Giornata mondiale dell’acqua, il Papa: un dono, non una merce

Vatican News

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

“Per noi credenti, “sorella acqua” non è una merce: è un simbolo universale ed è fonte di vita e di salute. Troppi fratelli, tanti, tanti fratelli e sorelle hanno accesso a poca acqua e magari inquinata! È necessario assicurare a tutti acqua potabile e servizi igienici. Ringrazio e incoraggio quanti, con diverse professionalità e responsabilità, lavorano per questo scopo così importante. Penso per esempio all’Università dell’Acqua, nella mia patria,  a coloro che lavorano per portarla avanti e per far capire l’importanza dell’acqua. Grazie tante a voi argentini che lavorate in questa Università dell’Acqua”. Così Papa Francesco dopo l’Angelus ricordando che domani ricorre la Giornata mondiale dell’Acqua. 

Oltre 2 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile

Quello per l’acqua è un grido che si propaga attraverso la stampa, i media, corre sul web, invade i social, illumina di blu i monumenti, in mancanza di iniziative e manifestazioni pubbliche, vietate a causa della pandemia di Covid-19. Ed è un grido che tutti, governi in primis, hanno il dovere di ascoltare, come non si stanca di ripetere il Pontefice. L’acqua, al centro della Giornata mondiale, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, quest’anno dal titolo “Valuing Water”,  manca infatti in ancora tante, troppe aree del mondo penalizzando i più poveri. Sono infatti oltre 2,2 miliardi le persone che non hanno accesso all’acqua potabile e 4,2 miliardi quelle che non dispongono di servizi igienico-sanitari, gestiti in modo sicuro. Inoltre, se l’uso dell’acqua è aumentato di sei volte nel secolo scorso e cresce oggi al ritmo di circa l’1 per cento l’anno, si stima che il cambiamento climatico e la crescente frequenza di eventi estremi, come tempeste, inondazioni e siccità, aggraverà la situazione nei Paesi che già soffrono di ‘stress idrici’.

L’iniziativa del Dicastero vaticano

In occasione di questa ricorrenza, il Dicastero per  il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha organizzato da domani fino al 26 marzo una serie di dialoghi pubblici: si tratta di cinque webinar con uno scopo informativo e animati dal desiderio di promuovere una collaborazione interdisciplinare. Relatori provenienti da congregazioni religiose, varie strutture della Chiesa e organizzazioni internazionali o regionali, condivideranno le loro riflessioni e testimonianze sui temi di “Aqua fons vitae”, documento pubblicato lo scorso anno dal Dicastero stesso, che è radicato negli insegnamenti sociali dei Papi e attinge al lavoro dei missionari e dei membri della Chiesa in contesti difficili, oltre che ai rapporti  tecnici delle Nazioni Unite, dell’Ocse e della società civile.

Dialogo e azione

In particolare “Acqua fons vitae” descrive tre aspetti dell’acqua che serviranno da spunto ai webinar in questa settimana:  primo, l’acqua come risorsa per l’uso personale, un diritto che comprende anche i servizi igienici;  poi l’acqua come risorsa utilizzata in molte attività dell’uomo, soprattutto l’agricoltura e l’industria; infine l’acqua come superficie, cioè fiumi, acque sotterranee, laghi e soprattutto mari e oceani. La parte iniziale del documento sollecita inoltre il riconoscimento dei molteplici valori dell’acqua: quello religioso, socio-culturale ed estetico, quello istituzionale e di pace, e infine un valore economico. “E’ necessaria una determinazione, una volontà degli stati per raggiungere al più presto questo obiettivo, per far sì che l’accesso all’acqua e ai servizi igienici, consenta poi di accedere ad altri diritti”, dice a Vatican News Tebaldo Vinciguerra, incaricato delle questioni di acqua del Dicastero ribadendo come la via del dialogo e della collaborazione tra Chiesa e istituzioni sia fondamentale non solo per sensibilizzare sull’argomento, ma per realizzare progetti e opere a beneficio della popolazione.

Ascolta l’intervista a Tebaldo Vinciguerra

R. – L’acqua, bene primario non è di tutti, è vero! Perciò è importante cogliere questa giornata che le Nazioni Unite hanno deciso di celebrare utilizzando quest’anno lo slogan “Il valore dell’acqua”. E le assicuro che chi non ha l’acqua per cucinare, per l’igiene personale, ma anche per essere curato in ospedale adeguatamente, capisce benissimo il valore dell’acqua. Più di 2 miliardi di persone, ad oggi hanno qualche tipo di problema ad un accesso regolare in quantità e qualità adeguato di acqua potabile, e più o meno 4 miliardi di persone hanno un problema per quanto concerne i servizi igienici, stando alle cifre delle Nazioni Unite; oltre 600 milioni di persone praticano la defecazione all’aria aperta. Abbiamo una visione forse molto bella, troppo idilliaca di lavori svolti dalle suore, missionari, centri di salute, scuole cattoliche in zone particolarmente povere e svantaggiate. Quelle persone fanno sì lavori eccezionali, vanno ammirati ed aiutati, ma non sottostimiamo che anche lì dove la Chiesa è in prima linea, ci sono seri problemi collegati proprio all’acqua all’igiene, ai servizi, di cui nessuno parla. Dunque approfittiamo di questa giornata per mettere in visibilità un elemento troppo ignorato almeno da una parte dell’umanità, poiché l’accesso all’acqua, questo bene comune così prezioso, non va dato per scontato, non va dato per garantito.

L’acqua, come si legge nel documento che ispira questi webinar, ha diversi valori: un valore religioso, un valore sociale, economico, ma anche un valore istituzionale e di pace, perché lì dove manca l’acqua spesso viene meno anche la pace: lo abbiamo visto in tanti luoghi visitati  da Papa Francesco…

R. – E’ così ma di converso l’acqua esorta anche a creare ponti.  Alcuni suggeriscono che l’etimologia di “rivale” siano appunto le due comunità contrapposte sulle due rive, le due sponde di un fiume, e l’etimologia di Pontefice è invece “colui che va a proporre e stendere ponti”. Lì dove possiamo osservare la nascita di collaborazione intorno all’acqua, osserveremo anche la consuetudine al dialogo, la fiducia, la stima reciproca e talvolta anche la creazione di una “cabina di regia” che è un contributo fondamentale per la pace. Penso alla navigazione sul Danubio, penso ai tentativi di avere una commissione che gestisca il fiume Senegal. In alcune circostanze possiamo assistere alla volontà di determinati governi di lavorare in modo molto promettente tra di loro per la navigazione, per combattere l’inquinamento o anche per mantenere pulito un fiume o un lago. Di contro abbiamo anche tristi esempi di come risorse idriche comuni vengano sciupate, sfruttate, rovinate,  scompaiono, perché ciascuno fa il “freerider”, ciascuno fa i comodi suoi, senza preoccuparsi di curare il bene comune. È importantissimo allora vedere l’acqua come uno strumento, una causa di pace e avviare negoziati. Il sistema legislativo o giuridico da sempre si interessa all’acqua, quindi avere buone amministrazioni, una sana governance, che in sussidiarietà gestisca l’acqua pensando a tutti, pensando alle future generazioni e alla sostenibilità ambientale, questo è davvero un elemento importante per la pace, per la vita istituzionale e per la democrazia…

Siamo però ancora molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati per il 2030…

R. – Sì, ci sono stati severi avvertimenti dalle Nazioni Unite: “We are not on track”, noi non siamo avviati verso il raggiungimento dell’obiettivo concernente l’accesso all’acqua per tutti e ai servizi igienici entro il 2030, e questo è molto preoccupante. E’ imbarazzante per l’umanità del 21esimo secolo avere queste disuguaglianze drammatiche tra chi può accedere a tutta l’acqua che vuole anche importandola e purificandola attraverso meccanismi sofisticati e costosi, anche utilizzandola per lo svago e lo spreco da una parte e chi dall’altra parte stenta ad avere il minimo necessario per sopravvivere e la responsabilità degli Stati in questo è fondamentale.  E’ necessaria una determinazione, una volontà per far sì che veramente questo obiettivo diventi una priorità. Per far sì che l’accesso all’acqua e ai servizi igienici, consenta poi di accedere ad altri diritti. Che senso ha parlare di educazione o di diritto all’alimentazione o di diritto alle cure, se c’è il problema dell’accesso all’acqua e ai servizi igienici? Che senso ha dire “lavatevi le mani” durante questa pandemia per contrastare il virus, se i vescovi dell’Africa e dell’America centrale ci dicono che troppo spesso la popolazione non riesce ad adottare le misure igieniche di base proprio per mancanza di acqua?

Il Papa più volte, in occasione di questa Giornata, ha rilanciato proprio l’appello alla coscienza universale affinché davvero l’acqua sia un bene di tutti. Diciamo che quello della cura del Creato, di cui l’acqua è elemento imprescindibile, è un tema che è molto caro al Santo Padre…

R. – E’ vero  ripetutamente il Santo Padre è intervenuto, sia in occasione di messaggi in ambito internazionale, sia in occasione di commenti più specifici per esempio Angelus e catechesi e non dimentichiamo il primo fortissimo capitolo dell’Enciclica “Laudato Si’. L’acqua infine è citata una sola volta in “Fratelli tutti” ma esorto davvero a leggere quella bellissima citazione e di come il Papa utilizza questo elemento per sottolineare appunto il livello di consapevolezza e di umanità che ciascuno di noi è chiamato a raggiungere nell’aver cura del prossimo, nell’aver cura delle future generazioni (“Quando parliamo di avere cura della casa comune che è il pianeta, ci appelliamo a quel minimo di coscienza universale e di preoccupazione per la cura reciproca che ancora può rimanere nelle persone. Infatti, se qualcuno possiede acqua in avanzo, e tuttavia la conserva pensando all’umanità, è perché ha raggiunto un livello morale che gli permette di andare oltre sé stesso e il proprio gruppo di appartenenza. Ciò è meravigliosamente umano! Questo stesso atteggiamento è quello che si richiede per riconoscere i diritti di ogni essere umano, benché sia nato al di là delle proprie frontiere” Papa Francesco). I temi di cui parliamo sono intimamente collegati allo sviluppo umano integrale poiché affrontiamo questioni di legalità, di buona politica, di economia, di sostenibilità, appunto economica dei progetti, ci interroghiamo sulla corruzione sull’inquinamento, sulla disponibilità di energia per le operazioni idriche, parliamo di alimentazione, di salute, e il Dicastero sta lavorando molto proprio sulle questioni di acqua, igiene e gabinetti, nei centri di salute della Chiesa. Serve questa visione integrale, su questo hanno insistito le Nazioni Unite in questi ultimi anni, ma penso che la Chiesa con la sua preoccupazione per lo sviluppo umano, con la sua presenza in tanti Paesi, in tante opere educative e con il l’impegno delle famiglie dei religiosi della rete Caritas, delle sue università anche, possa fare moltissimo.