Fonti sanitarie di Hamas aggiornano il numero dei morti, mentre il premier israeliano Netanyahu definisce il conflitto di “una moralità senza pari”. Affondate tre imbarcazioni di Houthi nel Mar Rosso
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
È arrivato a quasi 22 mila morti il bilancio delle vittime a Gaza. È il ministero della sanità della Striscia, governato da Hamas, a diramare la cifra di 21.882 persone uccise – la maggior parte delle quali donne, bambini e adolescenti – e di 56.451 rimaste ferite, proprio mentre il premier israeliano Netanyahu, oggi, dichiarava che la guerra condotta da Israele a Gaza è “di una moralità senza pari”, reagendo così alle accuse di “atti di genocidio” mosse dal Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia. “Continueremo la nostra guerra difensiva, la cui giustizia e moralità non hanno eguali”, sono state le parole di Netanyahu all’apertura di una riunione del suo governo, aggiungendo che l’esercito israeliano sta agendo “nel modo più morale possibile” nella Striscia di Gaza, “facendo di tutto per non danneggiare i civili, mentre Hamas sta facendo di tutto per danneggiarli e li sta usando come scudi umani”.
Dal Sudafrica l’accusa di genocidio
La Corte internazionale di giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, aveva annunciato lo scorso 29 novembre, che il Sudafrica ha presentato una richiesta di risarcimento accusando Israele di aver compiuto “atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza”. Intanto, al largo dello Yemen, nel Mar Rosso, la marina degli Stati Uniti è intervenuta durante un tentativo di attacco dei ribelli Houthi contro le navi che vi transitano, distruggendo tre piccole imbarcazioni e uccidendo almeno dieci dei miliziani filo-iraniani che erano a bordo. Da novembre le forze Houthi hanno attaccato le navi nel Mar Rosso più di 100 volte con droni e missili. Il gruppo ribelle yemenita sostenuto dall’Iran aveva affermato che i suoi attacchi erano diretti contro navi legate a Israele, in risposta alla guerra a Gaza.
L’Unrwa: necessario l’accesso umanitario a Gaza
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi, ha intanto dichiarato che almeno il 40% della popolazione della Striscia di Gaza è a rischio carestia. “Si rende necessario – fanno sapere fonti dell’Unrwa – un accesso umanitario sicuro e sostenibile ovunque, compreso il nord”.