Giornata della Sindrome di Down, un film per promuovere l’inclusione

Vatican News

Arriva oggi, 21 marzo, nelle sale italiane “Valentina” un film d’animazione sui sogni e la caparbietà di una ragazza down. Intanto prosegue il lungo percorso per l’inclusione della società che ha portato a grandi risultati in campo lavorativo e dei rapporti sociali. Salbini (Aipd): vedere la persona oltre la sua condizione

Marco Guerra – Città del Vaticano

Una bambina con sindrome di Down che sogna di fare la trapezista, è la trama di Valentina, un film di animazione spagnolo la cui protagonista, nella versione italiana, ha la voce di Alice Gennaro, prima doppiatrice con sindrome di Down di un cartone animato. Il lungometraggio è stato presentato ieri, martedì 20 marzo, a Roma alla Casa del Cinema e da oggi sarà proiettato in numerose sale cinematografiche italiane.

Stop agli stereotipi 

Questa iniziativa arriva in concomitanza con la Giornata mondiale della sindrome di Down che si celebra come ogni anno il 21 marzo. La ricorrenza, istituita nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quest’anno ha come tema “Stop agli stereotipi” e vale la pena ricordare che la Trisomia 21 è una delle cause di disabilità intellettiva più diffuse al mondo. Solo in Italia circa un bambino ogni 1200 nasce con questa condizione ed oggi si contano circa 38 mila persone con sindrome di Down. Nel mondo sono almeno 5,4 milioni. E i preconcetti che circondano le persone down vengono sgretolati proprio dalla vita di tanti ragazzi come Alice, che con il doppiaggio del film ha solo aggiunto un’altra esperienza al suo lungo curriculum di attività ed interessi, come il corso per grafico pubblicitario che frequenta presso l’istituto professionale Marconi di Prato.

Salbini (Aipd) contro “i soliti luogi comuni”

Il film spagnolo Valentina arriva in Italia grazie all’adattamento realizzato con collaborazione con l’Associazione Italiana Persone Down (Aipd). Per comprendere a che punto è il livello di inclusione di queste persone e quale valore aggiunto portano nelle nostre società, abbiamo sentito il presidente dell’Aipd, Gianfranco Salbini, che oltre alla realizzazione del doppiaggio presenta con orgoglio anche il cortometraggio “I soliti luoghi comuni”, un prodotto che va a presentare il contributo sociale offerto dalle persone con sindrome di Down.

Ascolta l’intervista al presidente Salbini

Inclusione lavorativa e affettiva

L’obiettivo è quello di cambiare il pregiudizio che si limita a percepire queste persone solo come portatrici di una sindrome in una visione completa della persona con le sue idee, speranze, desideri, capacità e debolezze. Insomma persone come tutte le altre, con fragilità e potenzialità da valorizzare. “Alice è infatti entrata perfettamente nella parte di Valentina, un personaggio che lotta con tutte le sue forze per realizzare il suo sogno”, spiega il presidente dell’Aidp. E sottolinea che guardare alla persona e non alla sua condizione ha contribuito ad un grande cambiamento del contesto sociale: “Oggi le persone con sindrome di Down posso dimostrare con l’inserimento lavorativo, con una ricca di interessi e anche tramite autentiche relazioni sociali di poter vivere una vita piena e indipendente. Si sta lavorando ancora sulla comunicazione – prosegue Salbini – per superare gli stereotipi e i pregiudizi”.

Un esempio contro la cultura dello scarto

Nonostante i progressi, in molti Paesi del mondo, tuttavia, la “cultura dello scarto” denunciata a più riprese da Papa Francesco alimenta processi di esclusione delle persone affetti da Trisomia 21. Un’esclusione che spesso, purtroppo, viene esercitata fin dal grembo materno con l’eliminazione di tanti nascituri affetti dalla sindrome. In questo senso, l’esempio offerto dalle famiglie e dalle persone down che animano l’Aipd può illuminare tante coppie che si apprestano ad affrontare la sfida di un figlio con sindrome di Down, come spiega ancora il presidente Salbini: “Noi vogliamo offrire una testimonianza e credo che ci siamo riusciti, avere all’interno del proprio nucleo famigliare una persona down può portare enormi valori che pi vengono trasferiti nel contesto sociale, siamo un modello per tanti Paesi dove si ha una visione distorta e utilitaristica verso queste persone”.