Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
È passato quasi un anno dalla tragica scomparsa di fratel Leonardo Grasso, il religioso camilliano morto in seguito ad un incendio provocato da un ospite della “Tenda di San Camillo”, una casa famiglia nata nel 1993 per assistere e soccorrere i malati di Aids che, non raramente a causa della loro malattia, vengono abbandonati anche dalle famiglie. Fratel Leonardo aveva preso i voti dopo i 50 anni abbracciando la missione di dedicare la propria vita ai sofferenti. Da agente commercio e con un’attività avviata, aveva cambiato radicalmente stile di vita scegliendo di diventare camilliano. Durante una trasmissione televisiva, nel centenario della morte di San Camillo, aveva detto di essere felice al fianco dei malati e dei bisognosi. Aveva anche aggiunto di non aver rimpianti per quella precedente vita ricca di divertimenti, ma che lo aveva lasciato vuoto e carico di domande.
In memoria di fratel Leonardo
Il primo dicembre, Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, sono previste varie iniziative per riflettere su questa ricorrenza e ricordare fratel Leonardo Grasso. Alle ore 20.30 ad Acireale, nella chiesa San Camillo, è in programma la Veglia Eucaristica di preghiera per i malati di Aids e gli operatori sanitari, con la meditazione del vescovo, monsignor Antonio Raspanti. Prima della veglia, sempre ad Acireale, è previsto un incontro incentrato sul senso dell’odierna Giornata mondiale contro l’Aids con riflessioni di fratel Carlo Mangione, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali dei camilliani. Nelle scuole – ricorda fratel Mangione – i camilliani promuovono incontri per sensibilizzare i giovani sul dramma dell’Aids. Quella di fratel Leonardo Grasso – aggiunge – è stata “una santità della porta accanto”.
Quale è il significato della Giornata Mondiale per la lotta contro l’Aids alla luce dell’esperienza della Tenda San Camillo?
Da circa 28 anni, nella diocesi di Acireale, celebriamo la Giornata mondiale contro l’Aids. La Tenda di San Camillo ha accolto malati di Aids che, oltre a vivere la malattia, vivono la non accoglienza, il rifiuto a volte anche da parte dei loro familiari. Quindi l’esperienza della Tenda ci mostra la malattia, l’emarginazione. Ma ci fa vedere anche la ricchezza umana che tanti fratelli malati di Aids ci comunicano e ci trasmettono. Le loro esperienze di vita, tante volte, sono esperienze di strada. C’è però anche una ricchezza di valori, di solidarietà, di fraternità. L’esperienza della Tenda diventa un laboratorio di vita.
Pensando a questa giornata, un aspetto fondamentale è quello di lenire le sofferenze. Un’altra priorità è quella di prevenire questa malattia, di sensibilizzare soprattutto i giovani facendo capire che l’Aids, piaga di cui in realtà si parla poco, colpisce ancora molti…
La Giornata mondiale contro l’Aids è stata istituita il primo dicembre del 1988 con l’obiettivo di informare per prevenire. Mentre allora erano coinvolte categorie a rischio – omosessuali, tossicodipendenti, prostitute – oggi sono coinvolti soprattutto i giovani. Allora questi incontri nelle scuole servono per cercare di informare per prevenire, facendo capire soprattutto che l’Aids non colpisce solo alcune categorie. Vedo che quando si parla con i giovani, proprio perché oggi molti vivono liberamente anche la vita sessuale, molti sono attenti. E sono anche molto meravigliati del fatto che l’Aids possa essere una malattia più vicina di quanto si possa pensare.
È passato un anno dalla tragica scomparsa di fratel Leonardo. Come ha ricordato il vescovo di Acireale in vista di questo anniversario, la vita del religioso è stata indissolubilmente legata alla “Tenda San Camillo” di cui è stato responsabile per molti anni…
Fratel Leonardo ha vissuto per 25 anni in questa casa famiglia per malati di Aids. Tra l’altro, quella di fratel Leonardo è stata una conversione in età adulta. La sua vocazione camilliana, a 52 anni, è legata proprio a questa realtà dove ha iniziato a fare volontariato. Poi ha deciso di accogliere la vocazione. La sua è stata una testimonianza molto silenziosa: era “padre e madre” in quella comunità. Cucinava, rassettava, assisteva gli ammalati. Possiamo dire che la sua è stata una santità della porta accanto. Ha lasciato il segno soprattutto in coloro che ha assistito in questi 25 anni. E sono stati tanti.
Un segno tra gli ultimi. I malati di Aids vivono spesso l’esperienza dell’emarginazione, quella che Papa Francesco chiama cultura dello scarto. Cosa significa essere accanto a loro, donare la vita per loro come ha fatto Leonardo Grasso?
San Camillo ha fatto questo: raggiungere le persone nella malattia. Pensiamo all’assistenza data agli appestati e ad ogni forma di malattia. Quindi oggi il camilliano è chiamato ad ascoltare il grido dei malati, quello dei poveri ed è chiamato a dare risposte. Le risposte che un camilliano deve dare sono l’accoglienza, la cura e la consolazione.
Uno dei prossimi impegni dei camilliani è quello di riaprire la “Tenda di San Camillo”, distrutta da un incendio provocato da uno degli ospiti che poi ha portato alla morte di fratel Leonardo. Si deve riaprire la Tenda per essere, come lei ha detto, “segno dell’amore di Dio per i piccoli e gli ultimi che restano i primi nel cuore di Dio”.
Questo è un impegno che, come comunità camilliana, abbiamo assunto dal primo giorno della tragedia. La Tenda di San Camillo, in 28 anni di vita, non ha mai usufruito di convenzioni pubbliche. Vive e ha vissuto solo di provvidenza, attraverso amici e benefattori. Sono state tante le persone che ci hanno aiutato. E sono ancora tante anche oggi che ci aiutano per ripartire e dare accoglienza a Gesù, presente in ognuno di questi malati.
L’Aids uccide ancora
Sono trascorsi poco più di quarant’anni da quando, il 5 giugno 1981, l’Agenzia per il controllo e la prevenzione delle malattie del Dipartimento di salute statunitense segnalava una rara infezione che aveva colpito alcuni uomini nella città di Los Angeles. Erano le prime vittime della sindrome da immunodeficienza acquisita, conosciuta con il nome di Aids. Da allora, 77,5 milioni di persone sono state infettate dall’Hiv e quasi 35 milioni sono morte per malattie legate a questa patologia. Attualmente, nel mondo sono circa 36 milioni e 700 mila le persone che hanno contratto il virus dell’Hiv. Anche i più piccoli sono colpiti da questa malattia che, in genere, viene contratta dalla madre al momento della nascita. Secondo un rapporto dell’Unicef, nel 2020 almeno 310 mila bambini sono stati contagiati dall’Hiv. Altri 120 mila bambini sono morti per cause legate all’Aids durante lo stesso periodo.