Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Va rinnovato un patto di alleanza con il creato, con gli animali, le piante, perché tutti concorriamo verso lo stesso fine, lo stesso bene”. Così il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano che stamattina ha presieduto nella Basilica Vaticana una Messa per agricoltori e allevatori in occasione della memoria liturgica di Sant’Antonio abate, protettore degli animali. Nella sua omelia il porporato rimarca che ci vuole rispetto, cura e amore nelle attività agricole e nell’allevamento, invita a non sfruttare e a riconoscere la “logica del dono, che porta a ricevere, ad accogliere, a curare e a valorizzare quello che Dio ha messo a disposizione, in particolare dell’uomo, con la creazione”. Il cardinale Gambetti evidenzia che occorre valorizzare ciò che arriva sulla tavola uscendo dall’ottica dello sfruttamento o del consumismo; che “ci vuole un patto di alleanza rinnovato tra l’uomo e il creato, un patto rinnovato tra la politica e il mercato” in cui siano le associazioni di categoria e la politica a orientare il mercato e non viceversa.
L’ascolto del creato
Richiamando al lavoro quotidiano di agricoltori ed allevatori il porporato sottolinea che c’è un’obbedienza che si deve a Dio ascoltando la natura e gli animali, che non vanno sacrificati né a Dio, né all’uomo nè al mercato, “altrimenti succede che il mercato o l’uomo si sostituiscono a Dio e pretendono sacrifici in loro onore”. E invece, rileva il cardinale Gambetti, l’obbedienza alla realtà, alla natura, al creato, è l’atteggiamento saggio dell’agricoltore o dell’allevatore che riconosce il creato, la natura e l’ambiente come “espressione di un dono di Dio nel quale noi siamo inseriti”. Per il porporato l’uomo e il creato sono connessi in un’unica esperienza di vita, sicché il creato ha qualcosa da insegnare all’uomo e viceversa. Infine il cardinale Gambetti spiega che in tale connessione bisogna essere ascoltatori profondi di quello che Dio dice attraverso la creazione e attraverso l’opera dell’uomo. Rileva inoltre che “non va lasciato tutto all’istintualità” la quale porta a “cercare vie brevi, semplificate, per ottenere qualcosa”.