Gerusalemme: nuovi scontri alla Spianata delle Moschee

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

Nuova giornata di incidenti questa mattina a Gerusalemme, dove manifestanti palestinesi e forze dell’ordine israeliane si sono scontrati alla Spianata delle Moschee nella Città Vecchia: 305 i feriti secondo la Mezzaluna Rossa, dei quali 228 sono stati ospedalizzati e 5 ricoverati in gravi condizioni, con l’ospedale al-Makassed di Gerusalemme est che ha dichiarato lo stato di emergenza. Ventuno gli agenti israeliani feriti, tre dei quali sono stati ricoverati.

Tre giorni di scontri

Circa ottomila palestinesi riuniti davanti alla Moschea di Al-Aqsa hanno lanciato pietre e oggetti verso un punto di controllo israeliano, mentre le forze di polizia dello Stato ebraico hanno cercato di sgombrare i manifestanti con gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma. Gli scontri di questa mattina sono il culmine di tre giorni di violenze nella Città Vecchia e a Gerusalemme Est. Violenze che avevano portato Papa Francesco a pregare, dopo il Regina Coeli di ieri, affinchè la Città Santa sia luogo di incontro e non di scontri violenti, luogo di preghiera e di pace”.

Gli sfratti a Sheikh Jarraj

“La situazione è complessa”, spiega Don Filippo Morlacchi, rappresentante della diocesi di Roma a Gerusalemme, intervenuto questa mattina a “La Finestra del Papa”. “Gli scontri sono iniziati circa un mese fa, con l’inizio del Ramadan”, spiegando come le tensioni sono cominciate a partire dalla questione degli sfratti nel quartiere arabo di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. Una corte distrettuale israeliana ha infatti stabilito che quelle terre, comprate da una cooperativa di ebrei nel 1890 per i poveri e assegnati agli arabi nel 1948 andrebbero restituite. “Il problema è che in questo momento”, sottolinea don Morlacchi, “chiedere che la gente se ne vada senza un posto dove andare ha creato delle fortissime tensioni e grandi manifestazioni”.

Ascolta l’intervista di Federico Piana a don Filippo Morlacchi

Il “giorno di Gerusalemme”

Oggi, inoltre, è il “giorno di Gerusalemme”, in cui, spiega ancora don Morlacchi “gli ebrei ricordano ciò che chiamano la riconquista della città dopo la guerra del 1967 e per tradizione i coloni ebrei, soprattutto la parte più conservatrice, è abituata a fare una processione con le bandiere ebraiche anche nel quartiere arabo, arrivando fino al cosiddetto Muro del Pianto”. Sebbene la polizia israeliana abbia deciso di vietare per oggi l’ingresso ai fedeli ebrei sulla Spianata delle Moschee – mentre è ancora incerto se siano vietate o meno le manifestazioni di oggi – “questo combinato disposto ha aumentato pesantemente le tensioni”.

Don Morlacchi: c’è bisogno di distensione

“Un segnale di distensione le autorità isrealiane lo avevano dato quando, dopo la prima settimana di Ramadan avevano consentito nuovamente di radunarsi davanti alla Porta di Damasco. E questo è stato un segnale di distensione abbastanza positivo che aveva ridotto gli scontri in quella zona, almeno per un certo periodo”, conclude don Morlacchi: “secondo me è di distensione che c’è bisogno, perché più si intensificano le richieste e le pretese di ciascuna delle due parti e più si va sicuramente allo scontro diretto”.

Netanyahu: la sovranità israeliana garantisce la libertà di culto per tutti

La battaglia in corso “per lo spirito di Gerusalemme” è “la lotta secolare tra tolleranza e intolleranza, fra violenza selvaggia e mantenimento di ordine e legge”, ha affermato il premier israeliano Benyamin Netanyahu, sottolineando la presenza di “elementi che ci vogliono espropriare dei nostri diritti, ci spingono periodicamente ad erigerci con una posizione forte come sta facendo adesso la polizia che appoggiamo”. “Solo la sovranità israeliana consente la libertà di culto per tutti”, ha concluso, sottolineando come “le immagini dei mass media mondiali, siano distorte e falsifichino la situazione”.

Per l’Anp si tratta di un'”aggressione criminale”

Un esponente dell’’Autorità Nazionale Palestinese ha parlato invece di “aggressione criminale” da parte di Israele e che l’Anp “sta valutando tutte le possibilità per rispondere a questa aggressione criminale contro i luoghi Santi e i residenti”. “Seria preoccupazione” per gli scontri a Gerusalemme è stata espressa dal Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, mentre uno stop alle violenze è stato chiesto dalla missione dell’Unione Europea per i palestinesi.

I patriarchi e i capi della Chiese di Gerusalemme: azioni inaccetabili

“Profondamente scoraggiati e preoccupati per i recenti eventi di violenza a Gerusalemme Est” si sono detti invece i Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, che in una dichiarazione definiscono inaccettabili “le azioni che minano la sicurezza dei fedeli e la dignità dei palestinesi che sono soggetti a sfratto”. “La crescente tensione, sostenuta principalmente da gruppi radicali di destra, mette in pericolo la già fragile realtà di Gerusalemme e dintorni”, scrivono, chiedendo “alla Comunità internazionale e a tutte le persone di buona volontà di intervenire per porre fine a queste azioni provocatorie, così come di continuare a pregare per la pace di Gerusalemme”.