Il 9 maggio si celebra in Italia la ricorrenza istituita nel 2007 che coincide con l’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana e quella del giornalista siciliano, entrambi uccisi nel 1978. Il presidente Mattarella: “L’odio e la violenza costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell’umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco”
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
Quarantacinque anni fa si consumava una delle pagine più nere della storia Italiana, destinata a cambiare per sempre la vita del Paese. Il 9 maggio 1978, in Via Caetani a Roma, veniva ritrovato il corpo di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e già presidente del Consiglio dei ministri. Lo stesso giorno, a chilometri di distanza, in Sicilia, a Cinisi, il giornalista Peppino Impastato, noto per la sua attività di denuncia contro Cosa Nostra, veniva ucciso e il suo corpo ritrovato in un casolare vicino Palermo. Per mantenere vivo il ricordo di tutte le vittime del terrorismo interno e internazionale, come Moro e Impastato, dal 2007, in Italia, venne istituito, per la prima volta nel Paese, il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo.
La legge 4 maggio 2007
Il riconoscimento della legge 4 maggio 2007, fornì al Paese uno strumento in grado di mantenere vivo il ricordo legato a quei tragici avvenimenti e di sostenere moralmente le famiglie degli scomparsi. Già in occasione della prima ricorrenza, il 9 maggio 2008, l’allora presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, sottolineò l’importanza di preservare la memoria collettiva, spiegando come fosse necessario “scongiurare ogni rischio di rimozione di una così sconvolgente esperienza vissuta dal Paese, per poter prevenire ogni pericolo di riproduzione di quei fenomeni” che tanto costarono alla democrazia e agli italiani.
Il ricordo del presidente Mattarella
Negli anni questa volontà non si è mai arrestata, attraverso gesti dal forte valore simbolico, come quello compiuto in questa occasione dal presidente italiano Sergio Mattarella, cha ha deposto una corona di fiori in via Michelangelo Caetani, in ricordo di Moro. Nel corso della cerimonia al Quirinale, il pensiero di Mattarella è andato alle vittime che ancora oggi “parlano a tutti noi, parlano ai nostri giovani, sollecitandoli a fare delle istituzioni il luogo autentico del confronto politico, a non lasciarsi accecare dall’odio né tentare dalla violenza per imporre le proprie convinzioni”. L’odio e la violenza, ha quindi concluso il presidente, “costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell’umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco”.