Nuove vittime nei raid a Jabalia, Rafah e Beit Lahia. Due operatori di Caritas Gerusalemme feriti in un bombardamento nell’insediamento di Al-Nuseirat. La direttrice dell’organismo Onu, Catherine Russell: “Colpito un veicolo del personale impegnato nella campagna di vaccinazione anti polio. Israele apra indagini per individuare i responsabili”. Appello perché cessino attacchi a civili, operatori umanitari e infrastrutture: “È tempo di far finire questa guerra”
Vatican News
Sono centinaia le vittime rimaste uccise negli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza nel corso delle ultime ore. Secondo l’Unicef, sono oltre 50 bambini morti a Jabalia, dove gli attacchi hanno raso al suolo due edifici residenziali che ospitavano centinaia di persone. Fonti locali parlano poi di 18 morti, undici dei quali nella zona settentrionale della Striscia, dove Israele ha mobilitato una terza brigata da combattimento la notte di venerdì 1 novembre. Aerei da guerra israeliani hanno bombardato la casa della famiglia Al-Najjar a Jabalia, a nord dell’enclave, uccidendo almeno tre persone e ferendone altre, riferisce invece l’agenzia palestinese Wafa. A Beit Lahia, adiacente a Jabalia e anch’essa sotto ordine di evacuazione israeliana e assedio militare, altri sei abitanti di Gaza sono stati uccisi in un secondo attacco aereo, secondo le stesse fonti.
La peggiore offensiva militare da inizio guerra
Il nord di Gaza si trova dunque ad affrontare la peggiore offensiva militare dall’inizio della guerra, nella quale, secondo fonti mediche, sono già morti circa 1.400 abitanti da quando aerei, veicoli e carri armati israeliani si sono raggruppati in questa zona con l’intenzione, secondo fonti militari, di farlo impedire il raggruppamento dei miliziani di Hamas. L’esercito ha confermato oggi in un comunicato la continuazione dei bombardamenti e degli attacchi a Jabalia, dove ha affermato di aver eliminato decine di miliziani, nonché lo spiegamento della Brigata Kfir in questa zona. Nel centro e nel sud della Striscia, l’esercito ha affermato di aver localizzato armi ed eliminato miliziani, mentre fonti locali hanno riferito della morte di un civile in un attacco aereo nel nord-est di Rafah (sud), dove Israele continua a demolire strutture e case palestinesi.
La denuncia dell’Unicef
“Un fine settimana di morte”, lo definisce la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell in una nota in cui denuncia che “ieri mattina, il veicolo personale di un membro dello staff dell’Unicef impegnato nella campagna di vaccinazione contro la polio è stato colpito da quello che riteniamo essere un quadricottero (drone) mentre attraversava Jabalia – Elnazla. L’auto è stata danneggiata. Fortunatamente, il membro dello staff non è rimasto ferito. Ma è rimasta profondamente scossa”. Nella stessa nota, Russell informa del ferimento di tre bambini a causa di un altro attacco in prossimità di una clinica di vaccinazione a Sheikh Radwan, mentre era in corso una campagna di vaccinazione antipolio. “Gli attacchi a Jabalia, alla clinica di vaccinazione e al membro dello staff dell’Unicef sono ulteriori esempi delle gravi conseguenze degli attacchi indiscriminati contro i civili nella Striscia di Gaza”, afferma la direttrice dell’organismo Onu per l’infanzia. ”Insieme al terribile numero di bambini morti a nord di Gaza a causa di altri attacchi, questi ultimi eventi si combinano per scrivere un altro capitolo oscuro in uno dei periodi più bui di questa terribile guerra”.
Appello a Israele e alla comunità internazionale
Nella nota l’Unicef ricorda che i civili e le strutture civili, compresi gli edifici residenziali, così come gli operatori umanitari e i loro veicoli, devono sempre essere protetti in conformità con il diritto internazionale umanitario: “Gli ordini di sfollamento o di evacuazione non consentono alle parti in conflitto di considerare tutti gli individui o gli oggetti presenti in un’area come obiettivi militari, né le esentano dall’obbligo di distinguere tra obiettivi militari e civili, di essere proporzionali e di prendere tutte le precauzioni possibili negli attacchi. Eppure questi principi sono stati violati più e più volte, lasciando decine di migliaia di bambini uccisi, feriti e privati dei servizi essenziali per la sopravvivenza”. L’appello è quindi che “gli attacchi ai civili, compresi gli operatori umanitari, e a ciò che resta delle strutture e delle infrastrutture civili di Gaza devono cessare. L’intera popolazione palestinese a nord di Gaza, soprattutto i bambini, è a rischio imminente di morte per malattie, carestia e per i bombardamenti in corso”. A Israele l’Unicef domanda “un’indagine immediata sulle circostanze dell’attacco al suo personale e che vengano intraprese azioni per individuare i responsabili”. Mentre gli Stati membri sono esortati ad “usare la loro influenza per garantire il rispetto del diritto internazionale, dando priorità alla protezione dei bambini. È ormai tempo di porre fine a questa guerra”.
Attacco all’insediamento di Al-Nuseirat
Un allarme intanto giunge anche da Caritas Gerusalemme dopo che due membri del suo team sono rimasti feriti durante un intenso bombardamento nell’insediamento di Al-Nuseirat, sempre a Gaza. L’assalto, informa Caritas, ha lasciato le case in rovina, ha interrotto le infrastrutture vitali e ha causato numerose vittime tra i civili, impedendo l’accesso ai servizi sanitari e di supporto essenziali. “Nonostante i crescenti pericoli – comunicano i volontari da Gerusalemme – le équipe della Caritas restano salde e forniscono aiuti medici fondamentali sul campo”.