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Gaza, l’Unicef: 420 bambini al giorno uccisi o feriti

Oltre 3.400 bambini uccisi, in Cisgiordania oltre 37, in Israele più di 30 e almeno 20 rimangono in ostaggio. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito d’emergenza ma è ancora lontano l’accordo per una posizione chiara e inequivocabile sul conflitto. La direttrice generale dell’Unicef: “Il vero costo di quest’ultima escalation si misurerà in vite di bambini”

Luana Foti – Città del Vaticano

Dopo quattro tentativi falliti di trovare un ampio consenso per una risoluzione su Gaza, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato d’emergenza su richiesta degli Emirati Arabi Uniti ieri 30 ottobre a New York. Nessuna risoluzione per chiedere una “tregua umanitaria immediata a Gaza” è stata messa ai voti. Gli addetti dicono che stanno ancora lavorando al testo per evitare l’ennesimo veto dei membri permanenti. Durante la sessione, è intervenuta anche la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell per informare sulla situazione umanitaria dei bambini e invocare la fine immediata delle ostilità.

Il cinismo della guerra si misura sulla vita dei minori

“Come Unicef siamo fermamente convinti che il vero costo di quest’ultima escalation si misurerà in vite di bambini – quelli persi a causa della violenza e quelli che ne saranno cambiati per sempre”, dichiara seduta al tavolo con i Quindici (i membri del Consiglio) Catherine Russell. In tre settimane di scontri, “3.400 bambini sono stati uccisi a Gaza e oltre 6.300 feriti, ciò significa che più di 420 bambini vengono uccisi o feriti a Gaza ogni giorno”, ha detto Russell, aggiungendo che in Cisgiordania sono almeno 37 e più di 30 in Israele. Dopo aver riportato questi dati forniti dal Ministero della Salute palestinese, fa luce sulle conseguenze della guerra sulla loro salute mentale: “Sia in Israele che nello Stato di Palestina i bambini subiscono traumi terribili, le cui conseguenze potrebbero durare tutta la vita. La violenza e gli sconvolgimenti possono indurre nei bambini uno stress tossico che interferisce con lo sviluppo fisico e cognitivo e causa problemi di salute mentale sia a breve che a lungo termine”.

La pace negata ai bambini

La direttrice generale dell’Unicef, organismo nato 77 anni fa dopo l’orrore della Seconda Guerra Mondiale per proteggere i diritti di ogni bambino del mondo, fa un appello alla pace in nome di essi: “Che si tratti di giovani che partecipano a un festival musicale o di bambini che vivono la loro vita quotidiana a Gaza, tutti meritano la pace. I bambini non iniziano i conflitti e non hanno il potere di fermarli. Hanno bisogno che tutti noi mettiamo la loro sicurezza in primo piano e che immaginiamo un futuro in cui i bambini siano in salute, vivano in sicurezza e istruiti.  Nessun bambino merita di meno”.

Anche gli ospedali sono sotto attacco

Nella sessione sono intervenuti anche il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa)e la direttrice senior dell’Ufficio degli affari umanitari (Ocha). Questa, Lisa Doughten, si è detta preoccupata dalle notizie arrivate da Israele secondo le quali Hamas ha costruito i propri rifugi sotto e nelle immediate vicinanze degli ospedali e per la richiesta degli israeliani di evacuarli: “Non c’è nessun posto sicuro in cui i pazienti possano andare, e per quelli in supporto vitale e per i bambini nelle incubatrici, trasferirsi sarebbe quasi certamente una condanna a morte”. Intanto, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono stati attaccati 21 ospedali a Gaza, 12 dei quali non possono più essere operativi. Philippe Lazzarini ha delineato una situazione drammatica nella Striscia con cibo, medicine, carburante e soprattutto acqua potabile in esaurimento. La mancanza di acqua pulita e servizi igienici sicuri fa presagire una catastrofe, e Lazzarini avverte: “la tragedia umana che si svolge sotto il nostro controllo è insopportabile”.

L’esempio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite

Tutti i relatori hanno invitato il Consiglio di Sicurezza ad assumere una posizione chiara e inequivocabile sul conflitto prendendo come esempio l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tale organo infatti, venerdì scorso, ha adottato una risoluzione per un’immediata e duratura tregua umanitaria a Gaza sostenuta da 120 paesi, tra i quali non sono inclusi Stati Uniti e Israele. Ma, i documenti approvati dall’assemblea non hanno un carattere vincolante e quindi obbligatorio come invece quelli approvati dal Consiglio di Sicurezza.

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