Gaza, Avvento tra bombe e speranza. Il parroco: il Papa chiama ogni giorno

Vatican News

Le esplosioni che stanno di nuovo colpendo la Striscia mettono in pericolo anche l’unica parrocchia latina della città dove è ospitata la quasi totalità della comunità cristiana. padre Gabriel Romanelli, racconta con che spirito si sta preparando il Natale: i miei parrocchiani vivono questo periodo aspettando la salvezza., hanno fiducia nel Signore: sono convinti che farà terminare questo drammatico conflitto

Federico Piana – Città del Vaticano

Nella parrocchia della Santa Famiglia di Gaza l’Avvento è iniziato tra esplosioni e schegge di missile che hanno colpito anche il cortile della chiesa. I bombardamenti, che in tutta la Striscia sono ripresi con estrema violenza dopo una breve tregua, ogni giorno mettono in pericolo anche la vita dei 700 cristiani – quasi tutta la comunità della Striscia – che dall’inizio del conflitto si sono rifugiati nell’unica parrocchia latina della città palestinese. Quando per la prima volta hanno varcato la soglia di quel luogo di salvezza in molti avevano perso tutto: casa, parenti, amici. Ma non la speranza.

Fiducia, nonostante tutto

“La situazione è veramente drammatica”, spiega con estrema preoccupazione padre Gabriel Romanelli. Il parroco della Sacra Famiglia risponde da Gerusalemme dove si trovava prima dell’inizio della guerra e dalla quale non riesce più a tornare: nella Striscia, per ora, non entra ed esce nessuno. Eppure, nonostante il suo “cuore sia dolorante per la lontananza forzata”, il sacerdote riesce a farsi raccontare tutto quello che accade, anche il modo nel quale i suoi parrocchiani si stanno incamminando verso Natale. “Lo stanno facendo – dice – preparandosi a un evento che considerano di salvezza. Loro hanno fiducia nel Signore e sono convinti che Lui, prima o poi, metterà fine a questa tragedia”.

Ascolta l’intervista a padre Gabriel Romanelli

Preghiere per la pace

Era il 3 dicembre scorso, prima domenica d’Avvento, quando tutti i cristiani della Santa Famiglia si sono riuniti davanti all’altare per pregare per la pace: “Hanno acceso la prima delle quattro candele che tradizionalmente si usano in questo tempo di preparazione e davanti a quella luce hanno chiesto al Signore che esaudisca il loro desiderio”, afferma padre Romanelli. E non importa se acqua, cibo, medicinali e perfino il gas che serve per l’elettricità siano sempre più un miraggio: il corpo si può fiaccare ma lo spirito no. “Basta pensare – rivela il sacerdote – che le suore della parrocchia riescono a cucinare tre volte alla settimana distribuendo il cibo anche nel quartiere”. Un vero e proprio miracolo.

Cartoline di speranza

I bambini che la Sacra Famiglia ospita sono molti. Alcuni sono disabili, altri sono sopravvissuti alla distruzione della parrocchia ortodossa di San Porfirio di Gaza, avvenuta il 19 ottobre, nella quale erano ospitati come profughi insieme ai loro genitori. Tutti, per prepararsi al Natale, hanno disegnato una cartolina indirizzata direttamente al Bambino Gesù. A lui, rivela padre Romanelli, “hanno chiesto di tornare a casa. In fondo, i bambini stanno vivendo l’essenziale dell’Avvento perché stanno guardando verso il Cielo”.

Le telefonate di Papa Francesco

Anche in questo periodo il Papa non fa mancare la propria vicinanza ai cristiani della Striscia di Gaza. Padre Romanelli conferma che “Francesco telefona ogni giorno in parrocchia. Lo ha fatto anche quando, qualche giorno fa, stava poco bene. La sua voce quasi non si sentiva eppure ci ha tenuto a chiamare. Questo gesto d’amore è un grande sostegno per noi che non ci sentiamo abbandonati dalla Chiesa”.