Francesca d’Amato – Città del Vaticano
La prima Giornata contro i maltrattamenti e gli abusi sul genere femminile e per ricordarne le vittime è stata istituita il 25 novembre 1999 per iniziativa delle Nazioni Unite. Da allora ogni anno il 25 novembre vengono organizzati eventi, manifestazioni e sit- in tutto il mondo per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’intera società su un fenomeno ancora oggi particolarmente radicato e diffuso.
I femminicidi in Italia e nel mondo
Ogni giorno nel mondo si verificano in media 137 femminicidi: lo dice il rapporto “Global study on homicide: gender-related killing of women and girls” redatto dall’Ufficio competente dell’Onu. Le aree geografiche con il maggior numero di vittime sono l’Oceania, l’Asia e l’Africa subshariana. In Europa il tasso di femminicidi più elevato si riscontra in Lituania e in Lettonia, Paese quest’ultimo dove le vittime sono 4,12 su 100 mila donne. In Italia, secondo i dati diffusi di recente dal Viminale attraverso il dossier “Il pregiudizio e la violenza contro le donne”, da gennaio a novembre 2022, sono state 104 le donne vittime di femminicidio, la metà delle quali uccise da partner o ex partner. Nel 2021 i femminicidi registrati in Italia erano stati in media 3 ogni sette giorni per un totale di 156. Secondo l’Istat la pandemia da Covid 19 ha incrementato le violenze a causa della convivenza forzata.
Musicco: essenziale l’informazione per uscire dalla violenza
“I numeri sono impietosi, il Telefono Rosa ha ricevuto, a livello nazionale, 1950 telefonate solo durante il 2022”, afferma nella nostra intervista Nunzia Musicco, psicologa e responsabile dell’associazione Telefono Rosa di Roma. “Di queste – spiega – più di 850 richieste d’aiuto hanno visto le donne intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza. 88 sono state invece le richieste d’aiuto per le case rifugio, 14 le donne inserite in percorsi di protezione”. In Italia manca una efficace valutazione del rischio condivisa e permane una costante diffidenza nei confronti delle denunce femminili. Per questa ragione, solo il 15-16% degli episodi di violenza viene denunciato. “L’informazione rende liberi sempre – afferma Musicco -. Bisogna affidarsi non solo al sostegno psicologico ma anche alle istituzioni, per esempio alle forze dell’ordine e al pronto soccorso al quale spesso le donne non si rivolgono per paura che possa venire fuori la violenza. Gli strumenti invece ci sono e invitiamo ad informarsi”. Fondamentale l’opera di sensibilizzazione dei giovani: a questo vuol contribuire il convegno annuale parte del progetto “Le donne un filo che unisce, mondi e culture diverse”, che si terrà oggi al Teatro Quirino di Roma, promosso da Telefono Rosa della capitale in collaborazione con il ministero dell’Istruzione.
De Maglie: un percorso per gli “uomini maltrattanti”
Non si potrà sconfiggere la violenza sulle donne senza la presa di coscienza di questo drammatico fenomeno da parte degli uomini e l’eliminazione di tutti i comportamenti, le modalità di pensiero e i pregiudizi che stanno alla base della violenza di genere. Il Centro di ascolto “Uomini Maltrattanti” (CAM) è un’associazione che nasce a Firenze con sedi anche a Ferrara, Cremona e nel Nord della Sardegna. Si occupa della rieducazione di uomini colpevoli di maltrattamento su donne e bambini. Il percorso proposto dura circa nove mesi durante i quali l’abusante affronta argomenti quali la sessualità, la comunicazione, la gestione delle emozioni, gli effetti della violenza sulle donne, sui figli, e l’abuso di alcool. “Noi non riteniamo la violenza una malattia – afferma Mario De Maglie, vicepresidente del Centro di ascolto fiorentino -, ma pensiamo che sia un fenomeno di cui gli uomini si devono assumere la responsabilità. La violenza è una scelta quindi interromperla è una scelta”. L’obiettivo di CAM è far comprendere agli abusanti gli effetti delle loro parole e dei loro comportamenti. “Il fenomeno della violenza di genere è sempre esistito – ribadisce De Maglie – ma non lo si può più trattare come un fenomeno emergenziale, bensì strutturale, per riuscire a sradicarlo definitivamente dal nostro modo di vivere”.