Giornata missionaria, la testimonianza di Francesca: in missione si impara a vivere

Vatican News

Domenica 22 ottobre la 97.ma edizione. A Roma, questa sera, la veglia nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. “È importante rendersi conto di quanto siamo fortunati, anche solo per essere vivi o avere una casa”, afferma Francesca Battilocchi, 22enne missionaria a Nairobi con l’Associazione Giacomogiacomo che offrirà la sua testimonianza insieme a padre Maccalli e suor Gabriella Bottani

Camilla Dionisi – Città del Vaticano

“Cuori ardenti, piedi in cammino: con questi aspetti che delineano l’itinerario dei discepoli missionari, possiamo rinnovare il nostro zelo per l’evangelizzazione nel mondo odierno”. L’appello di Papa Francesco, contenuto nel messaggio per la 97ma Giornata missionaria mondiale 2023 che si celebra domenica 22 ottobre, richiama l’esperienza dei discepoli di Emmaus e chiama a raccolta parrocchie, comunità e gruppi per annunciare con rinnovato slancio il Vangelo.

Per l’occasione la Diocesi di Roma, come ogni anno, ha organizzato una Veglia per questa sera nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, la serata vedrà una catechesi di padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, sul tema “Vocazione e missione”. Seguiranno tre testimonianze: quella di padre Pier Luigi (Gigi) Maccalli (Società Missioni Africane), sequestrato in Niger il 17 settembre 2018 dal Gsim, un gruppo di fondamentalisti islamici, tenuto prigioniero per più di due anni e rilasciato nell’ottobre 2020; quella di suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana, nipote e consorella di suor Maria De Coppi, uccisa in Mozambico, in un attentato a Chipene, il 6 settembre 2022. 

Interverrà poi Francesca Battilocchi, che con l’Associazione Giacomogiacomo, tra dicembre 2022 e gennaio 2023, ha potuto vivere un’esperienza a Nairobi, in Kenya, e nelle zone che circondano la città. “È importante essere onesti, perché si può essere d’aiuto a qualcuno” racconta la giovane a Vatican News raccontando una realtà difficile, fatta di povertà ma anche di tanta ospitalità nei confronti di chi, come lei, cerca di aiutare con rispetto e consapevolezza.

Ascolta l’intervista con Francesca Battilocchi

L’esperienza missionaria a Nairobi

Sono tantissime le attività che Francesca Battilocchi ha svolto con i suoi compagni di viaggio: “Siamo stati una decina di giorni in una cittadina vicino Nairobi chiamata Ongata Rongai. Abbiamo assistito ragazzi in riabilitazione e siamo stati con le mamme di bambini che frequentano le nostre scuole e che abitano nella baraccopoli dove, peraltro, abbiamo dormito. Siamo anche andati a visitare la realtà di Korogocho, nei pressi della capitale”. I missionari sono entrati in contatto con la popolazione locale e hanno dato il loro contributo per la realizzazione di numerosi progetti. “Le mamas (“mamme” in Swahili) partecipano a questo progetto che si chiama Inua Mama: si tratta di una iniziativa attraverso la quale le donne possono apprendere mestieri che offrono la possibilità di guadagnare qualcosa e collaborare in gruppo, così da poter comprare del cibo per i loro figli ed eventualmente mandarli a scuola. Siamo stati con loro, insegnando delle ricette oppure delle tecniche di cucito particolari. Siamo anche andati a trovarle a casa – continua – e con i ragazzi del centro di riabilitazione Napenda Kuishi, che significa ‘mi piace vivere’, abbiamo svolto attività come pitturare delle pareti e cucinare la pizza”.

I missionari: ospiti, non supereroi

Per Francesca nelle “sue” zone di missione si entra in contatto con quella che è la vera povertà. “Approdare in questi luoghi non è un modo semplice per pulirsi la coscienza, per avere i peccati perdonati o sentirsi meglio nei confronti del mondo”, spiega. “È un qualcosa che mette in discussione e scardina molti punti fermi presenti nella nostra società occidentale, ricca e curata. Significa anche – sottolinea – capire bene cosa significa andare ad aiutare e fare servizio. Non si tratta di imporre il proprio aiuto, le proprie risorse o la propria ricchezza ma partire per conoscere, per lasciarsi toccare”. Per la giovane missionaria è fondamentale partire con la consapevolezza che si è ospiti, non supereroi che arrivano per cambiare la situazione. “È importante comprendere che chi parte andrà a conoscere una realtà completamente diversa dalla propria che non per questo è da stravolgere. Siamo comunque ospiti in casa di altre persone”.

Imparare a vivere

Quanto al messaggio del Papa, Francesca evidenzia. “Cuori ardenti, piedi in cammino è un appello molto forte, perché si tratta di una missione che ci parla di vita e di cammino di fede. È importante non rimanere fermi e continuare a progredire e questo è possibile quando si ha una significativa motivazione, un cuore ardente di fede che sia pronto a ricevere uno scossone, ma che sia comunque fermo nel suo cercare”. Partire in missione regala anche un nuovo modo di guardare alle nostre esperienze di vita. Non dobbiamo semplicemente esistere, ma ricordarci di vivere.

“Mi rendo conto – prosegue – che qui siamo abituati a correre dietro a tutto, imponendoci mille scadenze. Spesso finiamo per non goderci appieno quello che facciamo nelle nostre giornate. La vita scorre e noi siamo gli spettatori. Quindi, una delle cose fondamentali che si impara in missione è proprio vivere”. La conclusione è che “è importante rendersi conto effettivamente di quello che si è e di quanto si ha, di quanto siamo fortunati, semplicemente per il fatto di essere vivi o di avere una casa, per imparare a vivere una vita che valga la pena di essere vissuta”.