Giornata dell’Infanzia Missionaria, il Vangelo annunciato dai bambini ai loro coetanei

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Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La missione si fa insieme: questo vuole dire il Segretariato internazionale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria a bambini e ragazzi in occasione della Giornata Mondiale a loro dedicata che si celebra il 6 gennaio e in date diverse a seconda della nazione. Il tema proposto per l’anno è “la comunione”, perché i più piccoli diventino protagonisti missionari nel vivere e sperimentare l’appartenenza alla Chiesa universale e, in virtù del loro battesimo, consapevoli di essere membra di un unico corpo.

I bambini a sostegno delle missioni

L’impegno quotidiano di ogni bambino e ragazzo missionario consiste nella preghiera e nell’aiuto concreto in favore dei propri coetanei, spiega il portale delle Pontificie Opere Missionarie, in particolare quelli che vivono nelle giovani Chiese, e la Giornata Mondiale è l’occasione per rafforzare tale impegno. Ad offrire il loro contributo sono anche i Cantori della Stella, quei ragazzi che, secondo un’antica usanza originatasi nel XIV secolo, girano di casa in casa, solitamente vestiti da Magi e con una stella (di Betlemme) sulle spalle, interpretano canti natalizi e raccolgono offerte per progetti caritativi. Condividendo il carisma dell’Opera dell’Infanzia Missionaria, in questi giorni i Cantori della Stella sono impegnati in molti Paesi ad annunciare il Vangelo, a portare la benedizione di Dio nelle case e a sostenere il Fondo universale di solidarietà dell’Opera. La delegazione dei Cantori della Stella della Direzione nazionale della Svizzera è presente in questi giorni a Roma. Ha partecipato, insieme ad altre delegazioni, alla Messa dell’1° gennaio presieduta da Papa Francesco e ha fatto visita agli uffici dei Segretariati internazionali delle Pontificie Opere Missionarie.

Nel 2023 il 72esimo anniversario dell’iniziativa

La Giornata Mondiale dell’Infanzia Missionaria è stata istituita il 4 dicembre 1950 da Pio XII, che stabilì la data nel giorno dell’Epifania, dando però libertà ad ogni nazione di adattarla alle esigenze locali. È stata celebrata per la prima volta il 6 gennaio 1951. La Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria è nata invece il 3 maggio 1922 con Pio XI, ma le sue origini risalgono al secolo precedente. Fu il vescovo di Nancy, monsignor Charles de Forbin-Janson, che, colpito dalle notizie che arrivavano dalla Cina sui numerosi bambini che morivano di fame e di stenti, senza aver ricevuto il battesimo, ebbe l’idea di offrire aiuti coinvolgendo i più piccoli, chiedendo loro “un’Ave Maria al giorno e un soldino al mese”, perché potessero sostenere i loro coetanei cinesi. E così il 19 maggio 1843 fondò l’Opera della Santa Infanzia, che poi Pio XI, conscio del grande contributo che in circa ottant’anni l’Opera aveva dato alle missioni, riconobbe come Pontificia. Oggi la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria è attiva in oltre 130 Paesi con l’obiettivo di aiutare i più piccoli a sviluppare uno spirito missionario e a condividere la fede e i mezzi materiali specialmente con i bambini più bisognosi, ma anche di promuovere, incoraggiare e sostenere le vocazioni missionarie ad gentes.

Dietro ad ogni progetto l’annuncio del Vangelo

La Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria lavora insieme alle Direzioni nazionali e sostiene innumerevoli progetti per aiutare i bambini di tutto il mondo. Ogni anno propone un tema sul quale, spiega il segretario generale suor Roberta Tremarelli, in ogni Paese bambini e ragazzi sono invitati poi a riflettere attraverso svariate iniziative, campagne missionarie e momenti di catechesi.

Ascolta l’intervista a suor Roberta Tremarelli

Suor Tremarelli, perché avete scelto come tema dell’anno “la comunione”?

L’abbiamo scelto un po’ per rifarci anche al cammino sinodale di tutta la Chiesa. Lo scorso anno c’è stato il tema della testimonianza, in precedenza quello della santità, e poi per far capire anche ai bambini che dobbiamo essere testimoni di Gesù e del Vangelo ma come comunità, come Chiesa, non individualmente. Qualsiasi cosa facciamo, come battezzati, il riferimento è sempre alla Chiesa come comunità. E quindi, poiché il fondatore quando ha iniziato l’Opera aveva chiesto ai bambini francesi di pregare per i bambini cinesi e quindi già si era creata a quel tempo questa relazione, questa comunione attraverso la preghiera, abbiamo ritenuto importante evidenziare di nuovo questo aspetto della comunione.

Questa comunione porta anche alla condivisione di progetti per l’infanzia, quali sono quelli più urgenti?

Tutto ciò che riguarda l’infanzia è urgente, specialmente l’educazione, l’alimentazione e la salute. Come Opera dell’Infanzia Missionaria noi sosteniamo progetti nei Paesi che chiamiamo “territori di missione”, quindi in tutto il continente africano, l’Asia, l’Oceania, la Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e i vicariati apostolici dell’America Centrale e dell’America del Sud. Ci sono varie tipologie di progetti: l’animazione, la formazione missionaria, la fede, ma molto importanti e rilevanti – e sono quelli più numerosi – sono quelli dell’educazione scolastica, protezione vita che riguardano quindi l’alimentazione, la salute e tutto ciò che concerne i bambini e i ragazzi fino ai 14 anni.

Quali risposte ricevete da ogni parte del mondo?

Tutti i bambini nel mondo sono invitati, attraverso la presenza delle Direzioni nazionali, a sostenere, a partecipare al Fondo universale di solidarietà dell’Opera, che è come se fosse un grande salvadanaio nel quale vengono messe a disposizione tutte queste offerte, piccole e grandi, di bambini e ragazzi, ma anche di adulti, per sostenere questi progetti. E devo dire che tutti i bambini, specialmente quelli dei Paesi più bisognosi e più poveri, che ricevono aiuti, sono quelli più generosi nel condividere con gli altri bambini e ragazzi, perché c’è molta libertà nella condivisione e poi perchè probabilmente hanno ben capito il significato della condivisione, del sostegno, del fatto che dobbiamo essere tutti uniti ed è importante che ciascuno si preoccupi dell’altro, per vivere bene e conoscere Gesù. Perché dietro ogni progetto che viene sostenuto – anche quello di una costruzione di aule di catechismo – c’è sempre la promozione del carisma e quindi l’annuncio del Vangelo.

Il vostro motto è: “I bambini aiutano i bambini di tutto il mondo”. Ma qual è in particolare il messaggio che volete lanciare quest’anno?

Il messaggio di quest’anno è che tutti i bambini innanzitutto sono creati a immagine di Dio e quindi hanno il diritto di ricevere un’educazione, di essere sostenuti e accompagnati dalla comunità, dalla famiglia, dalla Chiesa. E la Chiesa ha a cuore il cammino dei bambini, proprio come era nell’intenzione originale del fondatore. Lui fondò quest’Opera non solo per aiutare i bambini cinesi, ma perché si preoccupava del cammino di santità e della salvezza fisica e spirituale dei bambini. Quindi, credo che l’Opera dell’Infanzia Missionaria, che quest’anno festeggerà i 180 anni di fondazione, è ancora attuale proprio perché aiuta bambini e ragazzi a fare esperienza di questa universalità, di questa cattolicità, della bellezza di essere membri della Chiesa cattolica e della gioia di condividere la nostra fede con gli altri.

Ci può offrire una panoramica degli ultimi progetti avviati grazie alla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria?

In Africa tutti i Paesi ricevono progetti, quindi Nigeria, Guinea, Congo, Senegal, Mali, Malawi, Zambia, Zimbawe. In Asia siamo presenti in Cambogia, Laos, Nepal, India, Myanmar. Per esempio, in Myanmar alcune suore, nella diocesi di Hpa-an, hanno ottenuto il sostegno per acquistare medicinali e occuparsi dell’assistenza sanitaria di bambini di una parrocchia di un villaggio dove l’unico centro di assistenza è quello gestito da queste suore. Ecco, noi, nel sostegno ai progetti, cerchiamo anche di favorire quelle realtà ecclesiali che sono più svantaggiate, e quindi dove c’è una situazione di guerra, di persecuzione. Poi ci sono i Paesi che sono più conosciuti, dove tutti inviano denaro e sostegno, mentre ce ne sono altri che sono dimenticati, di cui non si parla mai, e allora cerchiamo un po’ di avere questo sguardo. In Guinea, nella diocesi di N’Zérékoré, è stato dato un finanziamento per realizzare un allevamento di polli per l’autofinanziamento delle attività dell’infanzia missionaria nella diocesi stessa. Cerchiamo di sostenere anche la promozione dell’autofinanziamento, quindi non solo ricevere i sostegni e partecipare al Fondo universale di solidarietà, ma educare anche a provvedere, secondo le possibilità, a sostenere le attività e il materiale che è necessario per crescere nella fede e nel realizzare tutto ciò di cui c’è bisogno.

Ci sono anche progetti in corso per l’Ucraina?

Sì, abbiamo ricevuto alcune richieste, specialmente da comunità di suore che si occupano di case famiglia, dove accolgono bambini e ragazzi, o di formazione per la catechesi.