto incontrare e vivo questo anniversario con tanta gioia e con tanta speranza.