Intervenuto oggi pomeriggio alla “Giornata del Diritto”, organizzata dall’arcidiocesi di Pescara-Penne, il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali ha parlato delle esperienze della Santa Sede nel contesto del diritto internazionale, soffermandosi sulla mediazione che ha portato all’accordo tra Argentina e Cile sul Canale di Beagle, sui tentativi per facilitare il dialogo autorità russe e Ucraina e l’azione umanitaria a favore dei bambini del Paese
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Cooperare alla promozione integrale dell’uomo: questo l’obiettivo della Santa Sede nell’ambito della comunità internazionale, dove, come soggetto di diritto, si “desidera sostenere un’idea di convivenza frutto di giusti rapporti, di rispetto delle norme internazionali, di tutela dei diritti umani fondamentali ad iniziare da quelli degli ultimi, i più vulnerabili”. È quanto ha spiegato monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, intervenuto questo pomeriggio, 19 aprile, a Pescara alla “Giornata del Diritto”, organizzata dall’arcidiocesi di Pescara-Penne con il Tribunale Ecclesiastico, l’Unione Giuristi Cattolici e l’Associazione Canonista diocesana. Nella sua relazione, dal titolo “Santa Sede e Diritto internazionale – Esperienze”, l’arcivescovo ha evidenziato che “la Santa Sede vuole intrecciare un ‘dialogo proattivo’ con il mondo, a livello istituzionale” e che “alla Chiesa sta a cuore l’uomo e la sua comunità, ad ogni livello questa si organizzi”. Una sua caratteristica è, poi la, “‘neutralità’, perché il popolo che la compone non ha confini”, e questo le permette “di essere paladina qualificata del primato della pace nel consesso degli Stati e di concomitanti soluzioni negoziali nel caso di controversie internazionali”.
I tentativi per facilitare il dialogo fra Russia e Ucraina
A proposito delle attività di mediazione offerte dalla Santa Sede alla comunità internazionale, il segretario per i Rapporti con gli Stati, si è soffermato sull’azione umanitaria, ancora in corso, “in favore del rimpatrio dei minori ucraini dislocati nella Federazione Russa”, dopo l’“aggressione” di quest’ultima, due anni fa, all’Ucraina, auspicando che le procedure “siano accelerate e che cresca la fiducia tra le parti coinvolte”. Dall’inizio delle ostilità “la Santa Sede non è rimasta inoperosa”, ha detto Gallagher, e vari sono stati i suoi tentativi, “prima dello scoppio della guerra, per offrire una facilitazione al dialogo tra le parti, nel rispetto del diritto internazionale e dell’integrità territoriale”, per mantenere i colloqui tra i due Paesi e invitarli “ad una soluzione negoziata”. Il diplomatico vaticano ha ricordato anche la visita personale di Papa Francesco all’ambasciatore russo accreditato presso la Santa Sede il 25 febbraio 2022, e ancora “il dialogo con il Patriarca Kirill, l’invio in Ucraina di aiuti con i cardinali Michael Czerny e Konrad Krajewski” e “i numerosissimi appelli pubblici”, in particolare “durante la preghiera domenicale dell’Angelus, con un richiamo forte e deciso ad una pace giusta”.
L’azione umanitaria coordinata dal cardinale Zuppi
È un operato “spesso sottotraccia per non deprimerne l’efficacia” quello della Santa Sede, ha aggiunto monsignor Gallagher, che però ha voluto citare, “tra le azioni umanitarie messe in campo”, l’iniziativa coordinata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, per “tutelare i minori delle zone di guerra e, in particolare, tesa a favorire il ricongiungimento dei bambini alle loro famiglie”. Si tratta di bambini ucraini – e tra loro anche orfani e minori privi di cure parentali – che sono stati portati in Russia, “affidati ad altre famiglie, alloggiati in centri di assistenza sociale e orfanotrofi, o sistemati in centri di formazione poco adatti alla loro permanenza”, in alcuni casi raccolti “dalle autorità russe nelle operazioni di controllo delle zone ucraine”. “È difficile tuttora conoscere con esattezza la situazione di molti di loro”, ha affermato il presule, che ha rimarcato il carattere diplomatico di quanto sta facendo il porporato. Si tratta di “azione umanitaria in favore dei minori in territori di conflitto armato” che viene “condotta in coordinamento non solo con la Sezione per i Rapporti con gli Stato e le Organizzazioni Internazionali”, ma pure “con le due nunziature apostoliche coinvolte che prestano la propria assistenza nei rispettivi Paesi”. La questione dei minori, tra l’altro, “è seguita anche dal Qatar e dall’Unicef, e da alcune ONG”, ma “al momento, gli sforzi rimangono complementari e non congiunti”.
Le procedure per il rimpatrio dei minori ucraini
In pratica, in seguito ai colloqui con le autorità civili di Russia e Ucraina, è avvenuto lo scambio della lista dei minori segnalati, sono stati poi costituiti “gruppi stabili di lavoro che si mettono in comunicazione reciproca con la partecipazione delle Rappresentanze Pontificie” ed è stato poi avviato “uno scambio regolare di informazioni”. Sono le due nunziature a facilitare gli incontri tra il cardinale Zuppi e le autorità civili e a seguire, poi, l’effettivo “rimpatrio dei minori”. “Le difficoltà non mancano”, ha sottolineato monsignor Gallagher, riferendosi anche alla “complessità di fornire da ambo le parti informazioni precise sui minori e i numeri ancora esigui dei rimpatri”.
Il Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile
Altro esempio di intervento della Santa Sede a livello internazionale è la storica “mediazione proposta per risolvere le tensioni tra Argentina e Cile a riguardo del Canale di Beagle”. Sono ormai trascorsi quaranta anni da quando, con la firma in Vaticano del Trattato di Pace e di Amicizia, è stata posta la parola fine – dopo “un cammino lungo e complesso che si concluse felicemente, in modo giusto e pacifico” – alla controversia tra i due Paesi sulla sovranità dello stretto nell’arcipelago della Terra del Fuoco. Per il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, l’accordo – “due membri della comunità internazionale che, rinunciando all’uso della forza, si impegnano solennemente a rispettare tutte le regole del diritto internazionale e a promuovere la cooperazione bilaterale, in uno spirito di amicizia, buona fede e comprensione reciproca” – è “un esempio da seguire e imitare per il mondo intero”.
Fare comunione con la mediazione
E se spesso ci si trova dinanzi a “problemi complessi” per i quali non sembrano esserci soluzioni semplici, “ciò non deve però essere una scusa per ritirarsi nel privato o per limitarsi ad assistere agli eventi”, ha concluso monsignor Gallagher, proponendo, a tal proposito, l’indicazione di metodo offerta da Papa Francesco, nel discorso del 21 giugno 2013, ai rappresentanti pontifici: essere mediatori, che con la mediazione fanno la comunione, e fare sempre le cose con professionalità.