Presentata nella Sala stampa della Santa Sede la rassegna organizzata dal dicastero per l’Evangelizzazione, che partirà già dalle prossime settimane. Vittorio De Sica tra i registi selezionati, omaggio anche agli artisti Dalì e Chagall. Gratuite tutte le iniziative. Da fine 2024 anche una mostra di icone come messaggio di pace, Don Geretti: “Nell’epoca dell’assedio sovrabbondante di immagini per un consumo rapido e superficiale, vogliamo recuperare l’interiorizzazione e offrire eventi di grazia”
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Mentre giorno dopo giorno si registrano le iscrizioni ai pellegrinaggi diocesani e nazionali in vista del Giubileo, fervono i preparativi per gli eventi culturali che gratuitamente saranno resi disponibili per l’intero anno straordinario del 2025 e in alcuni casi anche già nel 2024. A parlare stamane in Sala stampa vaticana della rassegna “Giubileo è cultura” in programma nell’anno corrente, monsignor Fisichella, don Alessio Geretti e monsignor Dario Viganò.
Eventi tutti gratuiti, a maggio il programma dettagliato
Con l’auspicio che le iniziative culturali per il Giubileo possano esaudire il desiderio espresso da Papa Francesco di essere “segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza”, monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha illustrato gli eventi a cui sta lavorando la macchina giubilare e i cui dettagli saranno resi pubblici nel mese di maggio. “Tutte sempre a ingresso gratuito”, precisa il presule, perché “la cultura non ha prezzo”. È giusto, afferma, che in questi anni da parte vaticana non venga richiesto nessun costo agli utenti.
Passa e elencare i tre concerti che segneranno i prossimi mesi. Il primo appuntamento è per il 28 aprile nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola dove verrà eseguito per intero il celebre Messiah di G.F. Handel. “È un’opera molto conosciuta ma non sempre realizzata in pienezza. Handel la compose nel 1741 e uno dei suoi pezzi più famosi, l’Halleluja troverà riscontro in questo tempo pasquale permettendo di compiere l’intero tragitto della vita di Gesù Cristo dalla nascita alla sua risurrezione”. Un capolavoro senza tempo che sarà eseguito dall’Ensemble fiorentina dei “Musici del Gran Principe” diretta dal giovane Maestro Samuele Lastrucci. Un secondo appuntamento sarà il 3 novembre presso l’Auditorium di Via della Conciliazione che vedrà protagonista l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’Orchestra diretta dal Maestro Jader Bignamini, attualmente direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra, eseguirà la Quinta Sinfonia di Dimitri Shostakovich realizzata nel 1937, “poco conosciuta al grande pubblico, ma che colpisce per la sua intensa drammaticità”. In prossimità dell’apertura della Porta Santa, il 22 dicembre, ancora nella chiesa romana di Sant’Ignazio, la Cappella Sistina si esibirà in diverse composizioni polifoniche di Palestrina, Perosi e Bartolucci. “Con i suoi 1500 anni di storia, ricorda Fisichella, la Cappella Sistina sotto la direzione del Maestro Marcos Pavan consentirà così di vivere i giorni immediati l’apertura del Giubileo alla luce di una genuina contemplazione del mistero della fede cantato da un coro conosciuto ovunque e che eccezionalmente si esibirà nella città di Roma”.
Una mostra di icone per un messaggio di pace
È don Alessio Geretti, collaboratore esterno del Dicastero per l’Evangelizzazione, a illustrare la mostra di icone che si intende tenere alla fine del 2024 presso la chiesa di Sant’Agnese in Agone, in pieno centro a Roma, in sacrestia, “un luogo di grande accessibilità per tutti”. Saranno esposte almeno una ventina di opere, di tradizione russa, ucraina, siriana, con la speciale collaborazione tra il dicastero per l’Evangelizzazione e i Musei Vaticani: le icone nel contesto dell’arte bizantina saranno particolarmente adatte a entrare nell’Anno Santo”, sottolinea don Geretti che ne mette in luce soprattutto il prezioso valore: “immagini piene di pace in un mondo pieno di guerra. E aggiunge: “Siamo nell’epoca dell’assedio sovrabbondante delle immagini delle quali siamo invitati a un consumo rapido e superficiale, senza interiorizzazione”, osserva ancora il sacerdote il quale porta a considerare le icone come elementi che frenano in un certo senso questa ‘violenza’ e voracità di fruizione perché “invitano a entrare in un simbolismo, e non solo in un trascinamento estetico ed emotivo”.
Omaggi a Dalì e Chagall
All’inizio 2025 (tra novembre 2024 e gennaio 2025) ed entro l’estate 2024 ci saranno poi due eventi su altrettante “figure un po’ spiazzanti”, per certi versi: Salvador Dalì e Marc Chagall. Chagall, proveniente da una tradizione ebraica e sviluppatore di una mistica della quotidianità, si è nutrito molto di Sacra Scrittura, grande fonte di ispirazione per lui. “Forse uno dei pochissimi del mondo ebraico che ha esplicitamente riconosciuto il fascino di Cristo, che poteva sintetizzare ai suoi occhi la sua fede e che ci offre una importante chiave di lettura anche per l’oggi”, spiega ancora don Geretti. Ricorrere a lui dà modo di venire incontro a chi verrà a Roma da altre tradizioni religiose o a chi non ha il dono della fede ma è agganciato comunque a una dimensione trascendente: persone con cui la Chiesa ha bisogno di mostrare di essere capace di dialogare. Dalì, “non proprio un cattolico regolare”, ha dipinto moltissimi soggetti cristiani. È dunque un artista significativo anche per il suo personale percorso che lo avvicina alla fede: la guerra civile spagnola, la contemplazione del Cristo morto di Velasquez, l’incontro con un carmelitano grande studioso di San Giovanni della Croce, puntualizza don Geretti, smuovono qualcosa dentro Dalì, il quale decise di recarsi ad Avila dove respirò l’ambiente del primo surrealismo scoprendo così la radice trascendente di questa corrente che volle depurare da ideologie scetticiste e nichiliste. “Dalì trovò religiosamente interessantissima, inoltre, la radice di fede delle scienze quantistiche: la materia, sosteneva, è l’antefatto dello Spirito. In Dalì troviamo che la bellezza della forma risveglia la tensione verso la vita nello Spirito”. Si crearanno pertanto le condizioni per aprire solennemente la Porta Santa usando anche un artista del genere, che “incarna bene il tormento e l’estasi, che non può fare a meno di grondare in ogni suo gesto la nostalgia di Dio”.
Puntiamo a degli “eventi di grazia”, precisa infine don Geretti che, su richiesta di un giornalista, precisa uno dei luoghi scelti per l’esposizione: la chiesa di San Marcello al Corso: “Ci sembra una interessante collocazione per la presenza del crocifisso tanto caro a Papa Francesco”. Per quanto riguarda l’edizione dei “100 Presepi in Vaticano” – che ha visto la presenza dell’Ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede nel 2022-23 (210 mila visitatori) e che nel 2023-24, per l’ottavo centenario del primo presepe di Greccio, ha visto oltre 280 mila visitatori – quest’anno sarà in partnership con il Comune di Roma.
La rassegna di film sui volti di speranza
Monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali, ha presentato la rassegna di film “Volti e controvolti di speranza” che sarà aperta il 14 aprile al Cinema delle Province, a Roma, con la pellicola La porta del cielo (Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, 1945), in una copia recentemente restaurata. Si tratta di un lavoro di rete tra Fondazione MAC, il Centro di ricerca Cast di Uninettuno, Officina della Comunicazione, Isacem e Cineteca Nazionale. Nello specifico dell’opera di De Sica-Zavattini, La porta del cielo racconta un pellegrinaggio di malati al santuario di Loreto. Girato, tra il marzo e il giugno del 1944, durante l’occupazione nazifascista della capitale, le riprese si svolsero a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nel processo realizzativo del film fu coinvolto anche Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, allora sostituto alla Segreteria di Stato, che più volte si recò sul set dove il film veniva girato. “Un segno di particolare cura da parte della Santa Sede”, precisa Viganò che aggiunge una curiosità del tempo: nel suo diario Zavattini annota: “Vorrebbero [che facessi] un film tutto mio, lasciandomi totalmente libero, dico totalmente, purché il film si basi sulla morale cristiana, ma chi non è cristiano? Cristo è alle porte”.
Viganò: le sale di comunità proiettino i film in rassegna
Sollecitando le 500 Sale di comunità in Italia a replicare l’iniziativa di quella della diocesi di Roma, monsignor Viganò cita gli altri film selezionati dalla Fondazione Ente dello Spettacolo: On life (2023) di James Hawes, con il premio Oscar Anthony Hopkins nei panni del filantropo inglese Nicholas Winton, La chimera (2023) di Alice Rohrwacher con Josh O’Connor e Isabella Rossellini, Perfect Days (2023) di Wim Wenders, Foglie al vento (2023) di Aki Kaurismäki. Poi altri titoli usciti qualche anno fa nelle sale: L’intrepido (2013) di Gianni Amelio; Silence (2916) di Martin Scorzese; Chiara (2002) di Susanna Nicchiarelli; Il concerto (2009) di Radu Mihăileanu. Susanna Nicchiarelli e Radu Mihăileanu saranno presenti per dialogare con il pubblico. Chiude la rassegna il film Cristo proibito (1951) di Curzio Malaparte. La Commissione nazionale valutazione film dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI offre schede ragionate sui film e serie Tv (www.cnvf.it).
Impegno anche in vista dei 1700 anni del Concilio di Nicea
Insomma, la macchina giubilare non ha sosta; del resto è ormai imminente l’Indizione ufficiale che avverrà il prossimo 9 maggio, festa dell’Ascensione, con la pubblicazione della Bolla. Le richieste di organismi istituzionali per collaborare agli eventi culturali sono continue, afferma monsignor Fisichella che, dice, proprio ieri, per esempio, ha ricevuto un articolato dossier da parte dell’ambiasciata di Francia. Finora il progetto “In Cammino”, un pellegrinaggio moderno tra le 14 maggiori Abbazie d’Europa ideato e promosso da Livia Pomodoro, presidente dell’associazione culturale “No’hma – In cammino”, ricorda ancora il pro-prefetto, sta riscuotendo un riscontro molto positivo, alla riscoperta del rispetto per l’ambiente e all’insegna della speranza. “Da parte nostra – aggiunge ancora – abbiamo sempre pensato al grande valore di evangelizzazione che possiedono i praeambula fidei, segni ed esperienze che precedono la proposta di fede e per loro natura sono in grado di instaurare un dialogo sincero con quanti sono in ricerca di dare senso alla loro vita. E conclude, rispondendo a una domanda di una corrispondente russa, su quanto ci si stia dando da fare in vista dei 1700 anni del Concilio di Nicea: “C’è una Commissione specifica al lavoro – precisa Fisichella -, stiamo cercando di creare due situazioni, una a Roma, l’altra a Nicea. A Roma ci sono molti resti del Concilio, primo fra tutti, a San Silvestro e Martino ai Monti. Sotto questo aspetto, siamo in costante contatto con la conferenza episcopale turca”.