Gallagher: una priorità la messa al bando degli esperimenti nucleari

Vatican News

Il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, capo delegazione della Santa Sede, intervenuto il 22 settembre alla 13.ma Conferenza per facilitare l’entrata in vigore del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari. Lo stesso giorno l’arcivescovo ha partecipato ad un Incontro d’Alto livello sulla tubercolosi, definita dal presule “un problema che richiede un’attenzione politica urgente”

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Le armi nucleari “rappresentano un moltiplicatore di rischi che offre solo un’illusione di pace” ed è una “priorità assoluta” fermare gli esperimenti legati a questi armamenti. Cita la lettera inviata da Papa Francesco al vescovo di Hiroshima lo scorso maggio, monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, capo delegazione della Santa Sede, intervenendo alla 13.ma Conferenza per facilitare l’entrata in vigore del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari.

Nuovi Stati firmatari 

L’arcivescovo ricorda come “dall’alba dell’era nucleare, gli Stati hanno fatto esplodere più di duemila ordigni nucleari, sottoponendo innumerevoli persone agli effetti negativi sulla salute delle radiazioni ionizzanti e contaminando la nostra casa comune”, quindi esprime l’apprezzamento della Santa Sede per “gli otto Stati che hanno ratificato il trattato dall’ultima sessione di questa conferenza e invita tutti gli Stati che non l’hanno ancora fatto” a “firmare e ratificare il trattato come priorità assoluta”. Il presule inglese sottolinea poi come il Trattato oggetto della conferenza costituisce solo un elemento del più ampio regime di disarmo e non proliferazione, incentrato sul Trattato di non proliferazione nucleare e integrato dal Trattato sulla proibizione delle armi nucleari”. In quest’ottica, la Santa Sede esorta una collaborazione tra commissioni e Stati per “l’universalizzazione, la verifica e la raccolta di dati storici sui test nucleari del passato, compresi i costi umani di tali test. Tale collaborazione – conclude – può contribuire a gettare le basi per un approccio riparatore per affrontare i danni causati dagli esperimenti nucleari”.

La tubercolosi è un problema urgente

Gallagher, intervenendo il giorno stesso all’Incontro d’Alto livello sulla tubercolosi, pone in evidenza come questa malattia sia ancora oggi “una delle principali cause di morte a livello mondiale e la più alta causa dovuta a un singolo agente infettivo”. L’arcivescovo sollecita quindi “un’attenzione politica urgente, al di sopra di ogni altro interesse commerciale o politico”. Non mancano comunque novità positive da ricordare, infatti “sono stati compiuti importanti progressi dal primo Incontro di Alto livello del 2018. Per cominciare – afferma – alcuni Paesi hanno ridotto in modo significativo l’incidenza della tubercolosi. Inoltre, l’obiettivo di fornire a sei milioni di persone che vivono con l’HIV un trattamento preventivo della tubercolosi è stato superato”. Nonostante queste note liete, permangono dei problemi di fondo. “L’unico vaccino esistente, vecchio di un secolo, è somministrabile solo ai bambini molto piccoli, ma rimane inefficace sulla tubercolosi polmonare, ostacolando gli sforzi di prevenzione. Ciò significa – dice l’arcivescovo – che milioni di persone non possono essere curate”.

Le iniziative della Santa Sede

“Oltre al lavoro e all’assistenza forniti sul campo da molte organizzazioni cattoliche, la Santa Sede – spiega Gallagher – si è impegnata a fondo per affrontare il problema della tubercolosi, in particolare nei bambini”. Si pensi in particolare ai Dialoghi di Roma sull’HIV e la tubercolosi pediatrica, convocati per la prima volta dal Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale nel 2016 e che hanno riunito Stati, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni religiose e della società civile, mondo accademico e aziende farmaceutiche. Il presule elenca gli impegni scaturiti, dallo “sviluppo di trattamenti adatti ai bambini e l’aumento della loro disponibilità, anche per regimi di durata più breve”, al “miglioramento della diagnostica”, fino al “miglioramento dell’accessibilità economica di test e trattamenti”. “C’è ancora molto da fare”, conclude, ricordando come il Papa ci invita ad osservare la condizione dei malati mettendo da parte l’indifferenza.