Andrea De Angelis – Città del Vaticano
La “Giornata del bambino africano” commemora la marcia avvenuta nel 1976 a Soweto, in Sudafrica, che vide migliaia di scolari scendere in piazza per protestare contro la scarsa qualità dell’insegnamento per i neri sotto il regime dell’apartheid. I giovani marciarono anche per chiedere di poter studiare nelle proprie lingue natie. Il regime ordinò di sparare sui dimostranti, massacrando centinaia di ragazzi e ragazze. Nelle due settimane di scontri che seguirono, furono un migliaio i feriti ed almeno cento le vittime. Per onorare la loro memoria, dal 1991, ogni 16 giugno, viene celebrato – dapprima dall’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) e poi anche dalle Nazioni Unite – un giorno per richiamare l’attenzione sulle condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi del continente. La giornata è dunque giunta alla 31.ma edizione.
Lo studio è un diritto mai acquisito
“Alcune delle istanze che gli studenti a quel tempo ponevano con forza rispetto al diritto all’istruzione, sono ancora ben presenti oggi in molti Stati africani”. Lo afferma nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News l’africanista Anna Pozzi.
“Va detto che in Sudafrica sono stati fatti molti passi in avanti rispetto al giorno che oggi si commemora – prosegue – basti pensare che nel Paese sono riconosciute 11 lingue ufficiali, mentre a quel tempo i giovani dovevano studiare solo nella lingua parlata dai bianchi, prevalentemente l’afrikaans”. Il diritto all’istruzione è dunque “un’ipoteca sul futuro di questo continente e resta un tema centrale che ci impone di non considerarlo mai come un diritto acquisito”.
Gli effetti della pandemia
Per il secondo anno la Giornata del bambino africano si celebra in tempo di pandemia. “Il Covid-19 – precisa Pozzi – ha avuto ripercussioni enormi e non solo dal punto di vista sanitario. L’istruzione e l’economia hanno pagato un prezzo altissimo, il coronavirus ha mostrato fragilità già presenti nel continente, accentuandole e rendendole talvolta drammatiche”. L’ accesso alle cure sanitarie per qualsiasi tipo di malattia è stato reso ancor più difficile dalla pandemia, “così oggi – aggiunge – i minori muoiono molto di più se colpiti da malaria e polmonite e si è accentuata la malnutrizione”. Nel citare il caso dell’Uganda, la studiosa spiega ancora come il recente lockdown abbia portato anche alla chiusura delle scuole e al conseguente blocco delle mense. “In alcuni casi, non sporadici – sottolinea – quel pasto fornito allo studente diventa un pasto sicuro che non può essere sostituito”.
I matrimoni forzati
Con la pandemia sono aumentati anche i matrimoni forzati e le gravidanze precoci. “Si tratta di un problema enorme, che va arginato e che invece ha subito una crescita nell’ultimo anno”, denuncia l’africanista. “Ho conosciuto una donna in Malawi che da anni combatte per vincere questa battaglia, permettendo a ragazze giovanissime di accedere all’istruzione. Lei è un capo villaggio, ha un ruolo dunque importante ed è in prima linea contro questo fenomeno perché, come si dice in Africa, l’educazione di una bambina è l’educazione di un villaggio, di una comunità, di un Paese”.
Istruzione e lavoro minorile
Il tema del diritto all’istruzione è ancora più attuale dinanzi ai drammatici numeri sul lavoro minorile resi noti proprio nell’ultimo mese. Dopo un trend di calo che durava da due decenni, la piaga del lavoro minorile è tornata a crescere a livello globale nel 2020, come denunciato dall’Organizzazione internazionale del lavoro e dall’Unicef, in un rapporto dal titolo ‘Child Labour: Global estimates 2020, trends and the road forward’ diffuso per la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, lo scorso 12 giugno. Secondo i dati raccolti nella ricerca, il numero di bambini impegnati nel lavoro minorile è salito a 160 milioni in tutto il mondo, pari ad un incremento del 5% rispetto a quattro anni fa. L’Africa sub-sahariana è l’area dove si è registrato l’aumento maggiore di bambini sfruttati nel lavoro.
L’appello del Papa
Dopo la preghiera mariana dell’Angelus di domenica 13 giugno, il Papa ha lanciato un forte appello perchè si combatta la piaga del lavoro minorile e si restituisca ai più piccoli il diritto al gioco ed allo studio. Queste le parole di Francesco:
Non è possibile chiudere gli occhi di fronte allo sfruttamento dei bambini, privati del diritto di giocare, di studiare e di sognare. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i bambini oggi sfruttati per il lavoro sono oltre 150 milioni: una tragedia! 150 milioni: più o meno come tutti gli abitanti della Spagna, insieme alla Francia e insieme all’Italia. Questo succede oggi! Tanti bambini che soffrono questo: sfruttati per il lavoro minorile. Rinnoviamo tutti insieme lo sforzo per eliminare questa schiavitù dei nostri tempi.